Grazie ad Intesa Sanpaolo apre il cantiere di restauro della Testa di Basilea al Museo di Reggio Calabria

0
1478

Dopo il successo del restauro a porte aperte del Cavaliere di Casa Marafioti all’interno del Museo archeologico di Reggio Calabria, c’è grande attesa per l’apertura di un altro cantiere di restauro che avrà come oggetto, questa volta, la cosiddetta Testa di Basilea, uno dei reperti più significativi ed enigmatici del Museo.

Rinvenuta nel 1969 in località Porticello ( Villa San Giovanni), la Testa di Basilea fu così chiamata perché acquisita dall’Antikenmuseum della città elvetica. L’opera, successivamente, fece ritorno in Italia in quanto era stata trafugata illegalmente all’epoca della scoperta. La testa si data al V secolo a.C. e doveva appartenere ad una statua di divinità o di un personaggio di alto rango ritratto in età matura, già in antico però fu oggetto di riutilizzo per ricavarne materiale da fondere.

Il restauro rientra nel progetto Restituzioni, ideato e gestito da Intesa Sanpaolo sin dal 1989 in sinergia con il MIBACT che ha permesso in quasi trent’anni di attività di restituire alla collettività ben oltre 1000 opere d’arte e di divulgare gli esiti scientifici delle ricerche ad esse correlate. Grazie alla collaborazione istituita dalla Banca con Soprintendenze e Musei preposti alla tutela del patrimonio nazionale, l’edizione 2016-2018 di Restituzioni ha aperto sull’intera penisola ben 78 cantieri di restauro, per il recupero di un totale di circa 200 opere d’arte del nostro Paese.

Da giovedì 14 settembre la testa sarà oggetto del restauro di Giuseppe Mantella e del suo team che in precedenza si erano già occupati del Cavaliere di Marafioti ora esposto al MArRC dopo la prestigiosa esposizione alle Gallerie d’Italia a Milano nel 2016. La patina bronzea originaria ha subito una forte aggressione chimica a causa di un maldestro trattamento di pulitura con reattivi chimici aggressivi e dall’esecuzione di un calco, tanto da rendere difficoltosa ogni valutazione stilistica. Mantella spiega che: “Obiettivo del restauro sarà quello di verificare l’eventuale presenza di residui terrosi e calcarei, l’avanzamento dei fenomeni di mineralizzazione e l’estensione del degrado. Se tali processi non saranno arrestati, comporteranno inevitabilmente la riduzione del nucleo metallico e la conseguente perdita di materiale originario. Inoltre sarà anche l’occasione per verificare la presenza di microfratture e deformazioni che, aumentando la fragilità del manufatto, ne potrebbero compromettere la stabilità strutturale».

Le attività saranno svolte con l’ausilio di strumentazione di ultima generazione e della tecnologia laser per la pulitura delle superfici, così come già sperimentato su manufatti della stessa natura presenti in museo.

Il progetto scientifico è curato dal Direttore del Museo Carmelo Malacrino e dal professor Riccardo Di Cesare, dell’ateneo di Foggia.

«Dopo i Bronzi di Riace e la Testa del Filosofo, con la quale fu ritrovata, la cosiddetta Testa di Basilea rappresenta certamente uno dei reperti più significativi ed enigmatici del Museo – afferma Malacrino. Siamo soddisfatti che un pezzo di tale rilievo storico e artistico, a tanti anni dalla sua scoperta, possa essere finalmente restaurato e che questa avvenga con il contributo di un ente privato già da tempo impegnato nella conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale italiano».

Advertisement
Articolo precedenteI tesori dell’Insula Occidentalis di Pompei esposti in una mostra all’Antiquarium
Prossimo articoloOperazione Start Up. Recuperate opere per un valore di 7.000.000 €
Alessandra Randazzo

Studia Lettere Classiche presso il DICAM dell’Università di Messina. Ha ricoperto il ruolo di redattrice e social media manager per www.mediterraneoantico.it e attualmente per la testata Made in Pompei, inoltre è Ufficio Stampa per la società di videogames storici Entertainment Game Apps, Ltd.
Durante la carriera universitaria ha partecipato a numerose campagne di scavo e ricognizione presso siti siciliani e calabresi.
Per la cattedra di Archeologia e Storia dell’arte Greca e Romana presso il sito dell’antica Finziade, Licata (AG) sotto la direzione del Prof. G.F. La Torre, febbraio-maggio 2012; per la cattedra di Topografia Antica presso Cetraro (Cs) sotto la direzione del Prof. F. Mollo, luglio 2013; per la cattedra di Topografia Antica e Archeologia delle province romane presso il sito di Blanda Julia, scavi nel Foro, Tortora (Cs) sotto la direzione del Prof. F. Mollo, giugno 2016.
Ha inoltre partecipato ai corsi di:
“Tecnica Laser scanning applicata all’archeologia” in collaborazione con il CNR-IPCF di Messina, gennaio 2012;
Rilievo Archeologico manuale e strumentale presso l’area archeologica delle Mura di Rheghion – tratto Via Marina, aprile-maggio 2013;
Analisi e studio dei reperti archeologici “Dallo spot dating all’edizione”, maggio 2014; Geotecnologie applicate ai beni culturali, marzo-aprile 2016.
Collabora occasionalmente con l’ARCHEOPROS snc con cui ha partecipato alle campagne di scavo:
“La struttura fortificata di Serro di Tavola – Sant’Eufemia D’Aspromonte” sotto la direzione della Dott.ssa R. Agostino (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria) e della Dott.ssa M.M. Sica, 1-19 ottobre 2012;
Locri – Località Mannella, Tempio di Persefone sotto la direzione della Dott.ssa R. Agostino (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria), ottobre 2014;
Nel marzo 2014 ha preso infine parte al Progetto “Lavaggio materiali locresi” presso il cantiere Astaldi – loc. Moschetta, Locri (Rc) sotto la direzione della Dott.ssa M.M. Sica.

Collabora attualmente con la redazione di: www.osservarcheologia.eu

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here