Margaret Murray è nota principalmente per il suo contributo nel campo dell’Archeologia Egizia, che non sempre le fu riconosciuto, come molte sue contemporanee, ma il suo lavoro di ricerca e insegnamento fu pari a quello dei suoi colleghi uomini. Oltre a dare il suo contributo all’archeologia e antropologia, questa studiosa fu sostenitrice dei movimenti sociali della sua epoca, come la campagna per il voto femminile. Anche se generalmente descritta come l’assistente del grande egittologo Flinders Petrie, Margaret Murray era un’archeologa indipendente che merita tutto il riconoscimento dovuto a una studiosa del suo calibro.
GIOVINEZZA IN INDIA
Margaret Alice Murray nacque in India, a Calcutta, il 13 Luglio 1863 e credo che nemmeno lei avrebbe potuto immaginare quante emozioni le avrebbe regalato il suo futuro. Nonostante definisse la sua autobiografia come ‘il racconto di una vita senza una singola avventura’, Margaret ebbe moltissime avventure durante i suoi scavi, senza contare che fu una delle protagoniste della ‘rivoluzione’ che portò all’accettazione a pieno titolo delle donne come studentesse universitarie e visse il passaggio dell’Egittologia da passatempo per gentiluomini a disciplina scientifica di tutto rispetto. Se dovessi scegliere un aggettivo per descriverne la personalità sarebbe “anticonvenzionale” in quanto erano poche le donne come lei nell’epoca vittoriana. Impegnarsi in una disciplina riservata solo a uomini non deve essere stato facile e ben poche donne della sua epoca hanno avuto la fortuna (e forse, alcune, anche il desiderio) di viaggiare come lei fece.
Fino ai trent’anni visse con la famiglia in India, ma, annoiata a morte dal far nulla, a circa vent’anni decise di fare volontariato in un ospedale, dove non era certo trattata con i guanti. Il suo turno andava dalle 8 del mattino alle 8 di sera e il caldo estivo indiano era decisamente faticoso da sopportare. Tuttavia una formazione medica di base si rivelò molto utile a Margaret, che spesso avrebbe curato i lavoratori Egiziani sullo scavo o gli abitanti di villaggi vicini che si rivolgevano a lei. Come lei stessa nota, il fatto di avere un discreto successo in un campo non suo la rendeva molto orgogliosa. Una volta lasciata l’India, non poté continuare poiché non era conveniente per una ragazza della sua estrazione sociale fare l’infermiera e, anche se fosse riuscita a convincere suo padre, non aveva i requisiti minimi di altezza. Si ritrovò quindi di nuovo senza nulla da fare, ma questo non la preoccupò perché, come scrive nella sua autobiografia, quando si cerca di trovare una carriera ‘se in principio non hai successo, tenta, tenta, tenta ancora’. Il suo secondo tentativo fu di lavorare al servizio della comunità in circoli parrocchiali, ma l’aria troppo austera e i lavori troppo casalinghi non erano quello che cercava. L’Egittologia si rivelò notevolmente più interessante per la ormai non più giovanissima Margaret.
ALLIEVA A UNIVERSITY COLLEGE
L’inizio della carriera egittologica di Margaret è in un certo senso dovuto alla sorella Mary. Durante una visita di Margaret a Madras, in occasione della nascita di suo nipote, Mary vide un annuncio: Flinders Petrie aveva cominciato a dare lezione di geroglifici e, visto che lei non poteva andarci perché sposata, la sorella avrebbe frequentato le lezioni. Così nel gennaio del 1894, a trentun anni e tutto sommato per caso, cominciò a frequentare il corso di geroglifico insegnato da Griffith e non Petrie, che all’epoca era impegnato per due terzi dell’anno a scavare in Egitto. Solo verso maggio lo vide per la prima volta e le fece un’impressione negativa, visto che si comportava ‘come se l’intero posto (la Edwards library, l’allora dipartimento di Egittologia) appartenesse a lui’. Finalmente Margaret incontrò l’uomo che lei considerava semplicemente un genio, anche se con i suoi difetti, ma l’unico ad aver contribuito a studiare l’antico Egitto tramite la cultura materiale e non solo tramite i testi e quindi ad aver rivoluzionato l’Egittologia. Fu proprio Petrie a spingerla l’anno successivo a scrivere il suo primo articolo sul concetto di proprietà nell’antico Egitto. Questo evento ebbe una grande influenza sulla Murray: come tutti, provò un enorme piacere nel vedere il proprio lavoro pubblicato e capì che fare ricerca la appassionava più di ogni cosa. Questa passione non la abbandonò mai: nel corso della sua lunga vita pubblicò circa 150 tra articoli e libri su diversi argomenti.
