La storia di Aci e Galatea

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“Vi ho colto:

questo, state certi, sarà l’ultimo vostro convegno d’amore!”.

E la sua voce fu così assordante, come è giusto che l’avesse

un Ciclope infuriato: un urlo che terrorizzò persino l’Etna.

Io sgomenta mi tuffo sott’acqua, nel mare lì vicino;

il nipote del Simeto, voltate le spalle, fuggiva

gridando: “Aiutami, Galatea, ti prego; aiutatemi, aiutatemi,

genitori miei, ma se mancassi, accoglietemi nel vostro regno!”.

Il Ciclope l’insegue e, staccato un pezzo di monte,

glielo scaglia contro: benché soltanto lo spigolo esterno

del masso lo colpisca, Aci ne viene del tutto travolto.

Noi, unica cosa che permetteva il destino, facemmo in modo

che in Aci riaffiorasse la natura avita.

Ai piedi del masso colava un sangue rosso cupo:

non passa molto tempo che il rosso comincia a impallidire,

prima assume il colore di un fiume reso torbido dalla pioggia,

poi lentamente si depura. Infine il macigno si fende

e dalle fessure spuntano canne fresche ed alte,

mentre la bocca apertasi nel masso risuona d’acqua a zampilli.

È un prodigio: all’improvviso ne uscì sino alla vita

un giovane con due corna nuovissime inghirlandate di canne,

che, se non fosse stato così grande e col volto ceruleo,

Aci sarebbe stato. Ma anche così era Aci mutato in fiume,

un fiume che conservò il suo antico nome”.

 

Acitrezza, gnuckx [CC BY 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by/3.0)], via Wikimedia Commons
Nella provincia di Catania esistono diversi paesi il cui nome inizia con la parola Aci. Alla memoria, sicuramente, non vi sembreranno nuovi i nomi di Acireale, Aci Trezza e Aci Castello tanto più che il famoso scrittore Giovanni Verga proprio nella cittadina di Aci Trezza ambientò il suo capolavoro “I Malavoglia”. Nei nomi molte volte però si nasconde una storia millenaria che mette le sue radici nel mito. La storia di Aci e Galatea, raccontata da Ovidio nel XIII libro delle Metamorfosi, fece si che proprio queste cittadine prendessero il nome da un piccolo fiume chiamato dagli antichi greci “Akis”. Ma cosa racconta il mito? Quella che stiamo per raccontarvi è una delle storie più belle e tragiche dell’antichità, ambientata alle pendici dell’Etna, un luogo mitico e magico, dove la terra si fonde e si rigenera in una paesaggio mozzafiato che si riversa in mare.

Guillemot, Aci e Galatea

Galatea era una bellissima ninfa, dalla pelle color del latte,figlia di Nereo e Doride di cui si era perdutamente innamorato Polifemo, il ciclope raccontato da Omero nell’Odissea. Un giorno un pastorello di nome Aci, figlio di Fauno, mentre si trovava a pascolare le sue greggi vicino al mare scorse la bella ninfa e se ne innamorò. Polifemo, vedendosi rifiutare nonostante le numerose avances e i numerosi versi d’amore che dedicava alla sua amata, una notte, pazzo di gelosia per averli sorpresi insieme abbracciati dentro una grotta a ridosso del mare, decise di vendicarsi uccidendo Aci. Il terribile ciclope prese un enorme masso appuntito dal monte Etna e lo scagliò sul rivale, uccidendolo. La ninfa che nella fuga si era gettata in mare, appena vide il corpo di Aci martoriato, chiese a Zeus e agli dei di trasformare il sangue dell’amato in un fiume in cui ella avrebbe potuto immergersi per ricongiungersi al suo grande amore. Secondo il mito fu così che ebbe origine l’antico fiume Aci, un breve corso d’acqua oggi non più localizzabile per via delle varie e continue eruzioni dell’Etna che ne hanno cancellato il corso. La leggenda popolare, inoltre, narra che il corpo del giovane pastorello sia stato smembrato in nove parti cadute poi dove sono nate le 9 cittadine che nel loro nome portano la parola Aci.

Una storia d’amore tragica, come ormai il mito ci ha abituati, ma ci piace pensare che l’amore tra Galatea e Aci continui ancora oggi tra le acque del mar Ionio e quelle del fiume Akis, nascosti e lontani per sempre dall’invidia del ciclope Polifemo.

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Alessandra Randazzo

Studia Lettere Classiche presso il DICAM dell’Università di Messina. Ha ricoperto il ruolo di redattrice e social media manager per www.mediterraneoantico.it e attualmente per la testata Made in Pompei, inoltre è Ufficio Stampa per la società di videogames storici Entertainment Game Apps, Ltd.
Durante la carriera universitaria ha partecipato a numerose campagne di scavo e ricognizione presso siti siciliani e calabresi.
Per la cattedra di Archeologia e Storia dell’arte Greca e Romana presso il sito dell’antica Finziade, Licata (AG) sotto la direzione del Prof. G.F. La Torre, febbraio-maggio 2012; per la cattedra di Topografia Antica presso Cetraro (Cs) sotto la direzione del Prof. F. Mollo, luglio 2013; per la cattedra di Topografia Antica e Archeologia delle province romane presso il sito di Blanda Julia, scavi nel Foro, Tortora (Cs) sotto la direzione del Prof. F. Mollo, giugno 2016.
Ha inoltre partecipato ai corsi di:
“Tecnica Laser scanning applicata all’archeologia” in collaborazione con il CNR-IPCF di Messina, gennaio 2012;
Rilievo Archeologico manuale e strumentale presso l’area archeologica delle Mura di Rheghion – tratto Via Marina, aprile-maggio 2013;
Analisi e studio dei reperti archeologici “Dallo spot dating all’edizione”, maggio 2014; Geotecnologie applicate ai beni culturali, marzo-aprile 2016.
Collabora occasionalmente con l’ARCHEOPROS snc con cui ha partecipato alle campagne di scavo:
“La struttura fortificata di Serro di Tavola – Sant’Eufemia D’Aspromonte” sotto la direzione della Dott.ssa R. Agostino (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria) e della Dott.ssa M.M. Sica, 1-19 ottobre 2012;
Locri – Località Mannella, Tempio di Persefone sotto la direzione della Dott.ssa R. Agostino (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria), ottobre 2014;
Nel marzo 2014 ha preso infine parte al Progetto “Lavaggio materiali locresi” presso il cantiere Astaldi – loc. Moschetta, Locri (Rc) sotto la direzione della Dott.ssa M.M. Sica.

Collabora attualmente con la redazione di: www.osservarcheologia.eu

1 COMMENTO

  1. Cara Alessandra buon giorno. Complimenti per lo scritto sul mito di “Aci e Galatea”, che pur essendo chiaramente orientato ad una divulgazione generalista, si distingue per un buon equilibrio tra tensione sintetica ed analitica. Continua così, occorre scavare instancabilmente per trovare, come amano fare gli archeologi, il proprio “ergon”, lavoro, come lo chiamava Aristotele nell’etica nicomachea, e quindi trovare la propria strada. Buon lavoro e tanto per rimanere nell’ambito dell’accademia platonica, avendo citato Aristotele, degno discepolo del sommo Platone, ti saluto con la consueta formula (cfr. Platone, VII lettera, a Dione e ai suoi familiari) utilizzata da Platone e in generale da quell’ambiente: “eu prattein”, buone cose
    Maurizio Militello

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