Jaḫdun-Lim, re di Mari
Il regno di Jaḫdun-Lim ci è noto grazie a un’iscrizione ufficiale conservata su un grande disco di terra cotta e
alle tavolette degli archivi di Mari. Il suo regno, di una ventina di anni, ebbe una fine tragica: egli morì,
infatti, assassinato dai suoi servitori, per ragioni che non ci sono note. È tuttavia probabile che l’assassino
fosse stato commesso su istigazione del re assiro Šamši-Addu I. Infatti, alla morte di Jaḫdun-Lim il regno di
Mari passò sotto il controllo del monarca assiro, che vi installò il figlio Iasmaḫ-Addu come governatore.
Questo “interregno assiro” durò una ventina di anni. Alla morte di Šamši-Addu I, infatti, Zimri-Lim, figlio di
Jaḫdun-Lim, riuscì a riconquistare il “trono dei suoi padri” e a mantenersi al potere per più di trent’anni. È
sotto il suo regno che Mari conobbe una grande prosperità, alla quale mise brutalmente fine la conquista di
Hammurapi di Babilonia.
Ai piedi della Montagna Pura: la Missione Archeologica Italiana in Sudan...
L’area archeologica del Jebel Barkal, nel Sudan del nord, è patrimonio mondiale UNESCO dal 2003.
Il sito prende nome dalla montagna (in arabo: jebel, جبل) che ne domina il paesaggio: un rilievo di arenaria, alto circa 80 metri, che si staglia su una piatta distesa desertica intervallata da arbusti. Poco lontano scorre il Nilo – in questa zona a ritroso, da nord-est a sud-ovest – e rende fertili le rive, consentendo il prosperare di una zona di coltivazioni di palme da dattero
L’etrusco, il tiranno e la “scellerata sposa”.
Quando Lucrezia, la virtuosa moglie di Tarquinio Collatino, pronipote di Tarquinio il Superbo, venne violentata dal figlio del re, Sesto, la sua reazione fu quella di richiamare il marito e il padre, Spurio Lucrezio. Arrivarono in quattro: il padre, il marito, Lucio Giunio Bruto, nipote di Tarquinio il Superbo, e Publio Valerio. Dopo aver raccontato lo stupro di cui era stata vittima, la matrona prese un coltello che teneva nascosto sotto la veste e si uccise.
Il Papiro Chirurgico Edwin Smith
Come ormai tutti sanno, l’antico Egitto fu una delle grandi civiltà del bacino medio orientale. La sua organizzazione si manifestò in tutti gli aspetti sociali e religiosi raggiungendo un grado di cultura che ancora oggi ci lascia sorpresi. L’architettura sacra e profana, l’urbanistica, l’arte, la saggezza, l’etica sociale, la conoscenza approfondita e sistematica del mondo circostante (acque; terra; cielo), l’oculato sfruttamento delle risorse naturali e la strutturazione bellica di difesa e offesa, ne fanno un modello di cultura antica che dette dei punti alle civiltà mesopotamiche e ai Greci.
Nella vita quotidiana degli antichi Egiziani non poteva mancare il campo della medicina. La ricerca in questa branca della scienza coinvolge lo studio di molti aspetti della civiltà nilotica. Le indagini sulle fonti letterarie e le rappresentazioni artistiche, ma ancor di più l’esame dei resti umani e delle mummie, ha espanso il campo delle conoscenze antiche.
Il tempio di Debod: l’Egitto nella multiculturale Madrid
Madrid
Dopo aver passeggiato lungo le strade della colorata, solare e soleggiata Madrid, forse dopo la visita del grande Palacio Real, dopo un pomeriggio tra...
Museo Egizio: anche le statue parlano, anzi…scrivono!
“La strada per Menfi e Tebe passa da Torino”.
Lo disse Champollion quando giunse nella città sabauda, ammirato e ammaliato dalla “Drovettiana”, l’incredibile ed eterogeneo insieme di reperti egizi che il console Drovetti aveva messo assieme durante la sua lunga permanenza in Egitto, da poco acquistata dai Savoia. Ma non fu una strada priva di inciampi per il francese, che a Torino poté saggiare la spigolosità di Giulio Cordero di San Quintino – laureato in utroque iure, sacerdote, nominato dal padre di Cesare Balbo curatore della nascente collezione egizia di Torino – a cui Champollion oppose una verve del tutto inaspettata. O forse no.