Da sempre ritenuto una delle grandi chimere dell’archeologia, il Tempio di Ercole Gaditano continua a interessare i ricercatori e a far parlare di sé. Infatti, secondo delle recenti ricerche operate dagli studiosi dell’Università di Siviglia e dall’Instituto Andaluz del Patrimonio Histórico, l’antico tempio non sarebbe situato sull’isolotto di Sancti Petri, nel comune di Chiclana (nella Spagna sud occidentale), ma proprio a Cadice.

Gli studiosi hanno effettuato una serie di ricerche basandosi sull’erosione della costa e di altri eventi catastrofici per riscontrare le anomalie del terreno, dalle quali è emerso come la costa atlantica vicino a Cadice fosse caratterizzata dall’incombente presenza umana: un grande edificio con frangiflutti e un porto interno. Confrontando poi questi dati con quelli a disposizione, materiali e dalle fonti letterarie, – Strabone, Silio Italico, Filostrato – sono emerse numerose corrispondenze.

Gli archeologi, lo scorso dicembre, avevano infatti individuato i resti di un edificio risalente all’epoca fenicia e punica, probabilmente un tempio dedicato a Melqart, grazie a dei rilevamenti aerei. Milagros Alzaga García, alla guida del Centro Archeologico Subacqueo confermò poi che i documenti analizzati e le informazioni archeologiche messe insieme hanno permesso di ricostruire un modello digitale del sito e spingono a credere che si tratti del tempio di Ercole.

Doveva quindi esistere un grande tempio, attivo tra il III e il I sec a.C., dotato di un grande porto e di una pianta rettangolare di 300×150 metri, come emerge dall’indagine LIDAR (dall’inglese Light Detection and Ranging o Laser Imaging Detection and Ranging). Si tratta di una tecnica di telerilevamento che permette di determinare la distanza di un oggetto o di una superficie utilizzando un impulso laser, ma è anche in grado di determinare la concentrazione di sostanze chimiche nell’atmosfera e nelle distese d’acqua, oltre a evidenziare strutture sommerse.

Risultato dell’indagine LIDAR, ph. www.stilearte.it

“I risultati combaciano con le fonti classiche e la bibliografia esistente. Strabone, Silio Italico e Filostrato parlano di enormi maree che lasciavano le navi senz’acqua, di colonne situate da una parte e dall’altra, tra Spagna e Africa, e di un tempio superbo. La scienza sta dando ragione alla leggenda”, ha dichiarato Francisco José García, archeologo dell’Università di Siviglia.

L’Università di Siviglia sarà quindi impegnata negli studi dell’area per scoprire se i resti corrispondano effettivamente al tempio di Ercole Gaditano – come credono – oppure no, oltre ad analizzare ulteriormente cronologia e materiali.

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Mara Zoppi

Appassionata fin da piccola alla storia e all’archeologia, dopo la maturità classica si iscrive alla facoltà di Lettere – curriculum Scienze dell’Antichità – presso l’Università degli Studi di Milano, laureandosi nel 2019 con una tesi di carattere archeologico-egittologico dal titolo Imhotep scriba e medico: dall’Egitto del III millennio a.C. ad oggi. Si iscrive successivamente alla facoltà di Archeologia dell’Università degli Studi di Milano dove si laurea nel 2021 con votazione 110/110 e lode sviluppando una tesi in ambito egittologico dal titolo La Casa della Vita nell’Egitto Antico: luoghi, riti, funzionari.

Ha partecipato a due laboratori di scavo archeologico: il primo sul sito di Urvinum Hortense a Collemancio di Cannara (PG) di epoca romana con l’Università degli Studi di Perugia; successivamente sul sito archeologico di Nora (Pula, CA) nella sezione competente all’Università degli Studi di Milano, quindi di epoca romana, contribuendo anche alle operazioni di post-scavo.

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