Dopo la strepitosa mostra su Tutankhamon che nel 2019 ha registrato oltre 1,4 milioni di visitatori, la Grande Halle de La Villette di Parigi torna a raccontare l’Egitto faraonico e lo fa con una nuova grandiosa esposizione che attirerà ancora una volta non solo i grandi appassionati di questa antica civiltà ma anche i curiosi e tutti coloro che vorranno lasciarsi ammaliare dall’irresistibile fascino della terra dei faraoni.
Ramsès et l’or des pharaons approderà a La Villette in primavera e per 6 mesi, dal 7 aprile al 6 settembre 2023, delizierà i suoi visitatori con ben 181 reperti originali, molti dei quali non avevano mai oltrepassato i confini egiziani prima di questa tournée.
Organizzata in collaborazione con il Consiglio Supremo delle Antichità della Repubblica Araba d’Egitto (e prodotta congiuntamente con Cityneon e Word Heritage Exhibitions), questa parigina sarà la prima tappa europea di un tour internazionale iniziato il 20 novembre 2021 al Museum of Natural Sciences di Houston che toccherà in tutto 10 città. Dopo aver ammaliato Houston, San Francisco e Boston Ramesse II approderà alla Grande Halle de La Villette di Parigi per poi sorvolare la Manica, raggiungere Londra, e concludere la tournée in Australia. Ma solo per questa tappa parigina il Ministero delle Antichità egiziano ha concesso eccezionalmente in prestito il meraviglioso sarcofago del grande faraone della XIX dinastia, una sorta di “tributo faraonico”, come lo hanno definito le autorità egiziane, visti i suoi legami con l’archeologia francese (che spiegherò più avanti). Quindi, per questa occasione, il sarcofago uscirà eccezionalmente dall’Egitto per tornare alla Ville Lumière dopo 46 anni.
Visitare questa grande esposizione sarà l’occasione per vivere un’esperienza inedita che ci farà immergere nel cuore del regno di Ramesse II (1303-1213 a.C. ca) e ci farà esplorare il suo tempo tramite un tesoro mozzafiato di oltre 3000 anni fa in grado di raccontare la vita e il regno del celebre faraone, ma anche la sua prosperità e posterità.
Durante la millenaria storia della civiltà egizia innumerevoli sono stati i sovrani che hanno governato su Kemet e i suoi abitanti, ma solo uno di loro è stato ricordato dai posteri con l’epiteto de “Il Grande” e diventando quasi una leggenda è sopravvissuto allo scorrere dei secoli come nessun altro è stato in grado di fare. E’ stato il suo epico nome, tra l’altro, che ha permesso a Champollion di scoprire la chiave per decifrare i geroglifici 200 anni fa (nel 2022 il bicentenario della decifrazione. Vedi qui il nostro speciale per ricordare l’evento). Ramesse II fu un grande e longevo sovrano: visse 90 anni (un vero primato per il suo tempo), regnò ben 67 anni ed ebbe oltre cento figli. La sua grande diplomazia e la sua brillante campagna di pubbliche relazioni compensarono l’inferiorità militare del suo esercito, anche se grazie alla sua azione propagandistica ci è arrivata l’immagine di un guerriero coraggioso che non solo combatté in prima linea per riconquistare le terre perdute dall’Egitto ma fu anche un negoziatore di pace (è suo il primo trattato di pace della storia). Ogni angolo d’Egitto parla di lui: grandi e numerosissime furono le sue opere monumentali (nessuno come lui costruì così tanto), come innumerevoli sono le raffigurazioni che lo ritraggono ed impressionanti sono colossi che ancora possiamo ammirare. Rese omaggio a suo padre e a sé stesso completando di tempio di Abido e nel suo tempio funerario, il Ramesseum, fece allestire un’enorme biblioteca dove erano conservati oltre 10.000 rotoli di papiro. Diede il suo nome a un’importante città che volle costruire nel Delta, Pi-Ramesse, che divenne capitale dell’antico Egitto fin quando non verrà abbandonata per il prosciugamento del canale del Nilo lungo il quale era stata edificata. Ma nonostante l’abbandono la sua Pi-Ramesse continuò a vivere una seconda vita, in quanto fu smontata e tutto il materiale edilizio fu riutilizzato nella costruzione della nuova capitale, Tanis, una città di cui si parlerà anche nella mostra parigina in quanto diversi sono i reperti che giungono da questo sito archeologico.
Già al suo tempo Ramesse II fu identificato come un simbolo di grandezza contro il quale si misurarono tutti i suoi successori, i quali per lungo tempo (per ben due dinastie) presero in eredità il suo nome, alimentando così la sua leggenda che non fece altro che crescere nel corso dei secoli. Oggi è considerato la massima espressione della potenza e della gloria dell’antico Egitto.
