Governatore della Sicilia accusato di corruzione. Cicerone contro Verre

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[…]In questo processo, che i Siciliani mi hanno affidato allo scopo di tutelare i loro interessi oltre che la loro onorabilità, mi sembra si verifichi una stranezza: che coloro che chiedono sia fatta giustizia, perché lesi e rapinati da un Governatore corrotto, ladro dei loro beni e saccheggiatore della loro terra, meritano di essere difesi. E costoro intendo difendere, nei diritti violati, negli indicibili torti subiti, nella loro stessa dignità usurpata, prima ancora di accusare qualcuno. […] Solamente mi spingono, o giudici, ad accettare l’onere di questo incarico la lealtà verso una terra che amo, l’esempio che in quella lontana nobile provincia danno molti uomini onesti e meritevoli di giustizia, il senso del dovere, il rispetto verso le leggi di Roma che un uomo potente e corrotto ha stravolto a vantaggio dei propri personali affari”.

Correva l’anno 70 a.C. Ai primi di gennaio, un giovane avvocato dell’Urbe di nome Marco Tullio Cicerone, presenta al pretore Manlio Acilio Glabrione, presidente del tribunale per i reati di concussione, una richiesta formale di accusa contro Gaio Verre, governatore di Roma nella provincia di Sicilia per tre anni. Glabrione concede all’avvocato Cicerone 110 giorni per trovare tutte le prove possibili per incastrare l’accusato e arrivare al processo, fissato per la fine di aprile, con l’inchiesta chiusa. Il reato è quello di avere sfruttato a suo favore una provincia per assecondare i suoi giochi politici. In questo articolo vogliamo parlarvi di uno dei processi più importanti della storia antica che fu intentato dai Siciliani, costituitisi parte civile, contro Verre. Il governatore Verre aveva finito il suo mandato in Sicilia nel gennaio del 70 a.C. ma non ebbe nemmeno il tempo di tornare a Roma che 64 città dell’isola, stremate per le vessazioni del politico, decisero di rivolgersi al brillante avvocato di Arpino, per qualche tempo questore a Marsala, per intentare contro di lui una causa per corruzione. Di contro Verre non si lesinò a chiamare a sua volta il migliore avvocato di Roma, Quinto Ortensio Ortalo per la difesa. Per prima cosa il Principe del Foro, amico del governatore corrotto, cercò di far slittare il processo oltre l’autunno, quando, per il suo cliente, i tempi politici potevano essere sicuramente migliori.

Cosa succedeva infatti? In estate ci sarebbero state nuove elezioni con la nomina di magistrati e quindi di cariche influenti anche sul processo. In questa corsa però ebbe la meglio Cicerone che riuscì prima dell’estate a far iscrivere a ruolo la causa evitando così che a giudicare l’ex governatore ci fossero protettori e alleati corrotti. Esattamente dal 21 gennaio fino al 20 di aprile Cicerone raccolse tutte le prove possibili, raggiungendo anche la Sicilia e cercando testimonianze inoppugnabili. Purtroppo non tutte le città furono così disponibili in questa lotta contro la corruzione, sappiamo infatti che Messina, Siracusa e Lentini si opposero a dare informazioni contro Verre. Possiamo dire che sicuramente la rete di corruzione e complicità doveva essere ben estesa se i cittadini non vollero prendere posizione contro l’ex governatore. Il potere di questo era così forte che le tentò davvero tutte cercando anche di comprarsi letteralmente l’accusatore . A Cicerone fu infatti proposta una ingente somma di denaro, difficile da rifiutare, ma che l’integerrimo avvocato ovviamente rifiutò. Di contro però si beccò il pettegolezzo, ma in realtà un’accusa bella e buona, di aver intascato una esosa tangente. Finalmente il 5 agosto si aprì l’actio prima in Verrem. L’abilità di Cicerone lascia tutti sorpresi. L’avvocato infatti dimostra grande prontezza e intelligenza tattica sconvolgendo il piano della difesa e le consuetudini giudiziarie. Sa di avere poco tempo, di lì a quindici giorni il processo sarebbe stato sospeso e allora riesce a pronunciare un breve discorso di soli tre quarti d’ora e procede subito all’escussione dei testi. I testimoni furono interrogati in soli 9 giorni, fino al 13 d’agosto e le prove raccolte contro Verre, insieme alle testimonianze e alla grande partecipazione della folla furono talmente schiaccianti che Ortensio abbandonò il dibattimento al secondo giorno di processo e Verre al terzo. Diversi furono i capi d’imputazione durante le requisitorie. Tra le più gravi sembra che Verre, una volta diventato pretore e quindi avendo a disposizione la possibilità di legiferare,abbia iniziato ad emanare editti molto discutibili. Il diritto romano deve a lui infatti l’invenzione dell’editto “ad personam”. Gli editti e i decreti, oggetto di accusa, non entravano così in vigore erga omnes ma venivano emanati su richiesta, ovviamente dietro pagamento di denaro. Le accuse erano tante e Cicerone sapeva bene di non poterle elencare tutte ma sono tanti i reati degni di nota per un governatore. Ricordiamo: reati relativi agli appalti sulle tasse e sulle imposte, furto sistematico delle opere d’arte di cui la Sicilia era ricchissima, reati fiscali in generale ma soprattutto Verre fu accusato di essere un  usuraio! Spesso infatti prestava ad usura il denaro necessario agli appaltatori per far fronte alla continua pressione fiscale.

