Ho letto la seconda opera di Annamaria Zizza, collaboratrice di MediterraneoAntico e cara amica personale.
Com’è mio costume non dirò quasi nulla del contenuto del libro, ma racconterò le impressioni e le emozioni che ho avuto man mano che le pagine lette aumentavano sulle pagine ancora da leggere.
I riferimenti del libro:
“La regina di Tebe” di Annamaria Zizza, edito da Marlin editore.
Il link alla recensione del libro precedente:
https://mediterraneoantico.it/articoli/lo-scriba-e-il-faraone-un-racconto-sospeso-nel-tempo/
![](https://www.nightguide.it/image/5706367/800/533/intervista-ad-annamaria-zizza-autrice-dell-opera-la-regina-di-tebe.png)
La prima volta che misi piede in Egitto mi affidai ad un’agenzia che curò ogni minimo dettaglio del viaggio, portandomi da nord a sud e programmando le consuete escursioni.
Nei viaggi successivi cominciai ad organizzare tutto da solo, selezionando aree precise in base ai miei studi, per poter cogliere il massimo da ogni luogo visitato. Poi mi fu chiesto di organizzare viaggi per gruppi di persone e il primo fu per me una sorta di iniziazione, un’immersione totale in un Paese osservato fino ad allora solo dall’esterno e nel quale dovetti immergermi, non senza qualche difficoltà.
Fu durante quell’esperienza che mi accorsi di ciò che i libri di storia non raccontano mai. Spostandomi velocemente da un luogo all’altro su una comoda navetta dotata di aria condizionata, mi resi conto della geografia e delle distanze tra i luoghi citati dai testi di storia e di archeologia. Gettai così lo sguardo nell’enorme lacuna che c’è tra l’ordine di un sovrano che decide di muovere guerra alla volta del Levante e il momento dello scontro.
Uno spazio dove uomini e donne si spostano per migliaia di chilometri al ritmo lento degli animali da soma, riempito dei suoni e dei profumi di un’intera città in movimento, illuminato di notte dai fuochi degli accampamenti. Migliaia di persone accomunate dalla medesima destinazione che condividono spazi e cibo, storie e pensieri, racconti densi di parole colorate da gesti che intendono stupire. Uno straordinario spaccato di vita che a noi purtroppo sfugge quasi per intero.
Ma non dovevo parlare di un libro?
In realtà sto parlando proprio di un libro, un libro che racconta. Un libro che per alcuni aspetti mi ha riportato a quel primo viaggio in un Egitto che ancora non conoscevo e che mi si apriva per la prima volta, avvolgendomi coi suoi colori perentori e ruvidi di finissima sabbia color del sole.
Un libro che si appoggia saldamente ad un database di nozioni egittologiche e accademiche, con il quale ricostruisce le lacune di un vissuto di cui non possiamo sapere; un po’ come accade con l’intelligenza artificiale che può inventarsi un volto che non esiste, ma non può prescindere dall’anatomia umana.
E così un episodio tra i più controversi di un periodo storico già ampiamento discusso, esce dalle scarne linee della storiografia che lo riguarda per dare voce, forma e carattere a personaggi a noi noti ma silenti e per dare vita a personaggi nuovi, perfettamente plausibili in quel contesto.
Il libro è un romanzo storico ambientato nel XIV sec a.C. che tiene ben salda la penna tra due grandi imperi di quel tempo, nato tra le rive del Grande Fiume Nilo l’uno e sull’Altopiano Anatolico l’altro. Egitto e Hatti, legati da un lungo rapporto turbolento fatto di guerre e trattati di pace dove una regina d’Egitto, ormai vedova, chiede un principe della casa reale di Hattusa a cui donare il trono delle Due Terre.
I protagonisti sono noti anche da chi dell’Egitto antico ha una conoscenza scolastica, ma ciò che affascina anche il lettore più attento – man mano che ci si addentra nella lettura de “La Regina di Tebe” – sono le relazioni che l’autrice ha saputo tessere tra tutti i personaggi coinvolti, coerenti e funzionali a tutto il percorso di lettura e senza nessuna contraddizione con le varie interpretazioni che l’egittologia ha dato di questi fatti. Faraoni, regine, principesse, Re di grandi imperi, visir, servi…perdono i contorni sfumati e silenti dei loro ruoli per assumere personalità precise, che il lettore segue e insegue per tutto il testo, riconoscendo dinamiche comuni anche ai giorni nostri.
Ogni libro è un viaggio. Alcuni ti mostrano la strada, altri – come questo – ti ci fanno camminare.