Tornano nuovamente visibili dopo trent’anni gli affreschi di una lussuosa domus adrianea – scoperta tra il 1858 e il 1869 dall’Ispettore onorario dei Monumenti Antichi Giovan Battista Guidi – presso le Terme di Caracalla: campeggiano raffigurazioni di divinità romane ed egizie, testimoniando la serena convivenza di divinità di pantheon differenti.

Gli ambienti sono stati ricostruiti e restaurati grazie alla Soprintendenza di Roma: già negli anni Settanta del ‘900 sono state riprese le indagini sull’apparato decorativo pittorico e a mosaico, nell’ambito delle quali la Soprintendenza ha staccato e messo in sicurezza alcuni affreschi, stabilendo inoltre che il complesso era stato oggetto di ampliamenti e rifacimenti di decorazioni. Oggi tornano nuovamente visibili: si tratta, in particolare, di due stanze, la prima – meglio conservata – era dedicata al culto, mentre la seconda con un triclinio di cui è visibile lo spiccato della volta affrescata, che anticipa l’allestimento futuro del soffitto crollato e ancora in fase di restauro.

Triclinio della Domus, ph. Giulia Giaume.

Gli affreschi che oggi tornano visibili appartenevano a un edificio situato in un quartiere che agli inizi del III secolo venne distrutto per far spazio alle Terme di Caracalla”, spiega la soprintendente speciale di Roma Daniela Porro: tale quartiere e il vicino a Porta Capena, infatti, furono demoliti intorno al 206 d.C. per permettere la costruzione dei bagni urbani.

Nella stanza dedicata al culto, sono quindi visibili due diverse decorazioni pittoriche sovrapposte, la prima e più antica di età adrianea e la seconda, posteriore di circa cinquant’anni, con le figure di divinità restaurate dalla Soprintendenza di Roma. In particolare, campeggia la figura di una divinità munita di scettro che guarda un uomo con la testa di sciacallo: evidente il sincretismo religioso tra le divinità romane e quelle egizie in quanto le due figure sono proprio Giove e Anubi. Tale sincretismo viene sottolineato anche dalla presenza della triade capitolina Giove-Giunone-Minerva che si contrappone e dialoga con la triade del culto egizio Anubi-Iside-Serapide.

Che i romani pregassero dèi appartenenti a culti diversi tutti insieme era noto. Ma non avevamo mai trovato la triade capitolina e quella egizia rappresentate così esplicitamente insieme in un ambiente sacro domestico”, afferma Mirella Serlorenzi, archeologa e direttrice del sito delle Terme. Il restauro consente quindi di aggiungere un nuovo e importante tassello per lo studio antropologico dell’antica Roma.

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