Giovedì 30 giugno, presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli inaugura la mostra Luigi Pagano. Fatiche Ferite, a cura di Marco De Gemmis.
Il progetto, promosso dal Servizio Educativo del MANN, coadiuvato dal professore Simone Fortesta e dal critico d’arte Pasquale Ruocco muove attorno alla colossale statua dell’Ercole Farnese reinterpretata dall’artista confrontando il suo lato mondano con quello divino, le ferite terrene con le leggendarie fatiche.
La mostra, inoltre, ha ricevuto il riconoscimento del Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee 2016. In occasione dell’inaugurazione verrà presentato il catalogo con testi, oltre che del curatore, di Simone Foresta e Pasquale Ruocco.
«Il corpo di marmo dell’Eracle Farnese – suggerisce il curatore Marco de Gemmis – si fa osservare nel suo imponente insieme, ma presto, inevitabilmente, invita pure a farsi scomporre e ricomporre allontanandosene e avvicinandosi. Diversamente da come ce lo mostra la precedente, copiosissima iconografia post-antica, che si appropria della sua colossale interezza, Pagano, come forse ancora non era stato fatto, spezza la statua per considerarla in parti: scompone e astrae, e non ricompone l’antico corpo ispiratore in nessun lavoro di questa installazione di grandi (Cinto, Idra, Leone) e piccoli dipinti (il polittico Lacerti e le Chine che evocano le dodici fatiche in rapidissime allusioni): preferisce frammentarlo definitivamente, e al limite accostare bruscamente il protagonista – o meglio le parti che ne preleva – a tracce a stento riconoscibili delle mitiche storie che lo hanno attraversato, proiettando la presente, fisica realtà nella dimensione, da essa inscindibile, della memoria, del racconto del suo vissuto. Ridottane parzialmente la monumentalità e mascheratone il valore di intramontabile icona, l’opera si apre a nuove direzioni: più facilmente può apparirgli un grande e possente uomo vivo, capace di suggerire altre immagini di corpi non di marmo ma di carne, come è nel quadro con la testa segnata da una lunga e profonda ferita ricucita che ancor più ci riguarda e chiama in causa al di là della dimensione dell’arte. Pagano ha accolto con la necessaria preoccupazione il nostro invito a confrontarsi con l’Eracle del Museo, intravvedendo quasi subito, però, che la sfida gli consentiva di proseguire coerentemente la sua ricerca. La sua pittura dipinge e scolpisce, o meglio plasticamente modella, quel che sottopone a metamorfosi mentre si insinua in pieghe, avvallamenti e bombature, scabrosità, ferite.».
La mostra sarà visitabile, fino all’11 settembre, secondo gli orari del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Fonte Ufficio stampa Museo archeologico Napoli
Immagini: Courtesy of Press Office MANN