Immagine di copertina: Nephthys, Horus e Iside Tempio di Hathor, Deir el Medina, cappella settentrionale Ph. Bruce Allardice, da Flickr.

Se noi oggi pensiamo all’Egitto e alle sue divinità, probabilmente una delle prime dee che viene in mente è Iside. Questo per due motivi: il primo è che Iside è la sposa di Osiride, e dunque è colei che agisce per la sua rinascita; il secondo è che è la madre di Horus, che rappresenta il sovrano regnante sulla terra. La possibilità di avere potere sia nell’aldilà che nell’aldiquà sono state il motivo della sua ampia diffusione, donandole immortalità per millenni.

Se è vero che la questione della trasmissione del potere dinastico pertiene ad Iside essendo la madre del futuro sovrano, il discorso cambia nel mondo funerario, dove il suo ruolo è sempre legato a quello della sorella Nephthys (fig. 1).

1. Le figure femminili ai lati corti della mummia portano gli epiteti di Iside (Iside Hetep) e Nephthys (Nephthys Hetephathor)
Modello di imbarcazione di Ukhhotep (XII din.)
The Metropolitan Museum of Art, New York, inv. n. 12.183.3

Le più antiche menzioni di Nephthys provengono dalle formule funerarie iscritte nella piramide di Unis (ca. 2353-2323 bce). Nei Testi delle Piramidi (PT) di questo sovrano, la dea ha diversi ruoli: piange il sovrano in forma di nibbio (PT 258 §308); ri-unisce le membra del cadavere del defunto (PT 218 §164); lo protegge (PT 222 §203); garantisce la sua rinascita tramite l’allattamento (PT 268 §372); lo accompagna della Duat (aldilà) utilizzando la Barca Solare Notturna (PT 222 §210; CT 332, IV, 178). Si tratta di caratteristiche ben precise che accompagnano la figura di Nephthys per tutta la sua storia.

Queste sono esattamente le stesse prerogative che ha Iside nella Sala dell’Imbalsamazione. Anche nei Testi dei Sarcofagi (CT), le “due belle sorelle” (CT 341, IV, 343) piangono il defunto, pure in forma di nibbi (CT 24, I, 74), le “sorelle grandi di magia” (CT 754, VI, 384) agiscono per ri-unire le membra del suo corpo, lo fanno rinascere, e lo nutrono con il latte del loro seno. Il sovrano rinasce come infante al quale viene garantita l’eterna giovinezza.

Anche nei cosiddetti Libro dei Morti (“I capitoli dell’uscire al giorno”) e Libro dell’Amduat (“Cosa è nella Duat”) Nephthys e Iside mantengono le prerogative funerarie dei Testi delle Piramidi e dei Testi dei Sarcofagi. Nei testi del Nuovo Regno, le due dee vengono associate ai venti orientale (Nephthys) e occidentale (Iside) (Capitolo 161 del Libro dei Morti), probabilmente perché in forma di nibbi sbattono le ali creando aria (fig. 2).

2. Scena del Capitolo 17 del Libro dei Morti. Nephthys (sinistra) e Iside (destra) come uccelli-ḏrtj affiancano la mummia di Nefertari
Tomba di Nefertari (QV 66), anticamera, muro occidentale
Ph. kairoinfo4u, da Flickr

Nel Libro dell’Amduat, poiché esso unifica definitivamente i cicli di rinascita solare e osiriaco, Nephthys ha meno azione, ed è presente come nibbio (V ora), e come cobra che indossa la Corona Bianca dell’Alto Egitto (XI ora). All’Alto Egitto, Nephthys è legata già nell’Antico Regno: nei Testi delle Piramidi 217 del sovrano Unis si legge, infatti, che Nephthys e Seth provengono dall’Alto Egitto.

Nephthys dunque, come Iside, è raffigurata su uno dei lati corti di coffins e sarcophagi (vd.  Ikram, S. – Dodson, A.: The mummy in Ancient Egypt. Equipping the dead for eternity, London 1998, p. 192; 211), garantendo protezione e rinascita per il defunto assimilato al dio Osiride (fig. 3).

