Nel mese di giugno vi avevamo annunciato una grande scoperta durante i lavori per la realizzazione della Metro C a Roma, esattamente tra via Amba Aradam e via della Ferratella.
Il pozzo Q15 della metropolitana aveva restituito un unicum per la città di Roma. Tra le macerie infatti, a nove metri di profondità, gli archeologi della Soprintendenza di Roma, guidata da Francesco Prosperetti, avevano identificato un solaio di legno, mosaici e lo scheletro di un cane forse con il suo cucciolo. Due vani di un edificio, databili tra fine II e inizio III secolo d.C., sono infatti venuti alla luce, carbonizzati, probabilmente conservati in questo particolare stato dopo un violento incendio che colpì la struttura e la distrusse.
L’indagine del pozzo era iniziata nel 2016 e nel corso dei mesi era scesa di nove metri dal piano stradale, incontrando le fasi moderne e tardo antiche della città ed infine quelle sicuramente straordinarie dell’edificio in opera mista, dell’età di Traiano.
Lo scavo aveva messo in luce, negli strati più alti, ampie parti di un mosaico pavimentale con tessere in bianco e nero pertinente al piano superiore dell’edificio, così come i frammenti di intonaco crollati dal soffitto. L’incendio che distrusse l’edificio aveva ben conservato le travi di legno rettangolari, parti sempre lignee del solaio e la contignatio descritta da Vitruvio, cioè una grossa trave che conservava ancora gli incassi per l’inserzione dei travicelli trasversali e grossi chiodi in ferro dalla testa larga. Gli archeologi della ditta Cooperativa Archeologia guidati da Simona Torretta avevano trovato anche una parte dell’arredo. Tra gli elementi individuati, una gamba di sgabello o tavolino, un piede più massiccio forse di una cassapanca, una grande tavola rettangolare e frammenti di uno stipite con tracce di vetro di finestra. Al momento non ci sono ipotesi certe sul motivo che causò l’incendio, forse un terremoto che dovrà prima essere verificato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Qui l’articolo completo: https://mediterraneoantico.it/articoli/archeologia-classica/la-metro-c-via-amba-aradam-restituisce-eccezionale-scoperta-roma-antica/
I lavori, proseguiti in questi mesi, hanno permesso agli archeologi, nel primo dei due ambienti dell’edificio di età adrianea (inizi II secolo d.C.), di rimuovere il crollo del solaio ligneo e a smontare il mosaico pavimentale a motivi geometrici e foglie cuoriformi. Il 16 ottobre, inoltre, è cominciato ad apparire anche un piano di cantiere antico in calce bianca con tracce di polveri colorate utilizzate per gli intonaci dipinti delle pareti, una sorta di “tavolozza da pittore”, antica di 1800 anni.
Nel secondo ambiente, invece, una volta smontato il mosaico pavimentale bianco, è emerso un sistema di riscaldamento, una intercapedine sostenuta da suspensurae (colonne di mattoni) nella quale veniva convogliata l’aria calda. La realizzazione dell’impianto, che risulta molto accurata, si data in età adrianea dai bolli dei Bipedales, i mattoni di due piedi romani ( 60 x 60 circa) che costituivano il piano sopra le suspensurae su cui vi era steso il mosaico.
Fonte: http://metrocspa.it