Tempo fa, trovandomi a leggere di un certo reperto e di discussioni ad esso connesse, iniziai a scrivere un articoletto che trattasse della questione ma soprattutto, più ampiamente, di qualcosa di molto più importante: la mescolanza di serietà scientifica e spinte egoiche, che spesso oggi sfocia nella solite diatribe piuttosto vuote (questa volta sulla datazione) perché fini a sé stesse e non alla storia. Ossia, l’obiettivo era il sensazionalismo, il protagonismo di chi emette un’ipotesi a effetto che non sia seguita da seri studi e dimostrazioni concrete del fatto che non si tratti di semplice ipotesi bensì di solidi fatti provati storicamente (o archeologicamente).
Insomma, iniziai a scrivere l’articolo. E siccome il reperto fu rinvenuto ad Abydos, come mia abitudine ritenevo opportuno fornire una breve panoramica generale sul contesto; in questo caso voleva dire tracciare una breve nota sul sito per poi affrontare l’argomento. E, come sempre, prima di ogni cosa non solo ripenso alla ben nota documentazione scientifica, sino alla più recente, ma vado a controllare anche qualcosa dei più noti siti internet divulgativi poiché sono quelli su cui il pubblico cerca di informarsi, ed è giusto accertarsi che dicano cose corrette.
E scopro che nelle pagine dedicate dal sito più popolare a livello planetario la voce concernente il sito di Abydos contiene non solo le inevitabili inesattezze (quando le voci sono scritte da non specialisti ciò accade spesso), ma errori grossolani anche su monumenti e concetti fondamentali.
E dunque l’articolo ha preso un’altra strada: quella di una descrizione di Abydos che, pur schematica, ne chiarisca i punti chiave su base archeologica e documentale, e solo sulle cose che non siano più ipotetiche ma fatti ben accertati – prove alla mano.
Così quell’articoletto su un singolo reperto è divenuto una serie di articoli sul celebre sito, di cui iniziamo subito l’esplorazione.
Cenni geografici e geomorfologici
Cominciamo con la comprensione – almeno generica – del sito.
Com’è ben noto Abydos si trova in Alto Egitto, 500 km circa a Sud del Cairo, e fu nota come Abedjw agli Egizi, divenne Abydos per i Greci (a causa della somiglianza del nome con quello della città sull’Ellesponto), nome ripreso dai Romani.
L’area è oggi occupata da più villaggi che, da Sudest verso Nordovest, hanno i nomi di Al Ghabat, Abydos (o Arabet Abydos, Arabet el Madfuna), Beni Mansur; tuttavia, il moderno afflusso turistico al grande tempio di Sethy I fa prevalere per gli occidentali il nome di Abydos (italianizzato in Abido).
Contrariamente a molti importanti siti d’Egitto, Abydos non si trova vicino alle rive del Nilo, bensì a una decina di chilometri dalle “Dolci Acque” (per usare una delle espressioni con cui gli Egizi designavano il Nilo). Dalle rive del fiume, andando verso Occidente per una decina di chilometri, fiorisce l’area verde delle coltivazioni, che si sviluppano sugli antichissimi depositi del limo del Nilo, i quali ne fanno una regione estremamente feconda.
Poi, nella direzione in cui si spengono ogni giorno i raggi del sole, i campi cessano come per un’improvvisa magia e, superata un’invisibile linea fra il rigoglio verdeggiante e il regno del deserto, che prosegue ininterrotto verso le immense distese sahariane, per migliaia di chilometri.
Noi fermiamoci un istante qui, al limitare dei campi, al sorgere delle sabbie e delle falesie rocciose. Qui, dove inizia il regno di Osiris e quest’area desertica custodisce mille segreti. Qui sorge Abydos dei mille misteri.
Scopriamola insieme.
Abbiamo visto come, in ogni parte della Valle, anche in questo caso il passaggio fra campi e deserto sia netto, essendo dovuto al limite dalla disponibilità di acqua. Ricordiamo dunque che il deserto è in gran parte coltivabile (ad eccezione delle aree rocciose, ovviamente), a patto che vi sia disponibilità idrica (ciò che oggi è risolto nella lontana depressione delle oasi con i pozzi); ovviamente, però, gli Egizi sceglievano i fertilissimi depositi alluvionali di limo del Nilo per le proprie coltivazioni, portandovi l’acqua con un sapiente e fitto sistema di shaduf (strumento a bilanciere per portare l’acqua a livelli più alti), canali e piccole dighe e questo, non solo dall’epoca faraonica, ma già sin dalla preistoria. Ed è infatti sin dalla preistoria gli Egizi scelsero di non occupare con abitazioni e costruzioni le fertili aree coltivabili, e si stabilirono prevalentemente nella vasta area desertica al limitare dei campi.
