Torino, Pompei , Napoli un triangolo culturale che si unisce per dialogare d’Egitto.

È stata presentata oggi a Roma la mostra Egitto-Pompei alla presenza del Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini , che vede concretizzare la collaborazione tra il Museo Egizio di Torino, la Soprintendenza Pompei e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli in questo grande evento suddiviso in tre luoghi e in quattro tempi.

Tre tappe complesse che vedono tre città raccontare di influssi, stili e culti che dalla terra dei Faraoni hanno trovato il loro terreno fertile sulle coste della Campania felix, in un viaggio lungo tutto il Mediterraneo,  e che in Pompei e Napoli trovano due centri accogliere e fari propri quegli usi e costumi del lontano mondo egizio. L’arco cronologico dei reperti è vasto, dall’epoca faraonica si arriva ad opere di età ellenistico-repubblicana e imperiale che dialogano con i reperti egizi quasi con un rapporto di continuità , e che vedono nella diffusione del culto di Iside così come di altre divinità egizie come Serapide, Arpocrate e Anubi  un confronto visibile in quegli affreschi, rilievi e mosaici, statue e arredi di cui tanto amano circondarsi  gli abitanti dell’antica Pompei .

“Il Nilo a Pompei” Affresco dalla Casa del Bracciale d’Oro Intonaco dipinto Soprintendenza Pompei, depositi
“Affresco dalla Casa del Bracciale d’Oro
Intonaco dipinto
ph/Soprintendenza Pompei, depositi

Prima tappa della mostra non poteva che essere Torino che con il suo Museo, il secondo per importanza di reperti egizi dopo quello del Cairo, ospita in 600 mq  appositamente organizzati per l’evento, oltre 330 pezzi di cui 172 prestati dalla Soprintendenza Pompei e dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli e molti altri provenienti da musei italiani e stranieri. Saranno le pitture, le sculture e il vasallame in mostra a fare da trait d’union tra l’arte faraonica e l’arte ellenistico-romana. Il percorso espositivo avrà nove sezioni che si occuperanno di far capire al visitatore della ricezione dell’Egitto nel mondo greco, passando per la grecizzazione, sotto i Tolomei, degli dei egiziani e poi della diffusione dei culti egizi nel bacino del Mediterraneo e che proprio nei siti vesuviani trovano un ampio accoglimento; tra i reperti esposti , per la prima volta a Torino, gli affreschi dell’Iseo Pompeiano, e della Casa del bracciale d’Oro di Pompei , ma anche gli splendidi bronzi del sito di Industria legati alla diffusione del culto isiaco in Piemonte.

Lo spettatore oltre ai reperti, sarà proiettato grazie alla ricostruzione 3D, anche nella visita virtuale delle case pompeiane del Bracciale d’Oro e di Loreio Tiburtino decorate proprio con statue che rimandano ad influssi stilistici egizi.

Statue di Sekhmet da Tebe Karnak Tempio di Amenhotep III (riempiegate nel Tempio di Mut?) Diorite, Nuovo Regno / XVIII dinastia, Amenhotep III (1388 – 1351 a.C.) Torino, Museo Egizio
Statue di Sekhmet da Tebe
Karnak Tempio di Amenhotep III (riempiegate nel Tempio di Mut?)
Diorite, Nuovo Regno / XVIII dinastia, Amenhotep III (1388 – 1351 a.C.)
Torino, Museo Egizio

Il secondo luogo della mostra è la Palestra Grande di Pompei, dove dal 16 Aprile Francesco Venezia riunirà  sette statue della dea leonina Sekhmeth e la statua seduta del faraone Tutmosi III, che per la prima volta escono dalle sale espositive del Museo Egizio. La scelta di questi monoliti di granito si basa su un approfondimento del culto solare, che vede nell’adorazione della dea Sekhmeth un ritorno all’ordine primordiale del cosmo imposto dagli dei. Il complesso rapporto tra dei e mondo e la necessità di trovare un equilibrio tra forze contrapposte si manifesta nella complessità dei rituali di cui sono testimoni queste statue. Sarà inoltre tracciato un percorso dal tema egizio che a partire dal tempio di Iside arriverà a toccare le domus che hanno al loro interno motivi egittizzanti, di cui felice esempio è la domus  di Loreio Tiburtino.

