Si avvia alla conclusione il Grande Progetto Pompei e lo fa restituendo al pubblico importanti edifici e gran parte della rete viaria urbana attraverso interventi di messa in sicurezza e restauro che hanno ridato al sito vesuviano lustro e splendore e il ruolo che meritava nel grande panorama mondiale dell’archeologia e dei siti UNESCO. Negli ultimi due anni, il progetto finanziato dalla Commissione Europa per un importo complessivo di 105 milioni di euro, ha riaperto 37 edifici, tra i quali Villa dei Misteri e la Casa dei Vettii, gioielli dell’archeologia pompeiana e concluso 69 cantieri, di cui in corso attualmente ne restano solo 7.
“Domus restaurate e riaperte, interi quartieri e reti viarie messe in sicurezza e restituite alla pubblica fruizione, un monitoraggio costante del sito, mostre per la prima volta all’interno dell’area archeologica, un progetto di “museo diffuso” che riporta i reperti originali nel proprio contesto, la riapertura delle scene del teatro e dell’anfiteatro e gli eventi notturni. Tutto questo è oggi Pompei, grazie ad un riuscito lavoro di squadra interdisciplinare profuso con grande impegno”, dichiara Massimo Osanna.
Gli scavi di Pompei sono ritornati quindi a nuova vita grazie all’incessante lavoro di tutti coloro che ogni giorno si impegnano nella gestione, tutela e conservazione della città distrutta dalla terribile eruzione del 79 d.C., ma anche attraverso la ricerca scientifica che ha apportato conoscenze inedite in un’area che ancora ha molto da raccontarci. A partire dalla primavera di quest’anno, sono stati aperti nel sito otto cantieri di scavo, distribuiti sia intramoenia che extramonia. Le aree del Foro, dell’Insula Occidentalis, della Torre di Mercurio, della Schola Armaturarum, dell’area del Santuario di Apollo, del Foro Triangolare, del Tempio di Iside e del Santuario di Fondo Iozzino hanno restituito reperti ed informazioni preziose che avranno una continuità di studio anche negli anni a venire. Ma non mancano anche scavi in quella parte della città mai indagata, fino ad ora costituita da 22 ettari di punti interrogativi e assoluta sorpresa.
È di poche settimane fa infatti la scoperta in alcuni ambienti dietro la Schola Armaturarum di quattordici anfore rinvenute immerse nel lapillo ,e di questa estate, nell’area di San Paolino, la scoperta di una tomba monumentale in marmo di un illustre cittadino di Pompei, con un’epigrafe funeraria di 4 metri, la più lunga finora ritrovata. Tali attività costituiscono, inoltre, la base imprescindibile delle attività di tutela e valorizzazione del sito, perché solo attraverso una profonda conoscenza si potrà operare in futuro la migliore conservazione di quanto emerso. Queste sono solo alcune delle attività 2017 del Parco archeologico di Pompei. Grandi eventi hanno caratterizzato l’intera stagione della città vesuviana grazie a concerti, performance teatrali e importanti mostre divise tra la riscoperta dell’antico e il dialogo con il moderno, attraverso una contaminazione di luoghi con stili e linguaggi differenti.
Ricordiamo tra questi il successo di Mitoraj con le sue colossali statue, Picasso e Napoli: Parade, Pompei e i Greci, Il Corpo del Reato e da ultima, inaugurata proprio oggi dal ministro Dario Franceschini, la sezione pompeiana di Pompei@Madre. Materia archeologica: work in progress presso l’Antiquarium degli scavi. A partire dal confronto fra le rispettive metodologie di ricerca, ambiti disciplinari, collezioni, Pompei@Madre. Materia Archeologica consiste nello studio delle possibili, molteplici relazioni fra patrimonio archeologico e ricerca artistica e propone un dialogo fra straordinari ma poco conosciuti e raramente esposti materiali archeologici di provenienza pompeiana e opere d’arte moderna e contemporanea.
