Lo Ieratico nel papiro Ebers
Il Papiro Ebers è il più esteso trattato di medicina egizia risalente al 1550 a.C. circa (regno di Amenophi I, XVIII Din.). Lungo 20 metri e alto 20 cm, consta di 110 tavole (incluse due andate perse) a sua volta suddiviso in 877 paragrafi come segue: da 1 a 6 proclami, preghiere da recitare prima dei trattamenti medici; da 7 a 335 malattie dell’apparato interno; da 336 a 431 malattie degli occhi; da 432 a 602 malattie della pelle; da 603 a 696 malattie delle articolazioni; da 697 a 782 malattie diverse (testa, lingua, denti, naso, orecchie e trattamenti della cosmetica); da 783 a 853 malattie dell’apparato ginecologico; da 854 a 856 informazioni sulla circolazione del sangue e sul cuore; da 857 a 877 sulle ulcere. Il Papiro fu trovato ed acquistato a Tebe nel 1873 – 1874 dall’egittologo tedesco Georg Ebers prendendone il nome. Attualmente si trova presso la Biblioteca dell’Università di Lipsia. Il presente lavoro ha per oggetto le tavole da 1 a 6, da 55 a 64 e da 93 a 103. La ricerca è finalizzata essenzialmente allo studio dei caratteri ieratici.
Il papiro Phoebe A. Hearst
Il Papiro Hearst prende il nome da una donna, la Signora Phoebe Apperson Hearst (1842-1919), la madre di William Randolph Hearst il grande magnate...
LISIPPO – Bellezza e Armonia nell’Antica Grecia
Le leggendarie imprese di Alessandro Magno, re dal 336 al 323 a.C., condizionarono profondamente le forme e i contenuti presenti nella produzione artistica della civiltà greca. Per dare forma duratura alle sue conquiste, infatti, il re Alessandro promosse una politica di consenso basata sulla reciproca assimilazione delle culture e delle civiltà dei territori da lui sottomessi, pur privilegiando la diffusione della lingua greca e, in campo figurativo, permettendo la supremazia dellaμίμησις1.
Dopo la morte prematura del condottiero macedone e con la suddivisione del suo regno nei vari principati, sorretti dai Diadochi, si accentuarono nelle arti quegli aspetti che si erano già manifestati alla corte di Filippo II, dove risiedevano, a spese della dinastia, uomini come Aristotele, Lisippo ed Apelle in un clima di prossimità tra politici, filosofi ed artisti che poteva vantare i suoi precedenti solo nell’Atene del V secolo e in particolare nel cosiddetto “circolo di Pericle”. In un crescente spirito di emulazione del potere imperiale e di reciproca rivalità, dai principati ellenistici furono assoldate schiere di artigiani, scuole di architetti e di scultori per la realizzazione di fantastiche città, ricche di splendidi monumenti che celebrassero i fasti ed il potere di chi ne aveva permesso la costruzione.
La stele di Metternich
Il Metropolitan Museum of Art di New York custodisce un oggetto che appartiene ad una serie di reperti tra i più singolari ed affascinanti che ci siano pervenuti dall’Antico Egitto, per altro in ottimo stato di conservazione.
La stele di Gaio Cornelio Gallo da File
La figura di Gaio Cornelio Gallo è stata quasi ignorata, quando non infamata, dagli storici antichi e
moderni, nonostante presenti aspetti non meno interessanti di altri personaggi dell’epoca, per le cui gesta
sono stati versati fiumi di inchiostro.
Gaio Cornelio, chiamato Gallo perché nato a Forum Iulii, colonia navale nella Gallia Narbonense,
l’odierna Frejus (per altri si tratterebbe invece di Forum Iulii Iriensium, ossia di Voghera, nella Gallia
Cisalpina1), verso il 70/69 a.C., era stato un fine letterato, creatore, insieme con Catullo, di una scuola di
poeti che si erano chiamati novi. Essi, attingendo a temi della poesia greca alessandrina, avevano
perfezionato un genere originale, l’elegia, dove si esprimevano in forme studiate e raffinatissime i sentimenti
più intimi ed appassionati dell’amore.