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La piramide ancora intatta di uno dei faraoni del regno di...

La sepoltura del re kushita Nastasen, antica di ben 2300 anni, si trova nel sito di Nuri, Nord Sudan ed è ancora intatta e...

“Gli Assiri all’ombra del Vesuvio”, la nuova splendida mostra del MANN

A distanza di soli due giorni dall'inaugurazione della mostra "Paideia" dedicata allo sport nell'antichità, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli presenta al grande pubblico...

PAIDEIA, la mostra “sportiva” del MANN in occasione delle Universiadi

Lo scorso 1° luglio è stata inaugurata la mostra "Paideia. Giovani e sport nell'antichità", in programma al Museo Archeologico Nazionale di Napoli fino al...

Fayum, Egitto – Apre la piramide di el-Lahun

Nel Fayum si è assistito ad un nuovo taglio del nastro. Il ministro delle antichità egiziano, il dott. Khaled el-Anani, ha inaugurato l’apertura della piramide di el-Lahun, la suggestiva sepoltura che Senusert II, sovrano della XII dinastia conosciuto dai più con il nome di Sesostri II, si fece costruire dopo la salita al trono delle Due Terre nel 1895 (o 1885) a.C. (Medio Regno).

Il monumento funerario di Ameneminet

Egitto ramesside, seconda metà del XIII secolo a.C. circa. In un giorno a noi sconosciuto, uno dei più importanti e valorosi comandanti militari di Ramesse II, Ameneminet, lascia il mondo dei vivi e inizia il suo viaggio verso la vita ultraterrena. Come ogni egizio dei tempi antichi, egli non voleva che il suo nome e le sue gesta fossero dimenticati dai posteri, e per questo motivo aveva affidato all’abilità di operai e artisti la realizzazione della sua tomba, del suo sarcofago e di altri monumenti funerari commemorativi. Di tutto ciò, purtroppo, non molto si è preservato fino ai nostri giorni, ma il reperto più particolare che si è sottratto all’oblio di oltre trenta secoli può essere considerato artisticamente un unicum nel suo genere.

La figura di Maometto nell’Inferno dantesco

Dante conosceva la letteratura araba, diffusa già dall' VIII- IX secolo soprattutto nel Meridione d'Italia a causa della conquista della Sicilia, del ruolo di tramite commerciale che Venezia aveva assunto col mondo orientale e dei viaggi che viaggiatori arabi avevano compiuto anche nel nord Italia, portando con loro codici che probabilmente avevano trovato posto nelle biblioteche italiane. Le glorie scientifiche e letterarie musulmane si erano diffuse largamente (specie durante il regno della dinastia abbaside) nei Paesi che si affacciavano sul Mediterraneo. Prova ne è, tra le altre, la presenza suggestiva nella Comedìa di riferimenti a luoghi, personaggi e parole di origine araba ormai assorbite dal volgare italiano.