PRIMA INSEGNANTE DI ARCHEOLOGIA DONNA
Intanto a University College le lezioni di Geroglifico continuavano, nonostante tutti gli studenti fossero abbastanza confusi e si aiutassero a vicenda nelle traduzioni. Vista la meticolosità di Griffith, che revisionava continuamente le sue traduzioni alla lavagna, per i principianti era abbastanza difficile seguirlo. Mentre per molti degli allievi le lezioni erano un passatempo, Margaret diventò presto esperta in geroglifico e dopo il trasferimento di Griffith nel 1898 cominciò ad insegnare ai principianti. L’anno seguente l’università le conferì il titolo di Junior Lecturer, rendendola la prima donna ad avere un titolo di insegnamento in archeologia nel Regno Unito. Più tardi cominciò anche ad insegnare corsi sulla storia e religione dell’antico Egitto e, dopo il pensionamento del suo collega Dr. Walker, anche Copto avanzato. Progressivamente si occupò sempre di più dell’amministrazione del dipartimento e insegnò quasi la maggioranza dei corsi, vista l’assenza di Petrie. Nel 1924 fu promossa a ruolo di Assistente e nel 1931 le fu conferito un dottorato onorario. Nonostante Flinders Petrie, come Edwards Professor di Archeologia Egizia e Filologia, ricevesse un ottimo stipendio, Margaret Murray veniva pagata talmente poco che non si poté permettere l’abito per ricevere il suo dottorato (come è costume nei paesi anglosassoni). La gentilezza e la riconoscenza dei suoi alunni, che fecero una colletta per pagarle l’abito, le permise di riceverlo, ulteriore dimostrazione del fatto che era una insegnante paziente e gentile, probabilmente perché lei stessa era stata una studentessa e sapeva bene quali fossero le difficoltà per un principiante. La sua grammatica di geroglifico, seppur datata, dimostra una naturale intelligenza nel capire gli studenti: è organizzata in maniera efficiente, con le spiegazioni necessarie e utilissime tabelle estraibili con le coniugazioni delle varie classi di verbi. Il formato ridotto (quasi tascabile) poi potrebbe essere pensato solo da una persona con un senso pratico come il suo. Proprio questo suo senso pratico e il fatto di essere stata una principiante lei stessa le avevano conferito le abilità per riformare il povero ‘Certificato in Egittologia’ (College Certificate in Egyptology): alle materie già esistenti aveva voluto aggiungere anatomia dello scheletro, antropologia, etnologia, mineralogia, disegno in scala e fotografia. Una selezione abbastanza moderna se si considera la formazione archeologica dell’epoca. Oltre ad essere un’insegnante eccellente, aveva un’ottima capacità nel capire le persone e spesso selezionava studenti come assistenti di campo negli scavi di Petrie, molti dei quali si fecero poi un nome nell’Egittologia. Come ricercatrice invece era interessata allo studio della religione e riteneva gli oggetti la chiave per comprende le credenze degli antichi, chiaramente influenzata dalla filosofia di Petrie che vedeva nella cultura materiale un mezzo complementare ai testi. La visione di Margaret Murray dell’archeologica era infatti di quella di una ‘antropologia nel passato’.