Abydos non fa eccezione: sorse infatti là dove finiscono i campi, dove arrivava un canale oggi scomparso; oltre il canale, si perde nell’infinito il Deserto Occidentale (“occidentale” in rapporto al Nilo), che è in realtà l’estremo lembo orientale del grande Sahara, che racconta nelle sue sabbie e rocce il passato di quel territorio; come un’immensa scultura, le sue forme sono state plasmate da milioni di anni di erosione da parte delle acque di quegli antichi fiumi, talvolta dal mare e nelle epoche più recenti da piogge e venti.
Vediamo qualche nozione dell’affascinante storia geologica “recente” dell’Egitto.
Iniziamo col dire che durante l’Eocene (53.5-37.5 maf1) il Nordafrica fu sommerso e, quando il mare si ritirò alla fine dell’epoca, 37.5 maf, lasciò quei calcari che divennero la base rocciosa di quella parte del Nordafrica. Una straordinaria trasformazione si ha all’inizio dell’Era Neozoica (o Quaternaria), nel Pliocene (5.4 – 3.3 maf): l’innalzarsi del livello del mare invade la Valle del Nilo spingendosi quasi sino ad Assuan: il livello di quelle acque superò di 100 m. quello attuale e creò un lungo golfo del Mediterraneo. Il Nilo vi si gettava a nord di Assuan. Il mare iniziò a ritirarsi a fasi alterne, creando otto terrazze alte fra i 100 e i 2/3 m. sul livello del mare odierno. Poi il Mediterraneo arrivò al suo livello attuale lambendo l’Egitto con un immenso golfo che arrivava più o meno all’altezza del Fayyum, ove si gettava il Nilo.
Ciò che i nostri occhi vedono oggi nell’area di Abydos è il risultato di tutti questi e altri avvenimenti geologici: i calcari furono erosi al punto da formare l’altopiano calcareo, un grande tavolato spesso con terrazzamenti, a loro volta solcati da widian2 che sfociano nella Valle del Nilo. Ad Abydos l’altopiano forma un immenso, maestoso anfiteatro naturale che sembra abbracciare la vasta pianura desertica bordata dal verde dei campi della Valle del Nilo.
È questo il maestoso scenario che gli Egizi scelsero per porre, nell’area ai piedi delle splendide scarpate rocciose, i loro siti più sacri.
1) Milioni di anni fa
2) Plurale di wadi, quindi “valli”
Cenni di storia e monumenti
Lì, nella cornice maestosa di quella vasta pianura, quasi chiusa nel confortevole abbraccio delle calde falesie di arenaria, e accarezzata dalla lussureggiante vegetazione della valle, nacque dunque il primo nucleo di quello che sarebbe divenuto uno dei centri più sacri del popolo dei faraoni.
Le genti della cultura di El Amra3 e poi di Naqada fondarono delle necropoli e un villaggio sin dalla preistoria; questo divenne il centro egizio di Abedjw grazie ai re protodinastici (gli “Horus”: dinastie “00” e “0”) e ai re della 1a dinastia; questi sovrani, come quelli della 2a dinastia, avevano la propria capitale, This, poco più a nord, e fecero di Abedjw la propria necropoli principale, nell’area oggi nota come Umm el-Qa’ab (“Madre dei Cocci“, per l’enorme quantità di frammenti ceramici e vasi che ricopre l’area), archeologicamente una delle aree più interessanti d’Egitto. Questa grande necropoli reale aveva il nome egizio di Peqer, e fu creata nel deserto, presso lo sbocco dello wadi4 noto agli egizi come “Pega-la-frattura“, considerato l’ingresso all’aldilà.
3) Da qui in poi, per le datazioni assolute vedi la tabella a fine articolo.
4) In arabo: “valle”; in realtà sono generalmente le valli alluvionali generatesi nei periodi umidi della preistoria e che oggi accolgono le acque durante i brevi periodi di piogge.
Sempre ad epoca thinita appartengono le moltissime stele funerarie, che appaiono in questo periodo, e numerosi templi, spesso dedicati alla divinità locale, che all’epoca era Onuris dal titolo di Khenty-Amentyw. Ancora all’Epoca Thinita appartengono due “forti” (in realtà grandi recinti di culto) nella località di Shunet el-Zebib.
