Nuovi reperti si aggiungono alla mostra Tesori sotto i lapilli al Parco archeologico di Pompei

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Nuovi reperti si aggiungono alla mostra temporanea “TESORI SOTTO I LAPILLI” inaugurata lo scorso 11 settembre presso l’Antiquarium degli scavi di Pompei. Arrivano tutti dalla casa di Marco Fabio Rufo situata nell’Insula Occidentalis.

Anello Bronzo Di Modio

Sono un anello in bronzo di modio con un’iscrizione in lingua greca, un’anforetta invetriata e due coppe in terra sigillata (vernice rossa) da impiegare nel banchetto. L’anello in bronzo era la parte superiore del modio e sulla faccia superiore dell’anello si legge la scritta: “Nell’anno sesto, nel mese di Daisios, campione del modio di Marco Tizio“; sulla faccia laterale è invece l’iscrizione: “Essendo agoranomoi Marco Antonio Thediono e Lisa Aristeo“. Il reperto era pertanto un’unita di misura campione realizzato durante l’edilità dei magistrati locali citati.

Grazie alla nuova mostra il pubblico, attraverso i reperti esposti di due delle case più note, quella del Bracciale d’oro e ora di Marco Fabio Rufo, potrà apprezzare una parte di Pompei poco conosciuta, chiusa da decenni ma che grazie ai lavori di restauro e valorizzazione al più presto restituirà l’intero complesso alla fruizione.

La Pompei fatta di case, templi, teatri e splendidi edifici si arricchisce, nell’estremità occidentale della città antica, di grandiosi complessi di ville urbane, degradanti scenograficamente verso il mare e simbolo dello sfarzo e del lusso del modus di abitare romano. Da qui provengono alcuni dei reperti più preziosi della città vesuviana laddove mosaici, affreschi e arredi presenti nelle ville, delineano quel vivere colto di cui molti personaggi amavano circondarsi, soprattutto nei richiami letterari delle pitture o nella suggestiva bellezza dei giardini lussureggianti delle pareti dei triclini.

Il progetto GPP 27 “Lavori di messa in sicurezza dell’Insula occidentalis con le ville urbane della casa della Biblioteca (VI,17,41), casa del Bracciale d’oro (VI,17,42), casa di Fabio Rufo (VII,16,20,22), casa di Castricio (VII,16,16) “, è un grande intervento dedicato alle lussuose dimore disposte su terrazze panoramiche rivolte verso il mare che si sviluppano sul fronte occidentale della città. Il progetto mira non solo a mettere in sicurezza e a restaurare queste ricche ville urbane, ma anche a valorizzarle attraverso percorsi di visita specifici che restituiscano al pubblico questi edifici chiusi da ormai troppo tempo. L’intervento di restauro prevede oltre alla demolizione delle strutture in cemento armato danneggiate, anche la costruzione di nuove coperture secondo le più aggiornate metodologie di intervento. Queste ricche case torneranno ad essere finalmente parte integrante del percorso di visita della città antica mediante appositi apprestamenti per facilitare i percorsi interni. Inoltre, nell’area a sud-ovest della casa di Fabio Rufo verrà realizzato un giardino che riproporrà l’organizzazione di uno spazio verde come in antico.

Ma cosa potranno ammirare i curiosi visitatori nell’esposizione all’Antiquarium? Innanzitutto, il grande bracciale d’oro, un’armilla, da cui la nota casa prende il nome. Si tratta di un bracciale interamente in oro dal peso di 610 grammi, trovato al braccio di una delle vittime dell’abitazione e caratterizzato, nella parte terminale, da due teste di serpenti con occhi impreziositi da pietre che reggono tra le fauci un disco con la raffigurazione della dea Selene, la luna. La dea è qui rappresentata come fanciulla, con capo coronato da una mezzaluna, circondata da sette stelle mentre solleva le braccia per trattenere un velo rigonfio. Oltre al prezioso reperto, possiamo ammirare nel percorso pensato dai curatori, anche un vero e proprio tesoretto costituito dalle numerose monete che un fuggiasco recava con se nell’estremo tentativo di salvezza dall’eruzione. In una cassettina in legno e bronzo infatti vi erano custodite 40 monete d’oro e 175 in argento, un vero e proprio bottino che non andava lasciato.