La sua tomba (la KV7) fu saccheggiata già nell’antichità, alla fine del Nuovo Regno. Infatti, quando venne scoperta completamente vuota, considerando la grandezza del faraone e le dimensioni della sua dimora per l’eternità, il mondo credette di aver perso per sempre quello che doveva essere il suo immenso tesoro e la sua mummia. Invece il corpo del faraone fu ritrovato nel 1881 nella cachette di Deir el-Bahari denominata DB320, racchiuso nel sarcofago precedentemente appartenuto a suo nonno Ramesse I. Studiando i bendaggi del suo corpo, un’iscrizione ieratica posta sul coperchio del sarcofago e gli antichi documenti redatti dai sacerdoti di Amon sappiamo che nel 1090 a.C. (durante la XX dinastia) la sua mummia venne traslata per motivi di sicurezza nella KV17, la sepoltura di suo padre Seti I, poi, 30 anni dopo, a seguito di una nuova intrusione nell’ipogeo, il Sommo Sacerdote di Amon Pinedjem I nel giro di 72 ore la trasferì in altre due sepolture diverse, ma solo dopo aver provveduto alla sostituzione delle bende rimosse dai tombaroli nel tentativo di spogliare il sovrano dei suoi amuleti e dopo aver riposto tra le sue mani nuovi modestissimi scettri in legno di palma in sostituzione di quelli in oro che erano stati trafugati.
La salma del grande Ramesse non trovò mai pace, infatti non finiscono qui le sue rocambolesche avventure! Nel 1976 la sua mummia venne portata a Parigi dove fu accolta con il picchetto d’onore proprio come si riceve un sovrano. Approdò nella capitale francese nel suo raffinatissimo sarcofago ligneo per un delicato intervento di conservazione in quanto vittima di un fungo che, con il suo sviluppo, ne stava provocando un veloce deterioramento (leggi qui per saperne di più). Tornata in Egitto dopo una mostra allestita proprio in suo onore al Gran Palais, prese finalmente posto nella sala delle mummie dello storico Museo del Cairo in piazza Tahrir, ma nell’aprile del 2021 fu la volta di un nuovo, e speriamo definitivo, trasferimento verso il National Museum of Egyptian Civilization, sempre al Cairo. Lo spostamento della sua e delle altre mummie reali avvenne in mondovisione con una “golden parade” accompagnata da tutti gli onori militari e ben 21 colpi di cannone sparati a salve dalle forze armate egiziane.
Beh, tra la sua longeva esistenza e tutte le avventure terrene post mortem (per non parlare del suo viaggio ultraterreno verso la Duat e del suo ormai millenario soggiorno tra le stelle imperiture), se Ramesse II potesse parlare ne avrebbe da raccontare! Intanto, per cominciare, scopriamo cosa ha da svelarci questa splendida mostra a lui dedicata!
Il percorso che si snoderà nei locali de La Villette inizierà con un filmato dove verranno proposti spettacolari scorci panoramici e dove si andrà all’esplorazione della vita di Ramesse II. Sorvolando la necropoli tebana sarà possibile rivivere anche la famosa scoperta del nascondiglio in cui nel 1881 fu trovato il corpo del celebre sovrano assieme ad altre mummie reali.
Il visitatore, poi, potrà ammirare con i suoi occhi ricchezze tra le più preziose al mondo, come il tesoro di Tanis, e conoscere appassionanti storie su Ramesse e la sua vita, il suo regno e la sua prosperità. Sarà presentata al pubblico una collezione di opere d’arte incredibilmente preservata composta da statue, sarcofagi, mummie animali, maschere reali, sontuosi gioielli e amuleti, tesori riccamente decorati in oro e argento testimonianza del grande know-how degli antichi artisti egiziani.
La farà da padrone indiscusso lo splendido sarcofago eccezionalmente in mostra in questa tappa. Risalente probabilmente alla fine della XVIII dinastia (XIII secolo a.C., il culmine dell’antica civiltà egizia) e realizzato con pezzi di legno pregiato tenuti insieme per mezzo di un sistema di tenoni e mortase, il sarcofago originariamente doveva essere ricoperto in oro e presentare intarsi di pietre semipreziose e pasta vitrea. La superficie venne successivamente raschiata e dipinta di giallo, alcuni dei dettagli vennero evidenziati con colori accesi e gli occhi contornati di nero. Il sovrano è raffigurato come un Osiride, con le braccia incrociate sul petto, mentre impugna i due scettri reali, l’uncino heqa e la frusta nekhakha. Indossa il nemes ornato dall’ureo e ha la barba posticcia intrecciata sotto il mento. Il sudario di cui è vestito gli copre i piedi e, sul suo ventre, due grossi cartigli ricordano il suo nome wsr mAat ra stp n ra – ra ms sw mr Jmn (“Potente è la Ma’at di Ra, scelto da Ra” e “Ramesse amato da Amon”).
