© Cristian Craciun / Ministry of Tourism and Antiquities of Egypt

Qualche giorno fa il Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano ha diffuso la notizia del ritrovamento di alcune iscrizioni e rilievi, nella zona di Aswan, di carattere regale o privato, storico o religioso. Si tratta di una scoperta avvenuta grazie alle indagini condotte dalla missione The Konosso-Ancient Philae-Sehel channel project, diretta da Dr. Cristian Craciun, che vede coinvolti il Concilio Supremo delle Antichità egiziano e l’università Paul Valéry di Montpellier. Rilievi ed iscrizioni appartengono a diversi sovrani, tra cui Amenhotep III, Thutmosis IV, Psammetico II, e Apries.

© Cristian Craciun / Ministry of Tourism and Antiquities of Egypt

Il progetto si occupa di esplorare, rilevare e fotografare quelle iscrizioni rupestri che oggi si trovano in fondo alle acque del Nilo, localizzate nell’area di Konosso, una formazione scogliera granitica che si trova a nord dell’originaria isola di Philae. Alla fine dell’Ottocento, Jacques de Morgan e Flinders Petrie avevano individuato almeno 65 iscrizioni e rilievi sulla faccia occidentale della scogliera, fornendo il punto di partenza dell’attuale progetto, che si propone, tra le altre cose, di portare a compimento quanto iniziato dai due studiosi. Tra le tecniche utilizzate per l’individuazione e l’analisi di questi reperti, ci sono le immersioni, la ricognizione archeologica, la fotogrammetria, la fotografia subacquea e il disegno archeologico. Non mancherà la realizzazione di modelli 3D.

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Com’è noto, la progettazione (1954) e la realizzazione (1960) della diga di Aswan, a cavallo tra la frontiera egiziana e quella sudanese, avrebbe provocato la perdita del patrimonio archeologico egizio e nubiano. Per questo motivo Vittorino Veronese, direttore dell’UNESCO, fece un appello agli stati membri con il motto “Salviamo i monumenti della Nubia”. Nel 1955, il Dipartimento delle Antichità d’Egitto mandò degli esperti in Nubia e Christiane Desroches Noblecourt fondò il Centro di Documentazione per la Storia dell’Arte e della Civiltà Egizia. Circa venti templi furono smontati e rimontati più a nord, tra cui i templi di Abu Simbel e quello di Philae, mentre quattro furono donati dallo Stato egiziano al Museo Egizio di Torino (tempio di Ellesjia), a Madrid (tempio di Debod), al MET di New York (tempio di Dendur), al Rijksmuseum van Oudheden di Leida (tempio di Taffa). Purtroppo, nonostante il grande impegno profuso e l’enorme lavoro fatto, diversi siti “minori”, soprattutto contesti abitativi e funerari nubiani, vennero travolti dalle acque. Ben vengano, allora, progetti come il Konosso-Ancient Philae-Sehel channel project che possono restituire alle comunità il patrimonio archeologico che, diversamente, continuerebbe a restare sommerso.

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Il video subacqueo con la scoperta

Per sapere di più: Christiane Desroches Noblecourt: la madre di Abu SimbelIl Museo Egizio e il Tempio di Ellesija, parte 1parte 2parte 3Il tempio di Debod: l’Egitto nella multiculturale Madrid

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Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

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