12 novembre 1516: nascono le moderne poste europee

0
1364

Cinquecento anni fa, il 12 novembre 1516, il mastro generale di posta Francesco Tasso e suo nipote Giovanni Battista ottennero l’incarico definitivo di gestori e organizzatori unici delle poste dell’Impero asburgico.
Il documento, redatto a Bruxelles, porta la firma di Carlo I d’Asburgo, che in quello stesso anno era stato proclamato re di Spagna e che tre anni dopo succederà al nonno Massimiliano I sul trono imperiale col nome di Carlo V.

patente-postale-del-12-11-1516_archives-departementales-du-nord-lille
patente-postale-del-12-11-1516_archives-departementales-du-nord-lille

La patente di Bruxelles è il primo e fondamentale atto di Carlo I nel settore postale e riprende e amplia le due precedenti del 1501 e del 1505, concesse a Francesco Tasso dal padre Filippo il Bello, dando così forma definitiva alle regole organizzative delle comunicazioni postali europee. Per tale motivo il documento può a buon diritto essere considerato l’atto ufficiale di nascita delle poste d’Europa.
I destinatari della patente, Francesco e Giovanni Battista Tasso, sono definiti “capitaines et maistres des postes” e vengono ufficialmente incaricati dell’organizzazione dei corrieri e dei collegamenti postali dai Paesi Bassi spagnoli verso la Germania, il Tirolo, l’Austria, Venezia, Milano, Firenze, Roma, Napoli, la Spagna e la Francia.

L’incarico del 1516 riguarda in particolare l’organizzazione e il mantenimento di linee postali
ordinarie e straordinarie al servizio del re Carlo e precisa che nel caso di lettere indirizzate
all’imperatore, i mastri di posta dovranno attivare tutti i corrieri necessari per arrivare fino a lui, anche nel caso che egli si trovasse fuori dai normali itinerari; i mastri di posta saranno inoltre tenuti a mantenere corrieri postali propri per collegare la sede del governatore e consigliere segreto reale nei Paesi Bassi spagnoli, con la sede del re e del suo Consiglio in Spagna. Il documento specifica dettagliatamente i percorsi e le destinazioni ordinarie, con l’indicazione dei tempi di percorrenza nella bella e nella brutta stagione:

Itinerario estate inverno
Bruxelles-Parigi 36 ore 40 ore
Bruxelles-Blois 50 ore 60 ore
Bruxelles-Lyon 3,5 giorni 4 giorni
Bruxelles-Innsbruck 5 giorni 6 giorni
Bruxelles-Burgos 7 giorni 8 giorni
Bruxelles-Roma 10,5 giorni 12 giorni
Bruxelles-Napoli – 14 giorni

Le comunicazioni postali si svolgevano con il metodo delle staffette a cavallo: ogni corriere, ricevuto il plico postale, percorreva al galoppo una tratta di 15 o 20 miglia fino alla stazione di posta, corrispondente di solito a un’osteria, il cui gestore teneva pronti i cavalli per il cambio. Il corriere avvisava l’oste del suo arrivo suonando il corno di posta, quindi cambiava il cavallo e riprendeva la corsa. Dopo un certo numero di stazioni anche il corriere veniva sostituito da un collega che riceveva il plico e il foglio di viaggio sul quale i corrieri erano tenuti a segnare la località e l’orario di partenza e di arrivo, il nome del collega ed eventuali incidenti o altre cose notevoli. Rispetto alla patente del 1505, quella del 1516 aumenta il numero delle linee postali e accorcia sensibilmente i tempi di percorrenza: se immaginiamo le condizioni delle strade di allora e le difficoltà che si potevano incontrare lungo il percorso, gli orari da rispettare erano veramente stringati.
Il percorso più importante è quello da Bruxelles a Innsbruck, che viene allungato fino a raggiungere le principali città italiane, diventando in tal modo uno strumento fondamentale di collegamento tra il nord e il sud dell’Europa, creando inoltre un raccordo diretto con Napoli, appartenente alla corona spagnola, e Milano, che lo sarà a breve.

