Iscrizione criptografica di Ramesse II ad Abu Simbel
Chi entra nel grande tempio di Abu Simbel può notare, sui montanti della porta, inciso a grandi caratteri, il protocollo di Ramesse II.
A destra esso compare scritto “in chiaro”, ossia in caratteri ordinari, con la particolarità di presentare un unico cartiglio. A sinistra, invece (e questo pochi lo notano), lo stesso protocollo compare, all’interno di un rettangolo sormontato dal geroglifico del cielo, redatto in modo criptografico, sotto forma di una processione di divinità.
Il decreto dell’Abaton
Sulle pareti interne della “Porta di Adriano” a File, nota anche come “Portico di Osiri”, molte delle raffigurazioni sono relative al culto e ai misteri di Osiri. Di particolare importanza, oltre alla ben nota ultima iscrizione in caratteri geroglifici pervenutaci, è il testo conosciuto come “Decreto dell’Abaton”, che specifica tutte le prescrizioni relative a questo luogo “inaccessibile” (è questo il significato del termine greco ἄβατον abaton), che gli Egizi chiamavano “luogo puro” o “isola pura”, sull’isola di Bigga, dove è sepolta la gamba sinistra di Osiri.
Le iscrizioni, accompagnate da una serie di rilievi figurati, danno una duplice versione del decreto, la seconda, purtroppo, non completa. Esse risalgono al regno di Adriano (117-138).
EM n°2 – giugno 2012
Le stele del Medio Regno nel Museo Egizio di Torino - Il Cristianesimo in Egitto - Speciale museo egizio di Torino: dentro il Museo - Le Pioniere del femminismo islamico: Hoda Sha’Rawiil - “Coltelli” o “bacchette” magiche - Ernesto Schiaparelli - A.N.A: Riscopriamo il passato e non abbiamo un futuro! - La Sicilia all’alba della civiltà - Màstabe, Stele e Iscrizioni rupestri egizie dell’Antico Regno - Dietro le quinte del salone internazionale del libro - Shamira - I papiri di Carla - Shamira - I papiri di Carla
Iscrizione criptografica di Ramesse II a Luxor
Migliaia e migliaia di persone ogni anno visitano il tempio di Luxor e guardano ammirati la profusione di geroglifici che ornano le pareti dei piloni e delle sale. Ma ben pochi, credo, sono quanti, anche tra chi “mastica” i geroglifici, che notano un’enigmatica iscrizione su di un’architrave del primo cortile, noto anche come “Cortile di Ramesse II”. Anch’io non l’avevo notata nei miei primissimi viaggi, ma ne ero poi venuto a conoscenza leggendo un interessante articolo del canonico Étienne Drioton (1889-1961) sulla criptografia monumentale. Da allora non ho mancato di farla notare ai turisti che accompagnavo, anche se non sapevano nulla di geroglifici, per far loro comprendere l’alto valore estetico che gli antichi Egizi
attribuivano alla scrittura geroglifica; e ora vorrei portarla a conoscenza di tutti gli appassionati.
Vita dei Santi Massimo e Domezio
Secondo la tradizione, Massimo e Domezio erano figli dell’imperatore Valentiniano I (364-375); educati cristianamente, nutrivano il desiderio di vivere come eremiti, osteggiati, però, in questo dal padre. A Nicea fecero conoscenza con un prete di nome Giovanni, al quale confidarono il loro desiderio di farsi monaci. Giovanni li indirizzò a un certo Agabos di Tarso, un anacoreta siriaco, il quale li rivestì con l’abito dei monaci siriani. I due fratelli rimasero presso Agabos fino alla sua morte. Prima di morire, tuttavia, Agabos aveva avuto in sogno una visione nella quale il santo monaco egiziano Macario (300-390) chiamava a sé i due giovani.
La costruzione del tempio di Ningirsu
Desideroso di conoscere sempre più a fondo il magico e affascinante mondo delle lingue redatte in grafia
cuneiforme, dopo aver studiato l’accadico ho deciso di rivolgermi pure al sumero; e così, procuratomi due o
tre grammatiche e qualche eserciziario, mi sono studiato anche questa nuova lingua. È poi venuto come
conseguenza naturale il desiderio di confrontarmi con un testo di “dimensioni” maggiori di quelli delle usuali
tavolette d’argilla e la scelta è caduta sui Cilindri di Gudea, non fosse altro perché ero riuscito a procurarmi
l’intero testo in cuneiforme.