Tra gli altri reperti esposti sono da evidenziare:
– un colosso in calcare di Ramesse II;
– l’incredibile collier in oro composto da oltre 5000 perline infilate su 5 catenine per un peso totale di oltre 8 kg appartenuto a Psusenne I (XXI dinastia, successore dei ramessidi, la cui tomba a Tanis ha restituito uno straordinario tesoro);
– la maschera funeraria del generale Oundebaounded, al servizio di Psusenne I, i cui lineamenti trasmettono infinita dolcezza e serenità. La maschera, realizzata in oro (la carne degli dei) e con intarsi di pietra vitrea per delineare gli occhi, veniva posta sul volto della mummia così da conservare il ritratto idealizzato del defunto e permettergli di contemplare l’eternità;
– l’ostracon con raffigurato Ramesse IV sul suo carro;
– il sarcofago di Sheshonq II (XXII dinastia);
– un pendente di Mereret, figlia di Sesostri III (XII dinastia);
– e inoltre la maschera funeraria di Amenemotep; uno specchio d’argento; un amuleto in oro con le due dee tutelari dell’Alto e Basso Egitto appartenuto a Psusenne I; i famosi bracciali azzurri di Sheshonq I e tanto altro ancora…
Acquistando un biglietto supplementare di €.15,00 si avrà anche la possibilità di provare un’esperienza di realtà virtuale immersiva che ci farà viaggiare alla scoperta dei monumenti di maggior impatto edificati da Ramesse II, come i templi di Abu Simbel e la tomba della sua Grande Sposa Reale Nefertari, mentre il “fantasma” della regina accoglierà il visitatore e lo condurrà attraverso un’emozionante avventura (ho scritto fantasma tra virgolette perché visto che trattiamo di cultura egizia non avrei usato questo termine come invece fanno gli autori della realtà virtuale nel promuovere il loro prodotto. Come sappiamo l’anima era composta da più entità e quella che forse si avvicina di più al nostro concetto di fantasma è l’Akh, ovvero l’unione magica del Ba e del Ka che insieme sopravvivono come uno spirito illuminato).
Vediamo ora cosa dicono di questa mostra gli organizzatori.
“Siamo entusiasti di presentare al mondo questo meraviglioso ensemble”, ha affermato Ron Tan, presidente esecutivo del gruppo e amministratore delegato di Cityneon Holdings, il cui team di esperti ha contribuito a progettare la mostra. “I nostri partner della World Heritage Exhibition hanno pienamente appoggiato la nostra idea di evidenziare l’enorme impatto che Ramesse ebbe sullo sviluppo storico dell’Egitto… Questa spettacolare mostra presenterà 181 rari manufatti egizi, la collezione più impressionante che illustra la grandezza della regalità faraonica. I visitatori passeggeranno tra gli inestimabili reperti del grande faraone e potranno anche immergersi nell’atmosfera dell’epoca grazie a un’esperienza di realtà virtuale”.
“È fondamentale che l’Egitto condivida i suoi tesori storici in tali mostre”, osserva il segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, il dottor Mostafa Waziri. “L’esposizione di pezzi antichi permette di generare finanziamenti finalizzati alla loro tutela e restauro. Gli splendidi reperti svolgono anche il ruolo di ambasciatori d’Egitto nel mondo”.
“Ramses II è considerato il più grande sovrano che abbia regnato sull’Egitto”, ha dichiarato l’ex ministro egiziano delle Antichità e celebre archeologo Zahi Hawass. “Molti dei manufatti e delle strutture che abbiamo utilizzato per tracciare la storia dell’Egitto risalgono al suo regno. Questa mostra metterà in luce i momenti cruciali che hanno permesso al grande faraone di entrare nella storia”.
Parigi ha già avuto modo di conoscere la grandiosità di questo sovrano con la mostra “Ramses le grand” organizzata nel 1976 alle galeries nationales du Grand Palais a seguito del restauro della sua mummia, occasione in cui si registrò una grande affluenza di visitatori. Gli organizzatori di Ramsès et l’or des pharaons sperano che Ramesse II affascini ancora i parigini, la Francia tutta, ma anche gli ospiti stranieri che si muoveranno appositamente dai paesi confinanti proprio come è successo per la mostra su Tut.
Ora sorge spontanea una domanda: Ramsès et l’or des pharaons supererà il record registrato da Toutânkhamon, le trésor du Pharaon che ricordiamo essersi aggiudicato il titolo quale mostra maggiormente visitata a Parigi in tutti i tempi? Non possiamo saperlo ancora, ma una cosa sembra certa: ne rimarremo stupiti! Per la prima domenica le prenotazioni sono già sold out.
Il video Promo della mostra:
Photo gallery di alcuni reperti: