Una collaborazione internazionale, che vede lavorare prestigiose accademie, ha raccolto per la prima volta tutte le iscrizioni greche rinvenute lungo la costa della Cirenaica, in Libia, e le ha dotate di un’edizione critica online consultabile liberamente. Il progetto fortemente voluto dall’Università di Bologna (Dipartimento di Storia Culture Civiltà), dall’Università di Macerata (Dipartimento di Studi umanistici), dall’Université Paris-Sorbonne (Centre de recherche sur la Libye antique) e dal King’s College di Londra (Centre for Hellenic Studies e Department of Digital Humanities) nasce nel 2011, poco dopo lo scoppio della guerra civile in Libia, spiega la ricercatrice UniBo Alice Bencivenni. In un momento di cambiamenti senza precedenti per il paese, gli studiosi, impossibilitati a partecipare alle spedizioni archeologiche in loco, adesso potranno studiare il materiale grazie a questa nuova risorsa online, nella speranza di fornire uno strumento utile per gli studi futuri sulla Libia.
Quasi mille epigrafi greche su stele, monumenti e oggetti, più di cento testi finora inediti vengono messi a disposizione per studenti e studiosi ,in un momento che ormai non vede più partire, per le varie difficoltà interne al paese, missioni archeologiche. Le iscrizioni sono state divise in due corpora: uno dedicato alle iscrizioni greche della Cirenaica arcaica, classica ed ellenistica dal VII al I secolo a.C. (IGCyr) e uno che raccoglie tutte le iscrizioni metriche greche della Cirenaica greca e romana dal VI secolo a.C. fino al VI secolo d.C. (GVCyr). Tutte le epigrafi inserite nel database sono geolocalizzate, fotografate, corredate da una descrizione e traduzione dal greco antico in francese, inglese, italiano e a breve anche in arabo e da un apparato critico con commento.
Tutto è liberamente consultabile in Open Acces.
Tra le epigrafi catalogate molte sono dediche. “Cirene, madre delle città, incoronata da Libia / in persona, che detiene la gloria di tre continenti / qui sull’architrave, nell’atto di uccidere un leone, pose lei Karpos / per esaudire un voto e come segno di generosa ospitalità”. È il testo in versi di un rilievo votivo del II secolo dopo Cristo – uno dei più rilevanti dal punto di vista simbolico – che mostra la ninfa Cirene mentre strangola un leone, incoronata dalla personificazione della Libia: un ringraziamento per l’accoglienza ospitale che il committente, Karpos, evidentemente ricevette in Cirenaica (GVCyr029). Oltre a questa tipologia di epigrafi, si trovano anche epigrafi sepolcrali, rendiconti dei demiurghi di Cirene. i funzionari che si occupavano dell’amministrazione dei terreni, e dediche onorarie che venivano incise alla base delle statue in onore dei membri della famiglia reale e dei funzionari regi.
“Molti dei testi messi a disposizione online sono significativi da un punto di vista storico”, sottolinea Alice Bencivenni. “Ad esempio il documento che attesta le forniture di grano garantite da Cirene a molte città del bacino del Mediterraneo in tempo di carestia negli anni ’20 del IV secolo avanti Cristo, oppure il testamento di Tolemeo VIII in favore dei Romani, o ancora le ordinanze di Tolemeo (I) e di Tolemeo IX per Cirene”.
L’antica Cirenaica, localizzata nella regione costiera orientale della Libia, a partire dal I secolo d.C. era nota anche con il nome di Pentapoli, un nome che richiamava la confederazione di cinque città: Berenice (Benghazi), Taucheira (Tocra), Ptolemais (Tolemaide), Cirene (Shahat) e Apollonia (Susa). I primi che colonizzarono la regione furono i Greci provenienti dall’isola egea di Tera guidati da un certo Aristoteles che, secondo le fonti, si stabilì a Cirene intorno al 631 a.C. L’uomo diventò sovrano della città con il nome di Battos e dal 631 a.C. fino al 440 a.C. ben otto furono i sovrani che si succedettero alternando i nomi di Battos e Arkesilaos fino all’uccisione dell’ultimo sovrano Arkesilaos IV. Dopo la fine della monarchia, la città visse un momento di profonda instabilità politica e sociale che portò a continui conflitti tra fazioni aristocratiche e popolari, alleanze tra città diverse e incursioni di Libici. Nel 331 a.C., quando Alessandro il Macedone si apprestava a marciare verso l’oasi di Siwa, nel deserto libico, Cirene per evitare l’avanzata del conquistatore e quindi la conquista, inviò un’ambasceria con doni per il re, cercando così di instaurare un rapporto di amicizia e alleanza. Dopo la morte di Alessandro, la regione fu parzialmente conquistata dallo spartano Thibron. Una fazione di aristocratici esiliati dallo spartano cercò allora rifugio e aiuto presso Tolomeo in Egitto che inviò un esercito a Cirene per sconfiggere Thibron. Da questo momento in poi, i Cirenei persero la loro autonomia e da quest’epoca in avanti quasi ininterrottamente entrarono sotto l’influenza tolemaica. Solo nel 96 a.C., dopo la morte di Tolomeo Apione, la regione passò sotto il potere dei Romani.
Le missioni archeologiche in Cirenaica iniziarono tra il 1860 e il 1861. La prima a scavare fu quella guidata dagli inglesi R. Murdoch Smith ed Edwin A. Porcher a cui seguì il team guidato dall’archeologo americano Richard Norton tra il 1910-11. Nel 1910 in Libia arrivò anche l’archeologo italiano Federico Halbherr che cominciò la sua missione grazie anche al supporto del governo italiano e al consenso dei Turchi. La situazione cambiò in meglio quando l’anno successivo l’Italia invase la Libia e le missioni italiane aumentarono concentrandosi soprattutto a Cirene, Ptolemais e Apollonia. Dopo la seconda guerra mondiale, l’amministrazione militare britannica fu responsabile della Cirenaica fino alla creazione dello stato sovrano di Libia da parte delle Nazioni Unite alla fine del 1951. Gli archeologi britannici, soprattutto quelli che lavoravano alla British School di Roma compirono in quel periodo numerose spedizioni. Dopo l’indipendenza libica, agli inglesi tornarono ad affiancarsi gli italiani e così molte altre missioni straniere, americane e francesi, a cui si unirono anche archeologi locali.
Il gruppo di ricerca che ha lavorato al progetto di raccolta, catalogazione e studio delle epigrafi ha visto come pioniera l’epigrafista Catherine Dobias Lalou, che vanta numerosi studi specialistici sulla Cirenaica. Membro della missione archeologica francese in Libia dal 1976, Catherine Dobias-Lalou ha regolarmente visitato la regione fino alla rivoluzione del 2011.
Fonte e immagini: UniBo