3. Scena del Capitolo 151 del Libro dei Morti. Nephthys (testa) e Iside (piedi), agiscono nella Sala dell’Imbalsamazione con Anubis per la rinascita del defunto
Tomba di Maya e Merit (XVIII din.), Saqqara, Camera O, Muro occidentale, registro mediano, da Osiris.net

E’ una protezione verso il defunto, un’azione per la sua rinascita, che si protrae nei secoli, come si legge anche nel testo datato al regno del faraone Alessandro IV (311 bce ca.) Le lamentazioni di Iside e Nephthys sul defunto Osiride (Papiro Bremner-Rhind BM EA10088 e Papiro Berlino 3008). Questo testo descrive le azioni condotte all’interno del tempio di Osiride ad Abydos durante la celebrazione della sua morte e resurrezione. Anche qui: è vero che Iside ha la preminenza, ma le azioni senza la presenza costante di Nephthys non hanno alcun valore.

Nei Testi delle Piramidi di Teti (ca. 2323-2291 bce) si trova un incantesimo che per la prima volta collega Nephthys alla dea Seshat al momento della re-unione delle membra del defunto (PT 364 §616). Quest’ultima è la dea di tutte le forme di scrittura ed è colei che stabilisce sul terreno la pianta per gli edifici sacri. Seshat è legata a Nephthys per essere responsabile della restaurazione del corpo del defunto. Le bende per l’imbalsamazione vengono anche chiamate “trecce di Nephthys”.

Il nome di Nephthys, Nbt ḥwt, è stato interpretato per lungo tempo come “Signora della Casa”. Tuttavia Altenmüller ritiene che esso debba essere tradotto diversamente. Essendo parte attiva all’interno della Sala dell’Imbalsamazione, secondo lo studioso tedesco il nome di Nephthys dovrebbe significare “Signora della Sala dell’Imbalsamazione” (Altenmüller, H.: Zum Ursprung von Isis und Nephthys, in Altägyptischen Kultur 27 (1999), p. 10). Spencer invece suggerisce che, almeno nell’Antico Regno, il nome di Nephthys dovrebbe essere Nbt ḥwt-nṯr, ovvero “Signora del Tempio”. La studiosa infatti, avendo analizzato la lessicografia dei templi egiziani, asserisce che in questo contesto la parola non significa tempio ma si riferisce invece all’amministrazione del culto funebre regale nell’Antico Regno (in Tower Hollis, S.: Five Egyptian Goddesses. Their Possible Beginnings, Actions, and Relationships in the Third Millennium bce, Great Britain 2020, p. 107).

4. La dea Nephthys (particolare)
Tempio di Hathor, Dei el Medina, cappella settentrionale
Ph. tobeytravels, da Flickr

Nephthys indossa come copricapo il suo nome (fig. 4), e può essere rappresentata in diverse pose. Generalmente quando piange il defunto, ha una o entrambe le mani con i palmi rivolti verso il viso (fig. 5); può essere rappresentata in forma umana con le ali o sotto forma di uccello-ḏrt, in particolare modo quando si trova ad uno di lati corti del letto funebre del defunto. Solitamente, Nephthys presiede il lato della testa, un’iconografia tipica del Nuovo Regno, ma che tuttavia non è standardizzata né nel Medio Regno, né nelle epoche successive: infatti anche su alcuni papiri del Nuovo Regno la dea può trovarsi al lato dei piedi. Münster crede che ciò sia dovuto alla tipologia di rituale officiata all’interno della Sala dell’Imbalsamazione, dove le sacerdotesse nei ruoli di Nephthys e Iside devono cambiare posizione, o ad un’interscambio dei loro ruoli (Münster, M.: Untersuchungen zur Göttin Isis vom Alten Reich bis zum Ende des Neuen Reich, in Münchner Ägyptologische Studien 11, Berlin 1968, p. 24).

