Qual è il legame tra Pompei e l’assassinio di Giulio Cesare?

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Apparentemente nessuno direbbero in molti ma, a Pompei, in una domus, compare  il nome di uno degli assassini di Cesare, morto alle idi di marzo del 44 a.C. Su una pietra di sostegno di un tavolo è iscritto il nome del primo uomo che trafisse con la sua daga il dittatore, Publius Casca Longus.

Iscrizione recante il nome di Casca Longus.

Nel giardino di una piccola casa è stata infatti scoperta una magnifica base da tavolo di marmo, scolpito in forma di testa di leone, la cui iscrizione indica come fosse proprietà di questo personaggio della storia romana, nemmeno troppo conosciuto in realtà, se non ai più eruditi. La spiegazione è che, molto probabilmente, questo tavolo finì a Pompei quando i beni delle fazioni colpevoli vennero messi all’asta a Roma. È possibile anche che la casa fosse appartenuta ad uno dei suoi discendenti ma ancora più probabile, soprattutto in considerazione delle ridotte dimensioni dell’abitazione, che non si trattasse di una proprietà avita ma parte del patrimonio di Longus, messo poi all’asta da Ottaviano, il futuro imperatore che prese il nome di Augusto e che era figlio adottivo di Cesare, nonché suo erede alla morte.

Il complesso, noto come Casa di Casca Longus o dei Quadretti teatrali è situato nella Regio I ed è formato dall’unione di due case adiacenti databili al II secolo a.C. Di altissimo livello sono le pitture dell’atrio principale che, durante l’età augustea, sostituirono le precedenti decorazioni ispirate alle commedie di Menandro. Tutto l’ambiente è molto raffinato, la vasca dell’impluvio è ricoperta di marmi colorati e il compluvio per lo scolo dell’acqua piovana è decorato con gocciolatoi figurati in terracotta. Il tavolo sorretto da tre sostegni marmorei a zampa di leone è situato su un lato dell’impluvio ed è attualmente visibile ai fruitori che si recheranno a visitare la domus nel loro soggiorno a Pompei. Il pregevole pezzo è solo uno dei tanti oggetti di lusso della casa. Il proprietario doveva essere un collezionista, come confermano anche altri rinvenimenti, tra cui vasellame in argento e una statuetta bronzea rinvenuti negli armadi posti nell’atrio.

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Alessandra Randazzo

Studia Lettere Classiche presso il DICAM dell’Università di Messina. Ha ricoperto il ruolo di redattrice e social media manager per www.mediterraneoantico.it e attualmente per la testata Made in Pompei, inoltre è Ufficio Stampa per la società di videogames storici Entertainment Game Apps, Ltd.
Durante la carriera universitaria ha partecipato a numerose campagne di scavo e ricognizione presso siti siciliani e calabresi.
Per la cattedra di Archeologia e Storia dell’arte Greca e Romana presso il sito dell’antica Finziade, Licata (AG) sotto la direzione del Prof. G.F. La Torre, febbraio-maggio 2012; per la cattedra di Topografia Antica presso Cetraro (Cs) sotto la direzione del Prof. F. Mollo, luglio 2013; per la cattedra di Topografia Antica e Archeologia delle province romane presso il sito di Blanda Julia, scavi nel Foro, Tortora (Cs) sotto la direzione del Prof. F. Mollo, giugno 2016.
Ha inoltre partecipato ai corsi di:
“Tecnica Laser scanning applicata all’archeologia” in collaborazione con il CNR-IPCF di Messina, gennaio 2012;
Rilievo Archeologico manuale e strumentale presso l’area archeologica delle Mura di Rheghion – tratto Via Marina, aprile-maggio 2013;
Analisi e studio dei reperti archeologici “Dallo spot dating all’edizione”, maggio 2014; Geotecnologie applicate ai beni culturali, marzo-aprile 2016.
Collabora occasionalmente con l’ARCHEOPROS snc con cui ha partecipato alle campagne di scavo:
“La struttura fortificata di Serro di Tavola – Sant’Eufemia D’Aspromonte” sotto la direzione della Dott.ssa R. Agostino (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria) e della Dott.ssa M.M. Sica, 1-19 ottobre 2012;
Locri – Località Mannella, Tempio di Persefone sotto la direzione della Dott.ssa R. Agostino (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria), ottobre 2014;
Nel marzo 2014 ha preso infine parte al Progetto “Lavaggio materiali locresi” presso il cantiere Astaldi – loc. Moschetta, Locri (Rc) sotto la direzione della Dott.ssa M.M. Sica.

Collabora attualmente con la redazione di: www.osservarcheologia.eu

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