L’importanza di Abydos aumentò con lo stabilirsi del culto di Osiris, dio e mitico primo sovrano della terra, di cui Abydos si pensava possedesse la tomba principale; secondo una delle versioni del mito vi si trovava la testa del suo corpo smembrato. Il culto di Osiris appare durante la 5a dinastia, epoca in cui iniziano i pellegrinaggi; sotto Teti (1° re della 5a dinastia) il dio locale, Onuris Khenty-Amentyw, è ancora autonomo, come dimostra una carta d’immunità che protegge le proprietà del dio; ma lentamente Osiris iniziò ad assimilare Onuris assumendo il suo titolo di Khenty-Amentyw fino a sostituirlo; Antef II (inizio dell’11a dinastia) rese ufficialmente Abydos la città di Osiris; ciò fece di quello osiriaco il culto principale di Abydos e della città uno dei più importanti centri dell’intero Egitto. Vi si celebravano i misteri osiriaci e la festa del dio era rinomata. La città, che intanto si era sviluppata, divenne una sorta di Mecca dell’antico Egitto, ove chiunque desiderava recarsi in pellegrinaggio almeno una volta nella vita, e ove i fedeli desideravano esser sepolti fisicamente o almeno simbolicamente; per quest’ultimo scopo facevano costruire un piccolo cenotafio di mattoni o deponevano una stele che li rappresentava presso la tomba di Osiris, signore dell’aldilà. Possiamo paragonare questo desiderio di esser sepolti presso la tomba di Osiris con quello di Ebrei, Cristiani e Musulmani di esser sepolti a Gerusalemme, luogo ove inizierà la resurrezione in occasione del Giudizio Universale; analogamente, per gli Egizi il defunto sovrano e, più tardi, anche i nobili e infine chiunque, diveniva nell’aldilà un Osiris, dunque la vicinanza con il dio dei morti aumentava le possibilità di resurrezione nell’oltretomba e di vita eterna. Addirittura il Libro dei Morti, testo in cui Abydos è “l’Isola dei Giusti“, contiene una formula specifica (n. 138) “per entrare ad Abydos ed essere nel seguito di Osiris“. La maggioranza dei monumenti di Abydos si fonda su questo credo; la collinetta di Kom el Sultan si trovava al centro dell’antica città sacra, e vi sorgeva il tempio di Khenty-Amentyw, dedicato a Osiris almeno dalla 12a dinastia in poi; il santuario era in maggioranza in mattoni crudi, e ciò ne ha causato la scomparsa, ma ciò che resta basta a testimoniare che l’attività costruttiva fu ininterrotta per quasi tutto il corso della storia egizia.
Abydos ospita altri monumenti: da quelli del Medio Regno (la tomba-cenotafio di Senwsert III) a quelli dell’epoca di Ahmose (primo sovrano della 18a dinastia) risalgono i resti di una città, la sua piramide e il tempio funerario, un cenotafio, un tempio a terrazze e il santuario della regina Tetisheri.
Sempre nel credo funerario di cui sopra rientra la presenza di importanti necropoli di epoche diverse che si trovano fra l’area della città e i templi oggi più importanti: quelli di Sethy I (19a dinastia) e di suo figlio, Ramses II. Fu sotto questi due sovrani che Abydos raggiunse l’apice del suo fulgore; Sethy I fece erigere ad Abydos, per ragioni politiche oltre che religiose, un tempio funerario per suo padre, Ramses I, e soprattutto uno per sé stesso. Il tempio di Ramses I è oggi quasi sparito, mentre quello di Sethy è uno dei capolavori dell’antico Egitto (e per tale ragione varrà la pena dedicarvi una serie di articoli specifici).
Di notevole interesse è il cenotafio di Sethy I o Osireion, che sorge presso il tempio di Sethy e la cui storia è più lunga e complessa di quanto si pensi, così come le funzioni e i rituali che vedremo in altri articoli.
Più a nord si trova il tempio funerario di Ramses II, di cui rimangono i resti del secondo pilone, con inciso il cosiddetto “poema di Pentaur” sulla battaglia di Qadesh; al di là del pilone si trova il resto del tempio, ben conservato sino a diversi metri di altezza, e le cui raffigurazioni conservano vivaci tracce di colore.