L’esposizione nella prima sala dell’Antiquarium pompeiano anticipa la “materia archeologica” esposta al museo MADRE (fino al 30 aprile 2018, insieme alle opere di più di 90 artisti moderni e contemporanei). Essa si articola fra due grandi vasche-deposito di materia lapidea e ceramica, a rappresentarne il flusso fra epoche, mezzi, stili e sensibilità differenti ma coesistenti, per procedere fino al video di Shana Moulton. La sala successiva introduce, invece, alla morte attraverso l’esposizione di un armadio-ossario, di vasellame in bronzo con i lapilli dell’eruzione del 79 d.C. e degli scheletri bombardati di bronzi appese a delle sacche di rete. In un dialogo continuo verso la modernità, interessante è anche l’esposizione di reperti trafugati negli anni e poi restituiti, accompagnati da lettere, espressione del mito moderno della maledizione dei reperti rubati.
Alla fruizione sono stati restituiti anche tre edifici della Regio II, scavati parzialmente negli anni ’50 da Maiuri e messi in luce completamente solo alla fine degli anni ’80. Si tratta dell’edificio Domus e Botteghe, della Casa del Larario Fiorito e del Triclinio all’aperto, ubicati nel settore sud-orientale della città antica, nei pressi di Porta Nocera e accesso privilegiato a quanti dal suburbio si recavano a Pompei per assistere agli spettacoli nell’Anfiteatro. Inoltre, il quadro topografico dell’area, spiega la forte vocazione commerciale di questo quartiere e la coesistenza all’interno degli edifici di una doppia funzione abitativa e commerciale. Esempio mirabile è infatti l’edificio denominato Domus e Botteghe, i cui ambienti fronte strada erano adibiti alla vendita, mentre il settore residenziale rimaneva interno e incentrato su una corte scoperta provvista di un triclinio in muratura e di uno spazio porticato nel quale si affacciano gli ambienti più nobili della domus, decorati in IV stile pompeiano. Al momento dell’eruzione, le pareti erano oggetto di un parziale rifacimento all’interno di lavori più ampi di restauro generale della domus; anfore piene di calce sono state infatti rinvenute durante lo scavo della casa.
La Casa del Triclinio all’Aperto si presenta invece come una abitazione modesta, nata dalla fusione di più nuclei indipendenti. Cinque ambienti, tra cui un piccolo viridarium, sono disposti lungo un lato di un corridoio di passaggio che immette in un peristilio dal quale si accede ad altri tre vani. Molto più ampio il giardino, di largo respiro e oggi piantato a vigneto, così come doveva essere in antico. Proprio sul verde del giardino doveva dare la vista del triclinio estivo che dà anche il nome alla casa e abbellito da due fontane a nicchia rivestite di mosaici in pasta vitrea, pomici e conchiglie. L’edificio, con un secondo ingresso da Via della Palestra, doveva essere una sorta di osteria a giardino ad uso di chi frequentava l’Anfiteatro.
Con funzione commerciale anche il terzo edificio aperto oggi, la Casa del Larario fiorito così chiamata per la presenza di un raffinato larario (il luogo destinato al culto domestico) ubicato all’interno di un modesto cubicolo e decorato con amorini in volo e fiori. Nella sua configurazione attuale, la casa è frutto di una fusione tra due unità dipendenti, con il settore residenziale posto su via di Nocera e un ampio spazio a giardino ad est. L’abitazione conserva molte pitture originali tra le quali spicca la decorazione in IV stile dell’oecus affacciato sul giardino, con quadretti mitologici inseriti all’interno di pareti affrescate in giallo ocra.
“Pompei è il simbolo di una storia di riscatto e di rinascita” ha dichiarato il Ministro Dario Franceschini “resa possibile dal lavoro lungo e silenzioso di tutte professionalità dei beni culturali che hanno contribuito, con il loro impegno, ai risultati straordinari che sono sotto gli occhi di tutti”.
Foto Courtesy of Pompeii Parco Archeologico: