La realizzazione della Linea C della metropolitana di Roma ha richiesto una particolare attenzione per quanto riguarda gli aspetti archeologici della città, sia in fase di progettazione sia di realizzazione, in quanto attraversa vaste aree della periferia ma anche importanti settori del centro storico cittadino ricchi di testimonianze preziose per la storia dell’Urbe. L’attento lavoro di sorveglianza e salvaguardia del materiale archeologico è stato possibile grazie al prezioso aiuto della Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma che in concomitanza con i lavori di realizzazione della linea metropolitana ha avuto modo anche di portare alla luce preziosi reperti fondamentali per gettare nuova luce sugli aspetti storico-archeologi della città.
Gli scavi della nuova stazione, durati tre anni, hanno consentito di esplorare una stratigrafia di oltre 20 metri di profondità con il ritrovamento di migliaia di reperti su una superficie complessiva di quasi 3.000 metri quadrati; un’occasione unica e straordinaria per approfondire la conoscenza di questo settore della città. Dal punto di vista funzionale, la Linea C, permetterà, una volta entrata a pieno regime, di collegare questo settore alla Linea A, generando un maggiore interscambio tra i vari quadranti della città, collegando 18 km di Roma per un totale di 21 stazioni ed entrando di diritto tra le più moderne e tecnologiche metropolitane in esercizio a livello europeo.
Ma le novità non finiscono qui. La fermata San Giovanni sarà la prima stazione-museo della rete metropolitana di Roma, su tre piani, che darà modo ai viaggiatori e ai turisti non solo di raggiungere la destinazione desiderata, ma anche di fare un vero e proprio viaggio a ritroso nella storia, restituendo ai cittadini e non uno spaccato di vita antico assolutamente inedito. La fermata infatti è stata allestita come un museo, con reperti inseriti nelle teche e scelti tra i più rappresentativi dell’epoca moderna e antica, accompagnati da pannelli esplicativi che ne spiegano la storia e la funzione. In autunno, quando è prevista la consegna dei lavori, si potranno ammirare pezzi di tubature in coccio di un impianto di irrigazione di prima età imperiale, ma anche anfore, utensili di I secolo d.C., gioielli in oro, monete, lucerne, anfore, pezzi di statue e non solo.
Nell’atrio ci sono i resti di un servizio di piatti rinascimentale in una vetrina, tracce di palazzi dell’Ottocento, quindi reperti moderni in un viaggio all’indietro che arriva fino all’epoca preistorica. Nel progetto di allestimento le varie epoche sono scandite con colori diversi; sono azzurre le epoche moderne, rosse quelle al piano -2 quelle relative alla Roma imperiale e ad una scoperta eccezionale per gli archeologi che hanno lavorato in questo livello stratigrafico. Resti di una fattoria dove gli schiavi coltivarono un grande appezzamento con alberi di pesche e dove sono stati ritrovati i noccioli, le radici, i vasi per le talee e gli strumenti di lavoro. Il percorso nel tempo poi conduce i viaggiatori al colore verde, quello delle ricostruzioni computerizzate di fossili, mammut e di natura incontaminata. Qui c’è la banchina dove a fine lavori arriveranno i treni. Qui molti secoli fa i primi uomini e donne si accamparono vicino ad uno dei tanti corsi d’acqua scomparsi ma che furono testimoni dei primi insediamenti umani in quella che poi molti secoli dopo sarà la città dei grandi imperatori e di una storia assolutamente straordinaria.