Abydos si sviluppò sino a divenire una grande città, ma all’epoca di Strabone era ormai ridotto a un piccolo centro, la cui importanza si limitava ai luoghi di culto.
Comprende i siti archeologici di Umm el-Qa’ab, El-‘Araba el-Madfuna, Beni Mansur, Beit el-Nasara, Tell el-Manshiya, Shunet el-Zebib, Kom el-Sultan.
Per il momento, ci fermiamo qui, dopo aver volato sulle ali di Horus sull’antico e misterioso centro religioso. Ma questo è solo l’inizio del viaggio.
Qualche nota sulla cronologia
La cronologia egizia viene sviluppata su due piani paralleli: quello della cronologia relativa, scansita in periodi e dinastie, e quello della cronologia assoluta.
La cronologia relativa è data dalla suddivisione in 30 dinastie da parte di Manetone; a queste 30 dinastie un cronografo posteriore ne aggiunse una 31a, rappresentata dai re persiani che occuparono l’Egitto. Tale lunga era dinastica inizia con il primo sovrano che nella tradizione unificò l’Egitto, il re Meni (3185 a.C.), e termina con la conquista del paese da parte del giovane Alessandro Magno nel 332 a.C.; tali limiti cronologici coincidono anche con quelli dell’Egittologia propriamente detta. A questa si collegano le imprescindibili cronologie anteriore (preistorica) e posteriore (ellenistica e romana; successivamente cristiano-bizantina ed islamica).
Quanto alla cronologia assoluta, le cose si complicano: gli Egizi, infatti, non utilizzavano il nostro metodo cronologico, che parte da un punto zero convenzionale e progredisce nei due sensi (“avanti” e “dopo” Cristo). Essi al contrario ripartivano da zero ad ogni nuovo sovrano. Ma questo non sarebbe un problema grave, se avessimo la sequenza completa dei faraoni e la durata dei loro regni. Purtroppo, però gli Egizi hanno lasciato pochissime liste reali, ed esse ci sono arrivate spesso incomplete e danneggiate, e comunque ovviamente si fermano al regno del faraone che le ha ordinate. Ma come se non bastasse, gli storici del tempo eliminavano tranquillamente dalle liste i faraoni sgraditi alla casa regnante, senza curarsi di colmare in alcun modo gli anni mancanti: l’ultimo anno di regno di un faraone X era seguito dal primo del faraone Y, vissuto in realtà anche più di un secolo più tardi. Si aggiunga ancora a questo che è piuttosto raro il caso in cui si conoscano con sicurezza gli anni di regno di un faraone, e inoltre quando ricominciava il conto degli anni di un faraone non si teneva conto del tempo trascorso nel corso dell’ultimo anno del faraone precedente, cosicché l’anno 1 di un tale faraone può consistere in pochi mesi (o giorni), come l’ultimo anno del faraone precedente può consistere in un anno o in pochi giorni; ovviamente questi casi – che generalmente non si possono conoscere né calcolare – sommati per tutti o quasi i faraoni costituiscono alla fine una considerevole somma di anni, che darebbe scarti notevoli, senza punti di riferimento fissi; fortunatamente in pochi casi possediamo la segnalazione della coincidenza fra capodanno civile e astronomico, e gli astronomi possono quindi fornirci alcune date su cui iniziare una cronologia assoluta, cui poi si aggiungono le molte tessere del complesso mosaico: comparazioni con le altre culture note e datate, datazioni incrociate, analisi di laboratorio e così via. Oggi possediamo una cronologia assoluta non del tutto certa in tutti i dettagli, ma ormai abbastanza accettabile. Va comunque detto che nei lavori di Egittologia si trovano differenze di diversi anni fra un autore e l’altro.
Per farsene un’idea si veda la breve tavola comparativa con le principali datazioni suggerite da alcuni studiosi; tale tavola permette di farsi un’idea del problema.
Tornando ora alla cronologia assoluta da me impiegata, essa si basa sugli studi cronologici specialistici più validi, sia del passato che più recenti, ma basandomi sui più accreditati specialisti di settore, poi coordinati da miei studi personali.
In particolare, per gli studi generali e per la preistoria preistoria si seguono le cronologie basate sugli studi di:
AA.VV., Histoire générale de l’Afrique, I. Mèthodologie et préhistoire africaine, Presence Africaine / Edicef / UNESCO, 1986.
