Dal 1 luglio aprirà al pubblico l’Ipogeo dei Cristallini, nel Rione Sanità a Napoli, un complesso funerario risalente a 2300 anni fa, costituito da quattro sepolcri scavati nel tufo con le relative pitture elleniche perfettamente conservate.

Il tutto è reso possibile grazie alla volontà della famiglia Martuscelli, proprietaria dell’Ipogeo, assieme al lavoro congiunto della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma, il Comune di Napoli e il MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che ha dedicato una sezione del suo percorso espositivo ai reperti recuperati dall’Ipogeo.

La scoperta dell’Ipogeo si deve al barone Giovanni di Donato che nel 1889 fece scavare la cantina di casa sua, in via Cristallini, alla ricerca di tufo e acqua, trovando invece i quattro sepolcri ben conservati, dipinti e decorati. Ogni sepolcro è costituito da due camere sovrapposte, con vestibolo e l’ambiente con le tombe.

“Stiamo lavorando da tre anni a questo progetto, siamo emozionatissimi perché stiamo portando a nuova luce queste pitture che stavano lì da tanto tempo, e da tanto tempo stavano aspettando che qualcuno lo facesse. E a farlo siamo in tanti”, racconta ad Artribune Alessandra Martuscellidirettrice dell’Ipogeo dei Cristallini e proprietaria dello stesso.

Lo splendido stato di conservazione delle pitture si deve al fatto che gli ambienti sono sempre stati chiusi e assieme alla Sovrintendenza e l’Istituto Centrale per il Restauro è stato elaborato un piano di ingressi contingentati per permettere al pubblico di visitare l’ipogeo preservando comunque il luogo.

Alcuni reperti sono stati restaurati e portati al MANN, La scelta fatta con gli amici dell’Ipogeo dei Cristallini di presentare al MANN l’apertura del tesoro archeologico della Neapolis di età ellenistica che si trova nel sottosuolo della Sanità, ha per tutti noi un grande significato”, afferma Paolo Giulierini, direttore del MANN. Celebriamo questa tappa così importante esponendo alcuni reperti provenienti da quel sito e conservati presso il museo, in gran parte vasellame e terracotte figurate.”

 

Advertisement

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here