La parte migliore di questo libro è il gruppo di persone che l’ha scritto, ma il gruppo non potete ordinarlo attraverso i noti siti web e neppure l’onnipotente Amazon potrà farvelo arrivare a casa. Va seguito e intercettato laddove si ritrova, mai quanto vorremmo, nei luoghi che più gli sono congeniali. Chi scrive è stato fortunato e l’ha trovato al completo all’interno di una splendida villa fiorentina adibita oggi a centro congressi, dove si è svolto il TourismA 2018.
Il gruppo Archesocial, tutto al femminile, nasce con TourismA Salone Archeologia e Turismo Culturale, organizzato da Archeologia Viva a partire dal 2015. Questo gruppo di lavoro si è posto l’obiettivo di “usare al meglio le potenzialità tecnologiche per una strategia digitale integrata ai fini di una narrazione archeologica” e si presenta dall’edizione 2016 di TourismA, come punto di riferimento formativo per tutti coloro che si occupano a vario titolo di comunicazione digitale in ambito archeologico e culturale, organizzando convegni e workshop a tema.
Argomenti troppo spesso ritenuti marginali o, peggio ancora, affidati a persone impreparate che si limitano ad una gestione tecnica dei supporti informatici, senza un preciso e puntuale progetto comunicativo.
Il tema trattato nel libro fa pendant con ciò che i fotografi matrimonialisti affrontano sempre più spesso, quando la coppia di futuri sposini – in sede di preventivo – dà prova della propria intelligenza premettendo quanto segue: “ci faccia un buon prezzo perché il nipote di mio cugino ha la reflex e verrebbe gratis!”.
Forse a determinare questa sorta di invisibilità dell’eccellenza è la semplicità d’uso dei mezzi tecnico-informatici, un po’ come sollevare il coperchio di un pianoforte e suonare Jingle Bell usando solo il dito indice. Ma perché in questo caso nessuno si sognerebbe di autodefinirsi pianista, mentre postando qualche foto su di un profilo Istagram c’è chi si proclama senza pudore social media manager?
A cimentarsi in questa risposta ci prova con successo il libro “Archeosocial. L’archeologia riscrive il web: esperienze, strategie e buone pratiche” a cura di Antonia Falcone e Astrid D’Eredità, edito da Dielle Editore.
Il libro è scritto a più mani, tutte quelle del gruppo Archeosocial, che hanno messo nero su bianco la loro esperienza sul campo, vissuta all’interno del complesso e variegato mondo dei Beni Culturali italiani. “Una rassegna completa di suggerimenti d’uso per imparare a gestire al meglio le principali piattaforme social e formulare una strategia efficace di comunicazione al pubblico” che “fornisce gli strumenti per un uso consapevole e ragionato di blog e social media utili per
-divulgare risultati scientifici;
-incrementare l’audience digitale;
-curare i rapporti con i follower;
-promuovere e valorizzare i territori;
-realizzare community management nell’ambito di progetti di archeologia pubblica”.
Un lavoro complesso quindi, da affrontare con competenze specifiche affinché la comunicazione sia efficace e arrivi al maggior numero di persone. Non è solo un mero calcolo numerico, anche se indubbiamente fa piacere che il proprio post riceva un adeguato riscontro sui social, ma un processo di condivisione del bello di cui sempre più si avverte l’esigenza, oltre all’indispensabile attività di contrasto alle fake news storico archeologiche che negli ambienti social dilagano con la velocità, l’impetuosità e la dannosità di uno tsunami!
Comunicare è dunque importante e non ci si può improvvisare comunicatori di cose complesse senza un’adeguata preparazione. E uno dei primi passi da fare per cercare di capire i termini e l’importanza della questione è senza dubbio leggere questo libro.