Dei suoi anni alla University College, da lei definita ‘Alma Mater, loved and splendid’ (Alma mater, amata e splendida) sono interessanti da ricordare il periodo della lotta per ottenere una sala comune per le studentesse, non ammesse in quella maschile, e il suo interesse per la vita generale dell’università. Era una persona decisa ad agire, ma non brutale. Dopo vari rifiuti per avere una sala comune più grande di uno sgabuzzino con due poltrone, invitò il Rettore a prendere un caffè, ma estese l’invito a tutti i membri dell’università. Venne così tanta gente che si era formata una lunga coda e le persone dovevano uscire perché altri potessero entrare: non appena si fu liberata una stanza grande a sufficienza, fu riservata alle studentesse del collegio. Anche per quanto riguarda la vita generale del collegio era sostenitrice dell’uguaglianza tra uomini e donne: invitava nella sala comune femminile i colleghi maschi, con cui non riusciva a discutere perché esclusa dalla sala comune maschile e perché era difficile parlare durante il pranzo. Sempre nei suoi anni a Londra si interessò al movimento delle suffragette in sostegno del il voto femminile e una maggiore parità tra uomini e donne, contro una disuguaglianza che probabilmente doveva affrontare tutti i giorni nel suo lavoro e nella società. Questo si riflette anche nel fatto che era interessata a pubblicare aspetti della vita delle donne nell’antico Egitto, nonostante fossero considerati dai suoi colleghi maschi come ‘troppo spiacevoli’ per una donna. Dopo il pensionamento, l’università le mancò molto e per evitare attacchi di nostalgia non tornò mai più nella Edwards library e preferì andarsene senza grandi cerimonie. A University College tornò almeno due volte, per il centenario di Petrie e nel 1963 per il suo centesimo compleanno, occasione in cui l’università le dimostrò gli onori dovuti con una cerimonia. Questo anche grazie all’affetto e al riconoscimento dei suoi allievi che erano diventati la nuova generazione di egittologi nel Regno Unito, come Rex Engelbach, futuro direttore del Museo del Cairo, Guy Brunton, W. B. Emery, futuro Edwards Professor, o Raymond Faulkner, autore del famoso dizionario di geroglifico.
SCAVI ARCHEOLOGICI
Nel 1902-3 partecipò con Petrie e sua moglie Hilda allo scavo di Abydos per copiare le iscrizioni copte sui muri del tempio di Sethy I. Qui alloggiava nella casa di scavo, decisamente spartana, di Petrie. Durante questo periodo cominciò a fare da infermiera ai lavoratori locali, ma delle sue memorie di questa missione di scavo due sono i racconti che colpiscono di più. Entrambi gli episodi riguardano la cultura vittoriana dell’epoca e i sentimenti provati all’estero. Mentre per molti era un’esperienza eccitante, ma anche rischiosa e scomoda, per Margaret, come per Petrie, rappresentava la possibilità di vivere in un ambiente spartano (molto apprezzato da Petrie), ma in maggiore libertà rispetto alle costrizioni della società londinese. Il primo giorno di scavo a Margaret fu affidata una squadra di lavoratori egiziani da seguire, ma visto lo scarso rispetto che le venne mostrato dai lavoratori, decise, mostrando una buona dose di polso, di riportare tutti indietro e far perdere loro un giorno di paga. In questo modo si guadagnò il rispetto dei lavoratori e di Petrie, che, secondo Margaret, l’aveva messa alla prova apposta per controllare che fosse adatta a lavorare sul campo. Orgogliosa della sua destrezza, ma molto risentita di questo fatto, nota come a nessun assistente maschio fosse stato fatto questo test. L’altro episodio: una sera era giunta notizia di un incidente all’Osireion e quattro membri della squadra avevano deciso di andare a dare un’occhiata. Un po’ per farsi coraggio e un po’ per divertimento, Margaret, Hilda Petrie e Miss Eckstein unirono le mani e danzarono al chiaro di luna. Lo sbigottimento del vittoriano Mr Stannus e il divertimento che le tre donne devono aver provato ci dà un’immagine di questi vittoriani all’estero, dove, lontano da sguardi di disapprovazione, era possibile lasciarsi andare ad una maggiore spontaneità.
