Dopo il successo del restauro a porte aperte del Cavaliere di Casa Marafioti all’interno del Museo archeologico di Reggio Calabria, c’è grande attesa per l’apertura di un altro cantiere di restauro che avrà come oggetto, questa volta, la cosiddetta Testa di Basilea, uno dei reperti più significativi ed enigmatici del Museo.
Rinvenuta nel 1969 in località Porticello ( Villa San Giovanni), la Testa di Basilea fu così chiamata perché acquisita dall’Antikenmuseum della città elvetica. L’opera, successivamente, fece ritorno in Italia in quanto era stata trafugata illegalmente all’epoca della scoperta. La testa si data al V secolo a.C. e doveva appartenere ad una statua di divinità o di un personaggio di alto rango ritratto in età matura, già in antico però fu oggetto di riutilizzo per ricavarne materiale da fondere.
Il restauro rientra nel progetto Restituzioni, ideato e gestito da Intesa Sanpaolo sin dal 1989 in sinergia con il MIBACT che ha permesso in quasi trent’anni di attività di restituire alla collettività ben oltre 1000 opere d’arte e di divulgare gli esiti scientifici delle ricerche ad esse correlate. Grazie alla collaborazione istituita dalla Banca con Soprintendenze e Musei preposti alla tutela del patrimonio nazionale, l’edizione 2016-2018 di Restituzioni ha aperto sull’intera penisola ben 78 cantieri di restauro, per il recupero di un totale di circa 200 opere d’arte del nostro Paese.
Da giovedì 14 settembre la testa sarà oggetto del restauro di Giuseppe Mantella e del suo team che in precedenza si erano già occupati del Cavaliere di Marafioti ora esposto al MArRC dopo la prestigiosa esposizione alle Gallerie d’Italia a Milano nel 2016. La patina bronzea originaria ha subito una forte aggressione chimica a causa di un maldestro trattamento di pulitura con reattivi chimici aggressivi e dall’esecuzione di un calco, tanto da rendere difficoltosa ogni valutazione stilistica. Mantella spiega che: “Obiettivo del restauro sarà quello di verificare l’eventuale presenza di residui terrosi e calcarei, l’avanzamento dei fenomeni di mineralizzazione e l’estensione del degrado. Se tali processi non saranno arrestati, comporteranno inevitabilmente la riduzione del nucleo metallico e la conseguente perdita di materiale originario. Inoltre sarà anche l’occasione per verificare la presenza di microfratture e deformazioni che, aumentando la fragilità del manufatto, ne potrebbero compromettere la stabilità strutturale».
Le attività saranno svolte con l’ausilio di strumentazione di ultima generazione e della tecnologia laser per la pulitura delle superfici, così come già sperimentato su manufatti della stessa natura presenti in museo.
Il progetto scientifico è curato dal Direttore del Museo Carmelo Malacrino e dal professor Riccardo Di Cesare, dell’ateneo di Foggia.
«Dopo i Bronzi di Riace e la Testa del Filosofo, con la quale fu ritrovata, la cosiddetta Testa di Basilea rappresenta certamente uno dei reperti più significativi ed enigmatici del Museo – afferma Malacrino. Siamo soddisfatti che un pezzo di tale rilievo storico e artistico, a tanti anni dalla sua scoperta, possa essere finalmente restaurato e che questa avvenga con il contributo di un ente privato già da tempo impegnato nella conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale italiano».