La linea Bruxelles-Napoli toccava numerose località ed era corredata da varie diramazioni che si distaccavano dall’asse principale in direzione di Vienna e di Venezia; il suo sviluppo era il seguente:

Bruxelles, Treviri, Coblenza, Rheinhausen (passaggio del Reno), Knittlingen, Cannstatt, Ulma
(passaggio del Danubio), Memmingen, Augusta, Fussen (biforcazione verso Friburgo e Breisgau), Innsbruck (biforcazione verso Vienna), Passo del Brennero, Bolzano, Trento, Verona (biforcazione verso Venezia), Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli.
Sul piano prettamente organizzativo, il numero di cavalli destinati a ciascuna stazione di posta e a ciascun corriere viene portato da uno a due, fatta eccezione per le linee secondarie e quelle dirette alle residenze dell’imperatore e del re di Francia.
I mastri di posta erano tenuti, se necessario, a svolgere per il re ulteriori servizi straordinari, più veloci, per la durata di un mese o due, senza compenso aggiuntivo. Inoltre il re, il suo
rappresentante e il suo Consiglio potevano far viaggiare a metà prezzo, o far accompagnare un cavaliere, un segretario o un domestico: il re lo poteva fare sempre, gli altri solo una volta al mese.
Di particolare importanza è la clausola con cui il re si impegna a ottenere dei lasciapassare da parte del Papa, del re di Francia e degli altri principi, affinché i corrieri postali possano circolare nei vari Stati, entrare nelle città, passare i ponti e gli altri luoghi presidiati e reperire il cibo per i cavalli, previo rimborso dei costi. Viene così sancito il principio di salvaguardia dei corrieri e di libera circolazione della posta in tutti i territori. Per parte sua, il re s’impegna a fornire ai mastri di posta e ai loro dipendenti analoghe patenti per i Paesi Bassi spagnoli, per la Spagna e per Napoli, con l’attribuzione ai corrieri postali della qualifica di funzionari dello Stato, con vari privilegi e diritti, tra cui quello di ottenere l’aiuto della popolazione in caso di bisogno, pena l’arresto di chi ponesse ostacoli al loro transito o si rifiutasse di assisterli in caso di bisogno.

Ai mastri di posta viene data la facoltà esclusiva di correggere e punire i corrieri che commettessero abusi o errori nelle attività di servizio, secondo le esigenze del caso; d’altra parte per i corrieri è previsto il diritto a ottenere il proprio congedo e venir pagati in contanti puntualmente, ma erano tenuti a svolgere la loro mansione con fedeltà e precisione, essendo soggetti in caso contrario al giudizio dei mastri di posta, ai quali la patente accordava il diritto di punire i corrieri anche dopo la cessazione del servizio.
Il re si incarica di ordinare che nessun altro possa tenere cavalli di posta senza licenza dei mastri generali o dei loro delegati e precisa che non ci saranno altri mastri di posta all’infuori di Francesco e Giovanni Battista Tasso, sia per la Spagna e sia per Roma e per Napoli. Tuttavia il contratto prevede che il re possa incaricare persone di sua fiducia nei territori della sua giurisdizione con il compito di consegnare le lettere e i pacchi ai mastri di posta i quali li dovranno prendere in consegna e recapitare ai destinatari.
La patente accorda ai Tasso un onorario quasi doppio di quello precedente: 11.000 ducati d’oro all’anno, di cui 6.000 a carico della Spagna, 4.000 del regno di Napoli e 1.000 dei Paesi Bassi.
Il documento non prevede il divieto di utilizzo di corrieri per attività a favore dei privati, ma si limita a regolare l’organizzazione delle poste per l’aspetto concernente il servizio da svolgere per il re e per lo Stato. Pur essendo implicito il divieto di fornire prestazioni a favore dei privati nell’ambito del servizio pubblico, sembra ammessa la facoltà per i corrieri di organizzare anche servizi postali per i privati, parallelamente a quelli per il governo: ciò può essere considerato il primo passo verso l’estensione delle poste alla generalità della popolazione ed è in questo senso che la patente del 12 novembre 1516 può essere considerata l’atto di nascita delle moderne poste europee.

Advertisement

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here