Da molti anni sopportiamo in silenzio di vedere tutte le ricchezze di tutte le genti concentrate nelle mani di pochi uomini. […] Nessuno di costoro si sforza di dissimulare, nessuno si dà da fare per tenere nascosta la sua cupidigia. Nella nostra città, bellissima e riccamente adorna di opere d’arte, quale statua, quale pittura vi è che non sia stata portata qui come bottino di guerra dai paesi dei nostri nemici sconfitti? Ma le ville di questa gente sono adorne e straripanti di numerosissime e splendide spoglie sottratte ai nostri alleati più fedeli. Dove credete che siano andate a finire le ricchezze di tutti i popoli stranieri, i quali ora sono ridotti all’indigenza, quando vedete che Atene, Pergamo, Cizico, Mileto, Chio, Samo, insomma tutta l’Asia, l’Acaia, la Grecia e la Sicilia, sono state rinchiuse dentro gli spazi di un così esiguo numero di ville?

L’accusato e il suo difensore purtroppo non dettero la soddisfazione necessaria a Cicerone di pronunciare nell’ultima sua requisitoria il reato più grave che un governatore di Roma potesse commettere, cioè quello di concussione e corruzione. Ritirandosi, Verre aveva praticamente rinunciato alla difesa ammettendo quindi in parte le sue colpe. La sentenza riconobbe il Senatore Gaio Verre colpevole ma solo di pochi reati e con una pena irrisoria rispetto alle accuse. I Siciliani vennero solo risarciti in parte, non vennero mai restituiti i furti né le vittime delle persecuzioni vendicate. Pur avendo vinto, la sentenza lasciò a tutti l’amaro in bocca.

Le requisitorie contro Verre divennero famose nel mondo antico e ancora oggi, conosciute con il nome di Verrine rappresentano un testo chiave in materia di oratoria e giurisprudenza. Il titolo originario dell’opera è: “In Qintum Caecilium divinatio- In Gaium Verrem actio prima- In Gaium Verrem cationi secundae libri I-II

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Alessandra Randazzo

Studia Lettere Classiche presso il DICAM dell’Università di Messina. Ha ricoperto il ruolo di redattrice e social media manager per www.mediterraneoantico.it e attualmente per la testata Made in Pompei, inoltre è Ufficio Stampa per la società di videogames storici Entertainment Game Apps, Ltd.
Durante la carriera universitaria ha partecipato a numerose campagne di scavo e ricognizione presso siti siciliani e calabresi.
Per la cattedra di Archeologia e Storia dell’arte Greca e Romana presso il sito dell’antica Finziade, Licata (AG) sotto la direzione del Prof. G.F. La Torre, febbraio-maggio 2012; per la cattedra di Topografia Antica presso Cetraro (Cs) sotto la direzione del Prof. F. Mollo, luglio 2013; per la cattedra di Topografia Antica e Archeologia delle province romane presso il sito di Blanda Julia, scavi nel Foro, Tortora (Cs) sotto la direzione del Prof. F. Mollo, giugno 2016.
Ha inoltre partecipato ai corsi di:
“Tecnica Laser scanning applicata all’archeologia” in collaborazione con il CNR-IPCF di Messina, gennaio 2012;
Rilievo Archeologico manuale e strumentale presso l’area archeologica delle Mura di Rheghion – tratto Via Marina, aprile-maggio 2013;
Analisi e studio dei reperti archeologici “Dallo spot dating all’edizione”, maggio 2014; Geotecnologie applicate ai beni culturali, marzo-aprile 2016.
Collabora occasionalmente con l’ARCHEOPROS snc con cui ha partecipato alle campagne di scavo:
“La struttura fortificata di Serro di Tavola – Sant’Eufemia D’Aspromonte” sotto la direzione della Dott.ssa R. Agostino (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria) e della Dott.ssa M.M. Sica, 1-19 ottobre 2012;
Locri – Località Mannella, Tempio di Persefone sotto la direzione della Dott.ssa R. Agostino (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria), ottobre 2014;
Nel marzo 2014 ha preso infine parte al Progetto “Lavaggio materiali locresi” presso il cantiere Astaldi – loc. Moschetta, Locri (Rc) sotto la direzione della Dott.ssa M.M. Sica.

Collabora attualmente con la redazione di: www.osservarcheologia.eu

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