Purtroppo la casa ha restituito altre vittime, due adulti maschi e un bambino, forse una famiglia di schiavi che hanno cercato rifugio nel sottoscala di uno degli ambienti di servizio della lussuosa Casa del bracciale d’oro. Le vittime, grazie alla tecnica innovativa del Fiorelli, sono commemorate nella mostra attraverso l’esposizione dei calchi. Ma è procedendo nelle altre sale che appieno ci si rende conto dello sfarzo della villa. Questa infatti, come altri plessi, vantava un grande triclinio impreziosito da affreschi, in particolare due (in mostra), facevano da sfondo ai banchetti dei signori. Le nozze di Alessandro il macedone con Roxane e di Dioniso e Arianna a Nasso, alludono forse alle unioni matrimoniali felici, in una sorta di buon auspicio per gli ospiti del dominus.

In estate, i banchetti venivano organizzati al piano inferiore dell’abitazione, in un lussuoso triclinio aperto su un grande spazio verde adornato da un ninfeo monumentale (visibile in mostra) con mosaici policromi in pasta vitrea, conchiglie e giochi d’acqua all’interno di una finta grotta, secondo la moda dell’epoca. Grande assente nell’esposizione, per esigenze di spazio, la bellissima parete affrescata con scene di giardino, proveniente sempre dalla Casa del Bracciale d’oro, eccezionalmente esposta in questo periodo all’Antiquarium di Boscoreale dopo il rientro da Parigi in cui era oggetto della mostra “Jardins”assieme ad opere di Fragonard, Monet, Cézanne, Klimt, Picasso e Matisse.

La mostra è visibile presso l’Antiquarium degli scavi di Pompei fino al 2018.

 

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Alessandra Randazzo

Studia Lettere Classiche presso il DICAM dell’Università di Messina. Ha ricoperto il ruolo di redattrice e social media manager per www.mediterraneoantico.it e attualmente per la testata Made in Pompei, inoltre è Ufficio Stampa per la società di videogames storici Entertainment Game Apps, Ltd.
Durante la carriera universitaria ha partecipato a numerose campagne di scavo e ricognizione presso siti siciliani e calabresi.
Per la cattedra di Archeologia e Storia dell’arte Greca e Romana presso il sito dell’antica Finziade, Licata (AG) sotto la direzione del Prof. G.F. La Torre, febbraio-maggio 2012; per la cattedra di Topografia Antica presso Cetraro (Cs) sotto la direzione del Prof. F. Mollo, luglio 2013; per la cattedra di Topografia Antica e Archeologia delle province romane presso il sito di Blanda Julia, scavi nel Foro, Tortora (Cs) sotto la direzione del Prof. F. Mollo, giugno 2016.
Ha inoltre partecipato ai corsi di:
“Tecnica Laser scanning applicata all’archeologia” in collaborazione con il CNR-IPCF di Messina, gennaio 2012;
Rilievo Archeologico manuale e strumentale presso l’area archeologica delle Mura di Rheghion – tratto Via Marina, aprile-maggio 2013;
Analisi e studio dei reperti archeologici “Dallo spot dating all’edizione”, maggio 2014; Geotecnologie applicate ai beni culturali, marzo-aprile 2016.
Collabora occasionalmente con l’ARCHEOPROS snc con cui ha partecipato alle campagne di scavo:
“La struttura fortificata di Serro di Tavola – Sant’Eufemia D’Aspromonte” sotto la direzione della Dott.ssa R. Agostino (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria) e della Dott.ssa M.M. Sica, 1-19 ottobre 2012;
Locri – Località Mannella, Tempio di Persefone sotto la direzione della Dott.ssa R. Agostino (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria), ottobre 2014;
Nel marzo 2014 ha preso infine parte al Progetto “Lavaggio materiali locresi” presso il cantiere Astaldi – loc. Moschetta, Locri (Rc) sotto la direzione della Dott.ssa M.M. Sica.

Collabora attualmente con la redazione di: www.osservarcheologia.eu

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