Apparentemente nessuno direbbero in molti ma, a Pompei, in una domus, compare il nome di uno degli assassini di Cesare, morto alle idi di marzo del 44 a.C. Su una pietra di sostegno di un tavolo è iscritto il nome del primo uomo che trafisse con la sua daga il dittatore, Publius Casca Longus.
Nel giardino di una piccola casa è stata infatti scoperta una magnifica base da tavolo di marmo, scolpito in forma di testa di leone, la cui iscrizione indica come fosse proprietà di questo personaggio della storia romana, nemmeno troppo conosciuto in realtà, se non ai più eruditi. La spiegazione è che, molto probabilmente, questo tavolo finì a Pompei quando i beni delle fazioni colpevoli vennero messi all’asta a Roma. È possibile anche che la casa fosse appartenuta ad uno dei suoi discendenti ma ancora più probabile, soprattutto in considerazione delle ridotte dimensioni dell’abitazione, che non si trattasse di una proprietà avita ma parte del patrimonio di Longus, messo poi all’asta da Ottaviano, il futuro imperatore che prese il nome di Augusto e che era figlio adottivo di Cesare, nonché suo erede alla morte.
Il complesso, noto come Casa di Casca Longus o dei Quadretti teatrali è situato nella Regio I ed è formato dall’unione di due case adiacenti databili al II secolo a.C. Di altissimo livello sono le pitture dell’atrio principale che, durante l’età augustea, sostituirono le precedenti decorazioni ispirate alle commedie di Menandro. Tutto l’ambiente è molto raffinato, la vasca dell’impluvio è ricoperta di marmi colorati e il compluvio per lo scolo dell’acqua piovana è decorato con gocciolatoi figurati in terracotta. Il tavolo sorretto da tre sostegni marmorei a zampa di leone è situato su un lato dell’impluvio ed è attualmente visibile ai fruitori che si recheranno a visitare la domus nel loro soggiorno a Pompei. Il pregevole pezzo è solo uno dei tanti oggetti di lusso della casa. Il proprietario doveva essere un collezionista, come confermano anche altri rinvenimenti, tra cui vasellame in argento e una statuetta bronzea rinvenuti negli armadi posti nell’atrio.