NUOVO MUSEO ARCHEOLOGICO: IL CONVENTO DI S.MARIA DELLA PIETA’ DEI FRATI MINORI OSSERVANTI

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Il Nuovo Museo Archeologico, cuore del Sistema Museale di Ugento, ha sede nel convento di S. Maria della Pietà dei Frati Minori Osservanti, ubicato tra largo Sant’Antonio e via Roma.

Il complesso conventuale, adiacente alla chiesa di Sant’Antonio da Padova, viene edificato nel 1430 per volere del conte Raimondello Orsini del Balzo.

La struttura rimane luogo di ritiro e preghiera dell’ordine francescano dei Frati Minori Osservanti fino al 1866 quando è concessa al Demanio dello Stato e adibita a Caserma dei Reali Carabinieri. In seguito, i locali dell’edificio religioso si trasformano in aule scolastiche e uffici del Municipio. Nel 1968, l’antico convento diventa sede del Museo Civico di Archeologia, mantenendo inalterata tale destinazione d’uso fino ad oggi. Nel 2009, dopo un lungo intervento di restauro, viene inaugurato il Nuovo Museo Archeologico.

La struttura architettonica del convento è semplice ed essenziale, con il chiostro centrale contornato dal refettorio e da aule di servizio, piccole celle e una biblioteca al piano primo, nessun area di pertinenza da coltivare.

Il ridimensionamento della vicina chiesa, avvenuto nella prima metà del Seicento, aveva obliterato del tutto il ciclo pittorico delle cappelle laterali, tornato in luce con i restauri del 2009. Le cappelle murate si aprono a destra dell’ingresso principale e sono, oggi, parte del percorso di visita e interamente fruibili anche attraverso innovativi supporti multimediali.

Nell’affresco della prima cappella, datato al 1598, è raffigurata la Madonna di Costantinopoli, assisa in trono tra San Bonaventura e San Francesco da Paola. A destra, a figura intera e incorniciati entro due riquadri, sono affrescati i Santi Medici Cosma e Damiano.

Nella seconda cappella campeggia la Madonna del Latte, tra Santa Caterina e San Domenico. L’affresco, datato al 1582, è incorniciato da quindici clipei con scene di vita mariane e da una scena della battaglia di Lepanto del 1571. A destra e sinistra, sono le raffigurazioni dei Santi Medici e della Madonna del Purgatorio.

Tra le due cappelle è presente un passaggio con volta a botte, utilizzato come raccordo tra gli spazi, che riporta una scena dell’Annunciazione, Sant’Antonio da Padova e un vescovo identificabile con San Nicola.

La terza cappella, i cui affreschi rimandano al primo Seicento, è dedicata al tema della Crocifissione.

Grazie ai lavori di restauro, sono riaffiorati anche gli affreschi settecenteschi del chiostro. Nella prima lunetta, a sinistra dell’ingresso, è dipinto Saverio Pisanello che, nel 1775, fa una donazione al convento; nella seconda è, invece, raffigurato un episodio della vita di Sant’Antonio, il miracolo della mula e dell’ostia consacrata. Un’ulteriore scena di vita del Santo è obliterata da una lastra con il Bollettino della Vittoria conseguita durante la Prima guerra mondiale.

La grande aula del refettorio è decorata da un maestoso affresco settecentesco raffigurante l’Ultima Cena, su cui compare un ovale con l’Immacolata. La decorazione si svolge, in parte, su un ciclo monocromatico cinquecentesco che corre lungo le pareti con scene della Genesi. Nella parte inferiore, è una decorazione continua a racemi, girali e figure allegoriche, eseguita tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento.

Nei primi anni del Settecento, viene decorata la biblioteca del convento, al piano primo, denominata Sala del Priore. Sul soffitto domina il grande stemma del vescovo francescano Lazaro y Terrez (1705-1709), sostenuto da puttini che ritornano tra le lunette della volta in cui si alternano l’Immacolata e i santi dell’ordine francescano.

Il percorso espositivo del Nuovo Museo Archeologico, tra il 2014 e il 2015, è stato rinnovato e implementato grazie all’intervento di “completamento dell’allestimento e miglioramento della fruizione”, realizzato con fondi comunitari (Programma Operativo FESR 2007-2013, Asse IV – Linea d’intervento n. 4.2, Azione 4.2.1).

Il nuovo progetto allestitivo, curato dallo Studio di Consulenza Archeologica e dall’architetto Gianluca Andreassi, ha interessato principalmente il piano terra della struttura. Nel chiostro, protetto da una moderna copertura vetrata, sono state organizzate in posizione dominante due quinte espositive continue in acciaio kor-ten che delimitano la ricostruzione della monumentale Tomba dell’Atleta, scoperta in via Salentina nel 1970. Queste integrano una serie di espositori monofacciali in cui fanno bella mostra di sé gli elementi bronzei e ceramici del ricco corredo funerario.

Lungo i due rimanenti lati del chiostro sono posizionate le vetrine con i reperti provenienti dalle necropoli ugentine, inquadrabili in un periodo compreso tra il VI sec. a.C. e il II sec. d.C.

Un’intera sezione, arricchita da giochi di luce e suggestioni narrative, è dedicata ai luoghi di culto indigeni e alla copia dello Zeus di Ugento, la famosa statua bronzea del 530 a.C., scoperta nel 1969 e conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Taranto.

L’Antiquarium, al piano primo, è una sorta di pre-museo in cui sono confluiti tutti i reperti della vecchia esposizione o provenienti da collezioni private. Nelle altre sale, un tempo celle di ritiro dei monaci francescani, trovano posto la sezione numismatica, quella preistorica e quella medievale, i reperti provenienti dallo scalo portuale di Torre San Giovanni e dai santuari di Oria (BR) e Taranto.

testo e immagini: Studio di Consulenza Archeologica

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