Successivamente, nel 1903-4, lavorò a Saqqara dove si occupa della copiatura delle iscrizioni sui muri delle mastabe, che porterà alla pubblicazione del volume Saqqara Mastabas Part I-II (Mastabe di Saqqara Parte I-II).
Dopo gli scavi in Egitto passò varie estati a Malta e poi a Minorca: di queste ricerche pubblicò vari volumi. Margaret Murray si occupò delle illustrazioni per le pubblicazioni degli scavi di Petrie, in particolare era apprezzata per la sua abilità nel ripassare a inchiostro le tavole. Questa pratica le diede le basi necessarie per curare le pubblicazioni dei suoi scavi indipendenti, volumi abbastanza apprezzati all’epoca e un risultato notevole se contiamo la mole di lavoro data dalla velocità di pubblicazione e che tutto doveva essere fatto a mano. Oltre ad insegnare e partecipare a missioni archeologiche, catalogò molte collezioni Egizie nel Regno Unito, tra quelle del National Museum of Antiquities di Edimburgo, il Museo Nazionale d’Irlanda a Dublino, l’Ashmolean Museum di Oxford e il Museo Nazionale di Malta a La Valletta.
Nel 1935 arrivò la fine della carriera accademica ufficiale, andò in pensione dal ruolo di Assistente e raggiunse Petrie in Palestina, dove stava ultimando i suoi scavi. Il suo ultimo scavo fu a Petra su cui poi pubblicò due volumi: Petra, the Rock City of Edom (1939) e A Street in Petra (1940). Altre sue pubblicazioni importanti, uscite dopo il suo pensionamento, sono The Splendour that was Egypt, uscito nel 1949 alla veneranda età di 86 anni e Genesis of Religion, pubblicato a cent’anni.
Che la Murray fosse un’archeologa moderna lo dimostra il fatto che aveva un interesse per il periodo copto, all’epoca decisamente sottovalutato. L’unico interesse che si aveva era per la vicinanza del Copto all’Egiziano antico e per la sua importanza per la Cristianità, ma l’Egittologia ‘vera e propria’ terminava con la conquista di Alessandro Magno, che secondo gli studiosi dell’epoca aveva portato alla fine della civiltà egizia. Nel 1920 questo interesse aveva portato Margaret a visitare vari villaggi copti per vederne le usanze e tradizioni. Un fatto spiacevole, ma affrontato con spirito, ci dipinge una donna forte e spiritosa. Morsa da un cane sospettato di avere la rabbia, le viene concesso di partecipare ad una cerimonia di Anba (=padre, santo) Tarabo, che proteggeva dai cani rabbiosi. Come le fa notare il suo ospite copto, se non ci fosse stato questo spiacevole episodio non avrebbe mai assistito a questa cerimonia, che probabilmente solo lei aveva potuto descrivere al mondo occidentale.
STREGONERIA
Dal 1953 al 1955 fu presidentessa della Folk-Lore Society e le sue teorie sulla stregoneria ebbero un ruolo importante nella creazione del moderno culto Wicca e altri movimenti neopagani. Questo interesse per la stregoneria cominciò durante la Grande Guerra, quando, non essendo possibile fare ricerca egittologica, poiché le biblioteche erano chiuse, e non potendo contribuire alla causa di guerra, cominciò a lavorare sulla stregoneria, secondo lei incentrata sul culto del Dio Cornuto e altri riti di origine pagana. Le sue teorie furono poi discreditate, però, come ha recentemente osservato Ruth Whitehouse, è comprensibile che archeologhe donne preferissero narrative storiche che assegnavano un ruolo centrale alle donne, come la teoria della Dea Madre, in risposta ad un mondo dominato da una società patriarcale che relegava le donne ad un ruolo marginale nella storia. Teorie ugualmente ormai discreditate e poco giustificabili, ma proposte da uomini, sono state trattate con più tolleranza ed hanno intaccato di meno la loro reputazione, incluso Petrie, che credeva che la civiltà egizia non potesse essere stata creata da Africani, ma fosse il prodotto di una razza intrusiva di bianchi!
