Anche se la tradizione vuole che il giorno più corto dell’anno nel nostro emisfero sia il 13 dicembre (da cui “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”), il giorno in cui possiamo beneficiare meno della luce del sole corrisponde al solstizio d’inverno, convenzionalmente fissato il 21 dicembre, ma astronomicamente collocabile tra il 20 e il 22 dicembre, a causa della precessione degli astri.
Il solstizio d’inverno segna anche l’inizio della stagione fredda, dell’inverno appunto, e rappresenta anche l’inizio della risalita del sole il quale, da lì in avanti, ci regalerà ogni giorno un po’ più luce[1]. Per questo, sin dalla preistoria, in tutto il mondo e in tutte le epoche, sono state realizzate opere orientate verso il punto in cui sorge il sole in questo particolare giorno.
Questo significativo fenomeno astronomico non poteva passare inosservato lungo le sponde del Nilo, infatti, dallo studio condotto dal dott. Juan Belmonte dell’Istituto Astrofisico delle Canarie su 650 templi egizi, è emerso che la maggior parte dei monumenti e siti archeologici sono stati progettati per celebrare gli eventi celesti, in particolar modo l’alba sugli equinozi e sui solstizi.
A questa “regola” non fa certo eccezione uno dei più importanti complessi monumentali dell’antico Egitto, il grande tempio di Amon a Karnak, il cui asse centrale è stato orientato con direzione E/O per celebrare probabilmente il solstizio d’inverno ed accogliere il sole nascente. Il fenomeno celeste segnava per gli antichi abitanti delle Due Terre il momento in cui iniziava la stagione della semina, dopo che le acque del Nilo si erano ritirate a seguito dell’inondazione annuale, e rappresentava dunque il concetto di rinascita. Quindi è facile pensare che gli antichi astronomi ed architetti fecero costruire il tempio in modo tale che il sole nascente del solstizio d’inverno ne percorresse l’asse principale: attraversando il viale, per alcuni istanti i raggi del sole brillano tra le alte colonne della sala ipostila e le “accendono”, quasi a ricaricare il luogo sacro ad Amon, il “nascosto” (questo significava il suo nome), della sua energia.
Il sole rimane allineato al santuario di Amon-Ra per 20 minuti raggiungendo poi, dall’altra parte del fiume Nilo, il tempio della regina Hatshepsut (1513/1507-1458 a.C. circa). Anche la grande sovrana della XVIII dinastia volle celebrare questo momento magico allineando il suo tempio in modo tale che durante il solstizio d’inverno un raggio di luce illuminasse il Sancta Sanctorum del suo tempio.
Nel corso dei secoli, a Karnak, lo spettacolo del sole nascente al solstizio d’inverno si è arricchito di “effetti speciali”. Infatti, durante la XXX dinastia, Nectanebo I (…-362 a.C.) fece costruire il suo portale proprio sulla traiettoria percorsa dal sole all’alba di quel giorno, regalando la suggestiva immagine in cui sembra che l’astro diurno sorga proprio su di esso. L’effetto è davvero suggestivo! Si pensa addirittura che ci fosse stata la volontà di creare un gioco architettonico con la luce, cioè formare con il portale ed il sole un grande geroglifico che rappresentasse l’orizzonte, il segno “akhet”, ovvero due dune montuose con un disco solare posto tra queste: un potente simbolo di rinascita.
Il fenomeno è enormemente atteso a Luqsor, tanto che in quel giorno il complesso templare di Karnak viene appositamente aperto alle 6 del mattino per permettere ai curiosi di assistere al questo spettacolo. Proprio come accade due volte l’anno per il “miracolo del sole” nel celebre tempio di Abu Simbel – dove centinaia di persone si accalcano all’ingresso del tempio maggiore per vedere il bacio del sole sulla statua di Ramesse II in ottobre e febbraio (leggi qui) – anche all’ingresso del tempio di Karnak una folla entusiasta aspetta di vivere quest’esperienza unica. Generalmente il fenomeno inizia alle 6.30 circa per avere il suo culmine verso le 6.40 (minuto più, minuto meno).
Come accennato, sono diversi i templi dell’antico Egitto che celebrano la rinascita della vita e la vittoria della luce sulle tenebre. Un altro luogo sempre affollato nel giorno del solstizio d’inverno si trova nel Fayum, nei pressi del lago Qarun, lago che dà nome al tempio tolemaico in calcare giallo lì edificato nel III/IV secolo a.C. [2], proprio dove una volta sorgeva l’antica città di Dionysias, un tempo punto di partenza delle carovane dirette all’oasi di Bahariya. Anche qui, all’alba, i raggi del sole attraversano tutto l’asse del tempio di Qasr Qarun penetrando l’oscurità del Sancta Sanctorum, il luogo più nascosto del tempio, dove solo i sommi sacerdoti incaricati ad officiare i rituali destinati al culto del dio avevano accesso. In questo luogo sacro era conservata la statua del dio Sobek, la divinità maggiormente venerata nell’oasi, che in questa circostanza veniva colpita ed illuminata dai caldi raggi del sole i quali irradiavano su di essa la propria energia. Qui il fenomeno si manifesta 15 minuti più tardi rispetto a Karnak, proprio per la sua posizione molto più settentrionale rispetto al tempio tebano di Amon (quasi 600 km più a nord).
Questi fenomeni legati agli allineamenti solari non sono altro che spettacolari testimonianze delle profonde conoscenze astronomiche, nonché costruttive, degli antichi Egizi, e non solo. Le popolazioni antiche erano perfettamente consapevoli del movimento del sole (e degli astri) e del suo movimento virtuale intorno alla Terra. Gli Egizi costruivano templi legati ai moti celesti così da registrare un particolare fenomeno astronomico che corrispondeva, come in questo caso, alla nascita del dio: un modo per celebrarlo ed infondere ad esso nuova energia vitale.
N.B. Se qualcuno riconoscesse come proprie le foto senza crediti ci contatti per inserire il proprio nome. Grazie.
[1] In realtà per avere un po’ più di luce dovremmo attendere qualche giorno di stasi, il 25, il giorno non a caso prescelto dalla chiesa per simboleggiare la nascita di Gesù, il “nuovo sole” che scende sulla Terra.
[2] Si ipotizza che il tempio risalga al 323-330 a.C. L’assenza di iscrizioni sulle sue pareti non permette di stabilire una datazione precisa.
C’è da riflettere …
Simone è sempre Simone ! Bravo.
Attualmente non vi è alcun effetto a causa della precessione degli equinozi. Succede in un’altra data. Effettuando il calcolo è possibile detrarre la data di costruzione.
Grazie per l’esposizione chiara e le belle immagini. Natura bellezza e scienza insieme per celebrare la vita
veramente affascinante Io sono stata in Egitto qualche anno fa. eho rivissuto molte emozioni provate allora. Bellissimo servizio.
“Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia” ma il solstizio d’inverno è il 21 o 22 dicembre, perché questo spostamento di 8 giorni?
Ci si accorse che la durata dell’anno secondo il calendario giuliano aveva prodotto uno slittamento degli equinozi astronomici, e con l’adozione del calendario gregoriano si decise di riallineare le date sopprimendo i giorni dal 4 al 15 ottobre 1582.
https://it.wikipedia.org/wiki/Calendario_gregoriano
La domanda che mi pongo ora è:
Dal 1582 il giorno più corto che ci sia è di nuovo il 21 dicembre, come può il detto sopravvivere ancora?
Un inizio avvincente per la seconda stagione, “Il fattore umano” promette di esplorare nuovi territori emotivi e psicologici, offrendo un’immersione profonda nell’animo umano.