Testa di toro in bronzo dipinta di rosso, crediti: MOC Heritage

Ad Al-Ukhdud, sito archeologico collocato nella regione di Najran (Arabia Saudita meridionale), gli archeologi hanno portato alla luce interessanti manufatti datanti al periodo pre-islamico. A dare la comunicazione la Commissione per il Patrimonio Culturale del Ministero della Cultura dell’Arabia Saudita con un tweet.

Veduta dall’alto del sito archeologico di Al-Ukhdud. Crediti: MOC Heritage

Tra gli oggetti rinvenuti nei pressi di una tomba, di particolare rilievo è un’iscrizione su granito (2.30m di larghezza x 48cm di altezza) con i caratteri della scrittura antica dell’Arabia Saudita, definita oggi musnad, utilizzata dalla fine del II millennio a.C. fino al VI sec. d.C. L’iscrizione menziona il defunto Wahib Eilbin Magan, il cui mestiere era il portatore di acqua. Secondo gli archeologi, questa mansione poteva consentire agio economico al personaggio se aveva al suo seguito altri lavoratori.

L’iscrizione in scrittura musnad. Crediti: MOC Heritage

Da qui provengono anche tre anelli in oro finemente lavorati, di dimensioni simili, la cui decorazione riprende un motivo composito a farfalla. Anche la chiusura è elaborata: una forma tondeggiante con piccole decorazioni che tiene le due estremità.

I tre anelli d’oro. Crediti: MOC Heritage

Dal sito provengono diversi frammenti di ceramica, nonché una testa di toro in bronzo dipinta di rosso (foto in copertina), elemento simbolo di fertilità e di forza ampiamente in uso presso i regni pre-islamici dell’Arabia meridionale secondo quanto riportato dalla stessa Commissione per il Patrimonio Culturale.

Ulteriori scavi e studi potranno evidenziare la fase pre-islamica del sito di Al-Ukhdud.

Localizzazione del sito archeologico di Al-Ukhdud. Foto da Google Maps
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Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

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