“Ritratto di Flora” di Bartolomeo Veneto, considerato il presunto ritratto di Lucrezia Borgia. Fonte: Wikipedia.

Sulla figura di Lucrezia Borgia, a 500 anni dalla morte, gravano ancora troppe bugie, invenzioni di una potente macchina del fango che per secoli l’ha screditata senza pietà. Forse la figlia di papa Alessandro VI non fu un angelo, ma neppure il demonio che è stato dipinto da chi ha potuto manipolare la Storia

Su Lucrezia Borgia non è ancora stato detto tutto. Nonostante i fiumi d’inchiostro versati, la verità su questa figura emblematica di un’intera epoca deve ancora esserci restituita da una Storia imparziale.
La figlia di papa Alessandro VI morì di parto esattamente 500 anni fa, dopo una vita trascorsa a cercare di destreggiarsi in un ambiente che palesemente favoriva gli uomini.
Lucrezia è stata definita in molti modi: avvelenatrice, corrotta, assassina, poco di buono, immorale. La lista sarebbe ancora lunga. Nei secoli, insomma, il nome di Lucrezia Borgia è diventato sinonimo di “demonio”.
In realtà la giovane pagò a caro prezzo le spregiudicate strategie politiche messe in atto dal padre e dal fratello, Cesare Borgia.

Nacque il 18 aprile 1480, figlia illegittima di Rodrigo Borgia, divenuto papa con il nome di Alessandro VI nel 1492. Si sposò nel 1493 a soli 13 anni, ovviamente per volere paterno, con Giovanni Sforza, ma il matrimonio durò solo 4 anni. Per Rodrigo, infatti, la figlia non era che una pedina da muovere sullo scacchiere delle alleanze politiche. Alleanze in cui non rientravano più la dinastia degli Sforza. Così pretese che il matrimonio venisse annullato e Giovanni fu costretto ad ammettere sotto giuramento che l’unione non era stata consumata.
Lucrezia andò, dunque, in sposa ad Alfonso d’Aragona (1481-1500), figlio di Alfonso II di Napoli (in carica dal 1494 al 1495). La cerimonia venne celebrata il 21 luglio 1498. Alessandro VI sperava che questo matrimonio spianasse la strada a quello tra Cesare Borgia e Carlotta d’Aragona (1479-1506), figlia di Federico I di Napoli (in carica dal 1496 al 1501). Grazie alle alleanze matrimoniali i Borgia avrebbero potuto contare sull’appoggio del re di Napoli.
Carlotta, però, rifiutò di sposare Cesare, preferendogli il conte di Laval, con il quale convolò a nozze nel 1500.

I giochi sembravano fatti e il destino di Lucrezia già scritto. In un’Italia frammentata, davvero nulla di più di un’espressione geografica, nulla poteva dirsi certo. Ancora una volta mutarono le strategie, gli amici divennero nemici e le alleanze si disfecero con la stessa rapidità con cui erano state concordate.
Cesare Borgia uccise Alfonso d’Aragona e Lucrezia rimase vedova a soli 20 anni. Rodrigo aveva già pianificato di farla sposare con Alfonso I d’Este (1476-1534) figlio di Ercole I d’Este e duca di Ferrara, Modena e Reggio.
Alfonso fu un abile stratega politico, un valoroso condottiero e un mecenate. Lucrezia, che non aveva mai scelto nulla nella sua vita, decise di prendere in mano le redini del destino e partecipò attivamente alle trattative per le nuove nozze. Il primo settembre 1501 il matrimonio fu celebrato per procura e il 2 febbraio 1502 per lei si spalancarono le porte della corte di Ferrara.

Lucrezia non faticò ad adattarsi al nuovo ambiente: era intelligente, colta, raffinata, bellissima e queste sue doti le permisero di conquistare in breve tempo l’ammirazione della sua nuova famiglia e del popolo. Era una duchessa, ma regnò come si addice a una vera regina, circondandosi di intellettuali e dimostrando abilità notevoli nella gestione del ducato.
Proprio così: Lucrezia Borgia seppe amministrare con astuzia e lungimiranza il ducato di Ferrara durante le assenze del marito. La sua personalità intraprendente e vivace sbocciò lontano dall’ombra della sua famiglia d’origine, consentendole di realizzarsi pienamente come donna.
Lucrezia, ci dicono le biografie negli ultimi anni, non fu una giovane dissoluta e corrotta, né una femme fatale, ma una duchessa assennata, scaltra, amante della bellezza, dell’arte declinata in ogni sua forma e anche una buona madre e moglie.

Rivaleggiò in bellezza e intelligenza con Isabella d’Este 1474-1539), sorella di Alfonso, rubandole perfino il marito. La frattura causata da rancori e gelosie tra le due nobildonne non si rimarginò mai, inasprendosi fino a tramutarsi in odio.
Questa, in breve, fu la vita intensa di Lucrezia Borgia. Un’esistenza che merita di essere approfondita oltre questo un articolo che, per motivi di spazio, non può renderne la complessità.
Per questo motivo, dal 24 maggio, anniversario della morte di Lucrezia, si apre in Emilia Romagna un intero anno di convegni e incontri a lei dedicato: occasioni per analizzare i documenti, in special modo le lettere della duchessa di Ferrara pervenute fino a noi, con l’obiettivo di eliminare dai contorni della sua figura le ombre minacciose del suo nome.
Proprio questa, forse, fu la “colpa” di Lucrezia. Chiamarsi Borgia ed essere, così, condannata a portare il peso di questo cognome.

Maria Bellonci, grande esperta di questa antica dinastia e del Rinascimento, scrisse nel suo libro dedicato a Lucrezia: “Non nella sua debolezza, ma nella fatalità intima dei suoi assensi ognuno dei quali è una capitolazione, sta il vero dramma di Lucrezia…il suo modo di non voler conoscere e di non voler sapere quello che le accade dintorno appare una difesa femminile, nata dall’istinto…patetica e coraggiosa. Innalzarsi tanto da giudicare il padre e il fratello non lo potrà mai…perché anche lei è una Borgia e sente anche lei la forza di quel sangue che le fa impeto e che si dà ragione da sé…brutalmente e splendidamente”.

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3 Commenti

  1. Bellissimo articolo : di una Donna che ha lasciato, più di ogni altra ,la storia di sé ;una grande e vera Borgia !

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