L’ultima tappa sarà Napoli dal 28 Giugno in poi, a cui spetta il compito di focalizzare l’attenzione, tramite anche le collezioni permanenti che già ospita nel suo museo, sui culti nati o arrivati dall’oriente attraverso l’Egitto e che vedono proprio in Campania una seconda patria e terreno fertile di diffusione poi nel resto d’Italia; questo percorso si integrerà infine con le sale che accolgono gli arredi dell’Iseo pompeiano. Tra i reperti esposti, trovano collocazione anche alcune coppe in ossidiana provenienti dalla vicina Stabia, di matrice alessandrina e con richiamo ad apprezzatissimi esemplari di epoca faraonica che all’indomani della conquista romana dell’Egitto, 30 a.C. , trovano felice mercato anche sulle coste campane. Ad aggiungere prestigio alla tappa napoletana saranno in mostra anche due affreschi provenienti da Ercolano, con scene di richiamo alle cerimonie isiache e che sembrano immagini strappate alle pagine delle Metamorfosi di Apuleio, autore tanto caro e devoto proprio al culto isiaco.

Skyphos di ossidiana da Stabiae con scene di culto egiziano
Skyphos di ossidiana da Stabiae con scene di culto egiziano

L’intero progetto infine si chiuderà l’8 ottobre con la riapertura dopo anni della collezione egizia del museo di Napoli , una delle più importanti d’Italia, il cui nucleo principale si formò prima della spedizione in Egitto di Napoleone. 1200 oggetti ritroveranno collocazione e saranno suddivisi, dopo una sala introduttiva sulla formazione della collezione, in cinque sale tematiche : Uomini e Faraoni, la tomba e il corredo funerario, la mummificazione, il mondo magico e religioso, la scrittura, i mestieri e l’Egitto in Campania. Infine, grazie alla collaborazione con l’università L’Orientale di Napoli, un’aggiornata segnaletica guiderà i visitatori e li attirerà con contenuti multimediali studiati anche per i più piccoli.[av_textblock]
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Tre sedi espositive per un unico progetto
Torino, Pompei e Napoli unite da un grande progetto espositivo con un solo denominatore comune: l’Egitto.
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Tre sedi espositive per un unico progetto
Torino, Pompei e Napoli unite da un grande progetto espositivo con un solo denominatore comune: l’Egitto.
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Soprintendenza Pompei, tempio di Iside
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Firenze, Museo Archeologico
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Firenze, Museo Archeologico
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Torino, Museo Egizio
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Torino, Museo Egizio
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Torino, Museo Egizio
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Alessandra Randazzo

Studia Lettere Classiche presso il DICAM dell’Università di Messina. Ha ricoperto il ruolo di redattrice e social media manager per www.mediterraneoantico.it e attualmente per la testata Made in Pompei, inoltre è Ufficio Stampa per la società di videogames storici Entertainment Game Apps, Ltd.
Durante la carriera universitaria ha partecipato a numerose campagne di scavo e ricognizione presso siti siciliani e calabresi.
Per la cattedra di Archeologia e Storia dell’arte Greca e Romana presso il sito dell’antica Finziade, Licata (AG) sotto la direzione del Prof. G.F. La Torre, febbraio-maggio 2012; per la cattedra di Topografia Antica presso Cetraro (Cs) sotto la direzione del Prof. F. Mollo, luglio 2013; per la cattedra di Topografia Antica e Archeologia delle province romane presso il sito di Blanda Julia, scavi nel Foro, Tortora (Cs) sotto la direzione del Prof. F. Mollo, giugno 2016.
Ha inoltre partecipato ai corsi di:
“Tecnica Laser scanning applicata all’archeologia” in collaborazione con il CNR-IPCF di Messina, gennaio 2012;
Rilievo Archeologico manuale e strumentale presso l’area archeologica delle Mura di Rheghion – tratto Via Marina, aprile-maggio 2013;
Analisi e studio dei reperti archeologici “Dallo spot dating all’edizione”, maggio 2014; Geotecnologie applicate ai beni culturali, marzo-aprile 2016.
Collabora occasionalmente con l’ARCHEOPROS snc con cui ha partecipato alle campagne di scavo:
“La struttura fortificata di Serro di Tavola – Sant’Eufemia D’Aspromonte” sotto la direzione della Dott.ssa R. Agostino (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria) e della Dott.ssa M.M. Sica, 1-19 ottobre 2012;
Locri – Località Mannella, Tempio di Persefone sotto la direzione della Dott.ssa R. Agostino (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria), ottobre 2014;
Nel marzo 2014 ha preso infine parte al Progetto “Lavaggio materiali locresi” presso il cantiere Astaldi – loc. Moschetta, Locri (Rc) sotto la direzione della Dott.ssa M.M. Sica.

Collabora attualmente con la redazione di: www.osservarcheologia.eu

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