Gli annali di Harsiotef
La stele JE 48864 conservata al museo del Cairo è attribuita a Harsiotef, re kushita che è vissuto fra il 400 e il 370 a.C. circa. Anche questa stele proviene da Jebel Barkal, luogo sacro al dio Amon nel mondo nubiano. Nel testo vengono citate numerose campagne militari, facendo pensare che Harsiotef fosse un sovrano attivo militarmente. Dal racconto della stele si evidenzia ancora una volta la tendenza di questi re kushiti ad adottare simboli religiosi e rituali egizi per legittimare la propria autorità.
LISIPPO – Bellezza e Armonia nell’Antica Grecia
Le leggendarie imprese di Alessandro Magno, re dal 336 al 323 a.C., condizionarono profondamente le forme e i contenuti presenti nella produzione artistica della civiltà greca. Per dare forma duratura alle sue conquiste, infatti, il re Alessandro promosse una politica di consenso basata sulla reciproca assimilazione delle culture e delle civiltà dei territori da lui sottomessi, pur privilegiando la diffusione della lingua greca e, in campo figurativo, permettendo la supremazia dellaμίμησις1.
Dopo la morte prematura del condottiero macedone e con la suddivisione del suo regno nei vari principati, sorretti dai Diadochi, si accentuarono nelle arti quegli aspetti che si erano già manifestati alla corte di Filippo II, dove risiedevano, a spese della dinastia, uomini come Aristotele, Lisippo ed Apelle in un clima di prossimità tra politici, filosofi ed artisti che poteva vantare i suoi precedenti solo nell’Atene del V secolo e in particolare nel cosiddetto “circolo di Pericle”. In un crescente spirito di emulazione del potere imperiale e di reciproca rivalità, dai principati ellenistici furono assoldate schiere di artigiani, scuole di architetti e di scultori per la realizzazione di fantastiche città, ricche di splendidi monumenti che celebrassero i fasti ed il potere di chi ne aveva permesso la costruzione.
Gli insegnamenti di Silvano
Il testo qui presentato dovrebbe risalire a un periodo non molto successivo a Clemente di Alessandria (circa 150-215) ed Origene (185-254), poiché esso mostra numerose affinità con la loro teologia. L’autore è presentato col nome pseudoepigrafico di Silvano, il compagno di Paolo, e probabilmente era un copto.
Jaḫdun-Lim, re di Mari
Il regno di Jaḫdun-Lim ci è noto grazie a un’iscrizione ufficiale conservata su un grande disco di terra cotta e
alle tavolette degli archivi di Mari. Il suo regno, di una ventina di anni, ebbe una fine tragica: egli morì,
infatti, assassinato dai suoi servitori, per ragioni che non ci sono note. È tuttavia probabile che l’assassino
fosse stato commesso su istigazione del re assiro Šamši-Addu I. Infatti, alla morte di Jaḫdun-Lim il regno di
Mari passò sotto il controllo del monarca assiro, che vi installò il figlio Iasmaḫ-Addu come governatore.
Questo “interregno assiro” durò una ventina di anni. Alla morte di Šamši-Addu I, infatti, Zimri-Lim, figlio di
Jaḫdun-Lim, riuscì a riconquistare il “trono dei suoi padri” e a mantenersi al potere per più di trent’anni. È
sotto il suo regno che Mari conobbe una grande prosperità, alla quale mise brutalmente fine la conquista di
Hammurapi di Babilonia.
Un trattato di ofiologia
Il testo qui presentato risale probabilmente alla XXX dinastia o all'inizio dell'epoca tolemaica, ed è costituito da due papiri indipendenti conservati al Museo di Brooklyn con i numeri 42.218.48 e 42.218.85.
Si trattava certamente di un unico papiro, strappato in due dal suo ritrovatore, probabilmente per guadagnare di più nella vendita di due papiri.
Il testo si compone di due parti: una prima parte, purtroppo mutila all'inizio, contiene una descrizione dei diversi serpenti, con l'esposizione delle conseguenze del loro morso. Una seconda parte, invece, è una specie di antidotario, dove vengono dati i diversi rimedi per far fronte alle morsicature dei singoli serpenti.
Il Papiro dell’Adozione
Il papiro proviene dalla città medio-egiziana di Sepermeru, a sud di Herakleopolis Magna, il cui dio principale era Seth. Questo documento legale è diviso in due parti, ognuno cominciante con una propria data e terminante con una propria lista di testimoni. La prima parte è datata al giorno dell’assunzione al trono di Ramesse XI e la seconda all’anno XVIII dello stesso faraone. Le due parti, tuttavia, sono state scritte in un’unica sessione, essendo la grafia identica per tutto il papiro. Scopo del documento è quello di assicurare l’intera proprietà di Nebnefer alla propria moglie Nanefer (il nome compare anche come Rennefer), così che lei possa disporne a suo piacimento.


















