Il museo di Vulci al Castello della Badia: inaugurato nuovo allestimento.

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Il 29 giugno è stato riaperto al pubblico il Museo Archeologico Nazionale di Vulci completamente rinnovato.

Il museo si trova all’interno del Castello della Badia, un complesso monumentale medievale. Dopo essere stato parte dei possedimenti dei Farnese, dello Stato Pontificio, di Luciano Bonaparte e dei Torlonia, il Castello, negli anni ’60 del ’900, entra a far parte dello Stato italiano divenendo sede del Museo Nazionale nel 1975.

Il nuovo percorso del Museo attraversa i secoli di vita della città etrusca con ambientazioni molto suggestive per ogni sezione: un campo d’urne per il IX secolo a.C.; sfarzose camere funerarie dei princeps dell’Orientalizzante per il VII secolo a.C.; la ricostruzione del porto marittimo di Regisvilla, attraverso cui Vulci intrecciava relazioni commerciali e culturali con tutti i popoli del Mediterraneo.

Dieci le sezioni nelle quali sono stati ricreati e ricostruiti i contesti originali in cui i reperti vennero ritrovati.

“Dal villaggio alla città”: la nascita della città è un processo storico lungo e complesso che inizia a svilupparsi durante le fasi finali della preistoria.

“La città dei morti”: accanto alla città dei vivi si stende la città dei morti e attraverso il rituale conosciamo la struttura e l’ideologia che caratterizza la società etrusca.

“Vulci si apre al Mediterraneo”: dalla fine dell’età Villanoviana personaggi eminenti ci testimoniano la volontà di celebrazione del proprio ruolo attraverso tombe a fossa in cui depongono ricchi oggetti personali, spesso provenienti da paesi lontani, come lo scarabeo egizio.

“Il trionfo dell’aristocrazia”: a partire dalla fine dell’VIII secolo a.C. nell’Orientalizzante si assiste ad un graduale arricchimento dei corredi deposti nelle tombe, con materiali che sono sempre più preziosi a dichiarare il crescente controllo del territorio e delle risorse, da parte dei ceti aristocratici di Vulci.

“Vulci e il commercio etrusco arcaico”: a partire dall’VIII secolo a.C. grazie alle sue ricchezze, Vulci diventa un importante punto di arrivo per i beni provenienti dall’area greca e dalle coste del Vicino Oriente. Testimonianza sono le anfore da trasporto (con vino e olio) provenienti da Corinto e dalla Laconia.

“I porti della città”: le grandi metropoli marittime dell’Etruria meridionale, tra la fine del VII e inizi del VI secolo a.C., realizzano sulla costa le loro aree portuali. Vulci ha come porto principale Regisvilla o Regae.

“Amanti di tutte le arti”: a partire dalla fine del VI secolo a.C. Vulci conosce un’intensa ripresa edilizia. Si costruiscono tanti e importanti edifici pubblici. Ma soprattutto emerge uno tra i più raffinati ceramisti d’Etruria: il Pittore di Micali con i suoi meravigliosi vasi popolati da figure mitiche e animali fantastici.

“Vulci città murata”: dalla seconda metà del IV secolo a.C. Vulci ha una possente fortificazione.

“Autocelebrazione di un’aristocrazia”: nel IV secolo a.C. a Vulci inizia una nuova e intensa ripresa economica e edilizia con l’emergere di alcune famiglie aristocratiche, come ci testimonia la Tomba François.

“Produrre per il culto”: lo scavo di un quartiere artigianale ha portato alla luce delle fornaci utilizzate nel III secolo a.C. per la cottura dei vasi e per la produzione di ex-voto prodotti a matrice.

Al piano terra, da segnalare, la mostra temporanea:” Vulci e i misteri di Mitra. Culti orientali in Etruria”, dove è allestito il bellissimo gruppo marmoreo di Mitra che uccide il toro, ritrovato nel 1975.

Il rinnovato museo di Vulci fa inoltre da apripista ad un progetto molto più ampio di valorizzazione di questo territorio storico-naturalistico-archeologico: la creazione di un sistema museale integrato e formato dal Museo della Badia e dai due musei Civici di Canino e Montalto di Castro.

A Vulci si racconta l’evoluzione e lo sviluppo della città etrusca attraverso vicende e fenomeni economico-artistici e storici; il Museo di Canino nel Convento di San Francesco ripercorrerà la storia della ricerca archeologica di questo territorio; il Museo di Montalto nelle Masse di San Sisto sarà invece la lente d’ingrandimento sulla scultura etrusca.

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