AA.VV., High, Middle or Low? Acys of an International Colloquium on Absolute Chronology Held at the University of Gothenburg 20th – 22nd August 1987. Paul Åströms Förlag, Gothenburg 1987.
Cervicek P., Chorology and Chronology of Upper Egyptian and Nubian Rock Art up to 1400 B.C., Sah. 5, pagg. 41-48, Milano 1992-93.
Gardiner, A., Regnal Years and Civil Calendar in Pharaonic Egypt, JEA 31, 1945.
Gardiner, A., The Royal Canon of Turin, Oxford, 1959.
Johnson, J., The Demotic Chronicle as an Historical Source, Enchoria 4 (1974), 1-18.
Malek, J., The Original Version of the Royal Canon of Turin, JEA 68, 1982, 93, segg.
Redford, Donald B. Pharaonic King-list, Annals and Day-books. SSEA Publication IV, Bemben Publications, Mississauga (Canada), 1986.
Preistoria, predinastico
Abbas, Mohammed Ali, Evidence of early food‑production in Northeast Africa; an alternative model, in Krzyzaniak et Kobusiewicz, 1984, 63‑72
Ardito, Fabrizio; Minerva, Daniela: “La ricerca di Eva”; Giunti, Firenze, 1995.
Adams B., Predynastic Egypt (Shire Egyptology), Aylesbury, England, 1988.
Adams B., The Fort Cemetery at Hierakonpolis, Londres-New York, 1987.
Adams R. M., Early Civilization Subsistence and Environment, in City Invincible (Kraeling et R. M. Adams), Chicago, 269‑295, 1960a
Adams R. M., Factors influencing the Rise of Civilization, in City Invincible (Kraeling et R. M. Adams), Chicago, 269‑295, 1960b
Emery, W. B., Archaic Egypt, Penguin Books, 1a ed. 1961.
Hoffman, Michael A., Egypt before the Pharaohs. Routledge & Kegan Paul, London and Henley 1980.
Midant-Reynes, B., Préhistoire de l’Égypte, Armand Colin, Paris, 1992.
Midant-Reynes, Béatrix, Aux origines de l’Égypte, Fayard, 2003.
Quellec, Le-, Jean-Loïc, Art rupestre et préhistoire du Sahara, Èditions Payot & Rivages, Paris, 1998.
Rice, Michel, Egypt’s making, Routledge, London, 1990.
Spencer, A.J., Early Egypt, British Museum Press, London, 1993.
Wilkinson, Toby A.H., Early dynastic Egypt, Routledge, London, 2001.
Wilkinson, Toby A.H., La genesi dei faraoni, Newton & Compton Editori, Roma, 2004.
Approdando all’epoca storica si è seguito Vercoutter per l’arco di tempo che va dall’Epoca Thinita sino alla fine dell’Antico Regno.
Analogamente, si segue Vandersleyen per l’arco di tempo compreso tra il Primo Periodo Intermedio e la fine della 20a dinastia; seguiamo poi la cronologia della Cambridge Ancient History (CAH) per le date successive; tali datazioni sono anche state calibrate con gli studi più recenti; le datazioni che fanno coincidere queste cronologie sono frutto di studi personali. Inoltre ho scelto di trascrivere i numeri delle dinastie con numeri arabi in luogo dei numeri romani, per una lettura più rapida e moderna. Infine, onde non appesantire il testo ho spesso tralasciato le datazioni assolute indicando le dinastie o i singoli regni.