Poco prima della seconda guerra mondiale fece una serie di conference in Finlandia, (due volte), Norvegia, Svezia ed Estonia, non sull’antico Egitto, ma sul culto delle streghe su cui nel 1921 aveva pubblicato The Witch-Cult in Western Europe: A study in Anthropology. Durante questo tour di conferenze aveva scelto di stare con una famiglia finlandese e non inglese siccome voleva conoscere gli usi e costumi locali dovunque si trovasse, ed era più che contenta di adattarsi alle usanze del luogo, un atteggiamento che la distingue da molti suoi contemporanei. Questa sua curiosità verso la cultura locale, un forte gusto etnografico, ci mostra come fosse anche un’antropologa oltre che un’archeologa, forse ispirata dall’essere cresciuta in India e dall’interesse di sua madre per le donne locali, della cui condizione si era occupata in prima persona.
Max Mallowan nel Dictionary of National Biography, riporta un aneddoto interessante su come la Murray praticasse la magia. All’Istituto di Archeologia aveva fatto un incantesimo in un pentolino contro un collega che aveva ricevuto una promozione che lei non approvava. L’incantesimo in un certo senso funzionò: la persona si ammalò, però a causa della malattia fu promossa ad un lavoro più importante ancora e maggiormente adatto alla sua condizione di salute. Visto il carattere razionale del suo approccio verso l’occulto (e lavorando con l’antico Egitto prima o poi l’occulto lo si incontra) è più probabile che se il racconto è vero si trattasse di uno scherzo, più coerente con la personalità di questa archeologa che traspare sia dalla sua autobiografia che da altri racconti.
Della sua vita privata non si sa molto dall’arrivo a Londra in poi; nella sua autobiografia abbiamo un buon racconto della sua infanzia e adolescenza, ma del periodo successivo poco o nulla. Sheppard in un recente studio conferma che al momento non si sa se avesse legami sentimentali con qualcuno e se abbia mai rifiutato proposte di matrimonio.
Margaret Murray si spense il 13 novembre 1963 alla veneranda età di cento anni. Rimasta lucida fino all’ultimo, continuò il suo lavoro di ricerca. L’immagine che traspare dalle varie memorie su questa pioniera è quindi quella di una donna dinamica, determinata e piena di risorse, ma anche interessata al mondo che la circondava e dotata di humour. Questo è testimoniato non solo dal suo supporto alla causa delle donne e dal suo interesse etnografico, ma anche dal fatto che durante la sua carriera cercò di condividere la sua conoscenza sull’antico Egitto con il pubblico, come l’evento dello sbendaggio della mummia di Khnum-Nakht al museo di Manchester nel 1908 (purtroppo pratica abbastanza ortodossa all’epoca!) o i suoi articoli su aspetti meno affrontati della vita nell’antico Egitto. Il ricordo di Margaret Murray oggi non è più quello dell’assistente di Petrie, ma di una studiosa indipendente che finalmente comincia a essere vista come una ricercatrice che ha dato un grande contributo all’Egittologia e merita di essere considerata tra i pionieri in questo campo. Ultimamente una mozione ha deciso che il dipinto di Margaret Murray sarà recuperato dai depositi della University College London e appeso di nuovo nell’Istituto di Archeologia: un primo passo nel riconoscimento dovutole ancora oggi a centocinquant’anni dalla sua nascita.
Splendido articolo. Si potrebbero avere indicazioni bibliografiche?