Epoca Thinita o Arcaica | (3185-2715) | 470 |
(1ª – 2ª dinastia) | 255 | |
1ª dinastia | (3185-2930) | 215 |
2ª dinastia | (2930-2735) | 540 |
ANTICO REGNO | (2735-2195) | 105 |
3ª dinastia | (2735-2630) | 120 |
4ª dinastia | (2630-2510) | 160 |
5ª dinastia | (2510-2350) | 155 |
6ª dinastia | (2350-2195) | 131 |
PRIMO PERIODO INTERMEDIO | (2195-2064) | 35 |
7a-8a dinastia | (2195-2160) | 8 |
7a – dinastia | (2195-2173) | 13 |
8a – dinastia | (2173-2160) | 96 |
9a-10a dinastia (herakleopolitane) | (2160-2064) | 30 |
9a dinastia | (2160-2130) | 66 |
10a dinastia | (2130-2064) | 73 |
11ª dinastia (I parte) | (2121 circa) | 267 |
MEDIO REGNO | (2064-1797) | 70 |
11ª dinastia (II parte) | (2064-1994) | 197 |
12ª dinastia | (1994-1797) | 254 |
SECONDO PERIODO INTERMEDIO | (1797-1543) | |
13ª – 14ª dinastia | (1797-1634) | 163 |
13ª dinastia | (1797-1634) | 163 |
14ª dinastia | ||
15-16ª dinastia (re Hyksos) | (1634-1543) | 108 |
16ª dinastia | ||
17ª dinastia | (1634-1543) | 91 |
NUOVO REGNO | (1543-1078) | 465 |
18ª dinastia | (1543-1292) | 251 |
19ª dinastia | (1292-1186) | 106 |
20ª dinastia | (1188-1078) | 110 |
TERZO PERIODO INTERMEDIO (21ª-24ª dinastia) | (1078-747) | 331 |
21ª dinastia (tanita) | (1078-945) | 133 |
22ª dinastia (libica) | (945-715) | 230 |
23ª dinastia (libica) | (818-715) | 103 |
24ª dinastia (di Sais) | (727-715) | 12 |
RINASCIMENTO EGIZIO (25ª-26ª dinastia) | (747-525) | 222 |
25ª dinastia (nubiana o kushita; un tempo detta “etiopica”) | (747-656) | 91 |
26ª dinastia (saita) | (664-525) | 139 |
BASSA EPOCA (27ª-30ª dinastia) | (525-332) | 193 |
27ª dinastia (satrapia; prima dominazione persiana) | (525-404) | 124 |
28ª dinastia | (404-399) | 5 |
29ª dinastia (di Mendes) | (399-378) | 21 |
30ª dinastia (di Sebennytos) | (378-341) | 37 |
SECONDA DOMINAZIONE PERSIANA | (341-332) | 9 |
(31ª dinastia) | (341-332) | 9 |
Conquista macedone | (332-304) | 28 |
Epoca Tolemaica (Dinastia dei Lagidi) | (304-30 a. C.) | 274 |
Epoca Romana | (30 a. C. – 395 d. C.) | 425 |
Epoca Bizantina | (395-642 d. C.) | 247 |
Epoca dei Califfi | (642-1251 d. C.) | 609 |
Epoca dei Mamelucchi | (1251-1517 d. C.) | 266 |
Epoca Ottomana | (1524-1798 d. C.) | 274 |
Epoca Moderna | (dal 1798 sino ad oggi) | 210 |
Si fornisce di seguito una lista della cronologia di base delle prime 20 dinastie secondo vari autori, che dà un’idea dell’evoluzione della scienza della cronologia assoluta.
Dinastia | Breasted | Meyer | CAH | Helk | Mellaart | Bernal | Grimal |
1a | 3400 | 3315±100 | 3100 | 2955 | 3400 | 3400 | 3150 |
2a | – | – | 2900 | 2780 | 3200 | 3200 | 2925 |
3a | 2980 | 2895±100 | 2730 | 2635 | 2950 | 3000 | 2700 |
4a | 2900 | 2840±100 | 2613 | 2570 | 2850 | 2920 | 2625 |
5a | 2750 | 2680±100 | 2494 | 2450 | 2725 | 2800 | 2510 |
6a | 2625 | 2540±100 | 2345 | 2290 | 2570 | 2630 | 2460 |
7a | 2475 | – | 2181 | 2155 | 2388 | 2470 | 2200 |
8a | 2475 | – | – | – | 2388 | 2470 | – |
9a | 2445 | 2360±100 | 2160 | – | – | 2440 | 2160 |
10a | – | – | 2130 | – | – | – | – |
11a | 2160 | 2160 | 2133 | 2134 | 2287 | 2140 | 2160 |
12a | 2000 | 2000/1997 | 1991 | 1991 | 2155 | 1979 | 1991 |
13a | 1788 | 1788 | 1786 | ? | 1946 | 1801 | 1785 |
14a | – | – | – | – | – | – | – |
15a | – | – | 1674 | 1655 | 1791 | 1750 | 1730 |
16a | – | – | 1684 | – | – | – | – |
17a | – | – | – | – | – | – | 1650 |
18a | 1580 | 1580/75 | 1567 | 1552 | 1567 | 1567 | 1552 |
19a | 1315 | 1320 | 1320 | 1306 | 1320 | 1320 | 1295 |
20a | 1200 | 1200 | 1200 | 1196/86 | 1200 | 1200 | 1188 |
(per le dinastie successive le date concordano maggiormente)