Dalle fonti egiziane, sappiamo che Nephthys è parte del gruppo delle divinità nate da Nut e Geb, ed è dunque sorella di Seth, Iside e Osiride. Di Seth, Nephthys è anche la sposa.

5. Amuleto raffigurante la dea Nephthys (Epoca Tarda/Epoca Tolemaica)
Museo Egizio, Torino, inv. n. Provv. 509/2

Nel mito de La morte e resurrezione di Osiride di Plutarco, Nephthys inganna Osiride indossando vesti e profumo di Iside ed entra nel suo letto. Dopo aver concepito un figlio, Anubis, temendo Seth, Nephthys abbandona il bambino. Insieme ad una muta di cani, Iside trova Anubis e si prende cura di lui. Secondo la teoria di Gaber, l’assassinio di Osiride da parte di Seth sarebbe avvenuto in seguito all’adulterio (per la morte di Osiride, vedi su MediterraneoAntico: Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento).

Sembra che questo pretesto venisse utilizzato in modo particolare dai centri egiziani che seguivano Seth (Gaber, A.: A Case of Divine Adultery Investigated, in Journal of the American Research Center in Egypt 51 (2015), pp. 304-305). Secondo Shaw, il fatto che Nephthys abbia esposto Anubis rimanda ad una pratica tipica del mondo romano, ed è dunque un’aggiunta tarda del racconto plutarcheo (Shaw, G. J.: The Egyptian Myths. A Guide to the Ancient Gods and Legends, London 2014, p. 71). Bisogna evidenziare che originariamente Anubis ha un ruolo indipendente dal ciclo osiriaco, essendo figlio della dea Hesat e dio dell’oltretomba. Più tardi, Anubis diventa figlio di Osiride e Iside, o di Osiride e Nephthys, lasciando il posto di dio dell’aldilà ad Osiride e divenendo imbalsamatore e guida per il defunto nell’aldilà.

Nell’incantesimo 534 §1273 dei Testi delle Piramidi Nephthys viene chiamata “imitazione di una donna senza vagina”. Sebbene in questo incantesimo anche Iside viene chiamata “vagina putrida”, Geraldine Pinch crede che l’affermazione riguardo Nephthys sia il risultato di un matrimonio falso tra Nephthys e Seth, laddove pare che Nephthys abbia invece vissuto con Iside e Osiride (Pinch, G.: Egyptian mythology. A guide to the gods, goddesses, and traditions of Ancient Egypt, Oxford 2002, p. 171). In aggiunta, poiché Seth è considerato essere la terra del deserto, arida e infertile, è difficile che la coppia potesse generare una discendenza (Lesko, B. S.: The Great Goddesses of Egypt, Oklahoma Press, USA 1999, p. 271; Te Velde, H.: Seth, God of Confusion. A Study of His Role in Egyptian Mythology and Religion, Leiden 1967, p. 29).

Nephthys sembra non avere un proprio luogo di culto, ma è venerata all’interno dei templi insieme ad altre divinità. Durante l’Epoca Tarda, Nephthys è connessa ad Anuket, anche se questa dea a Beit el Wali (Nubia) è uguagliata ad Iside.

Nephthys, rispetto ad Iside, appare confinata nel mondo funerario: senza la sua presenza, però, i riti per la rinascita non possono avere luogo (fig. 6). Nephthys è anche nutrice del defunto, ed è colei che assicura la sua rinascita. L’allattamento, infatti, è simbolo di ringiovanimento, ovvero di ritorno allo stato di infanzia e quindi all’eterna giovinezza.

6. Nephthys e Iside proteggono lo stendardo di Osiride
Cassetta porta-ushabty del sacerdote-w‛b Patjauemdiamon (XXI-XXII din.)
Museo Egizio, Torino, inv. n. Cat. 2430

La grandezza di Nephthys può essere letta nelle parole di Erik Hornung, il quale afferma che Nephthys non è né un doppio di Iside, né una sua astrazione, ma è colei che lotta per mantenere la totalità del mondo piena e bilanciata. Secondo Hornung, Nephthys è la sorella di tutti gli dei, colei che impersona il prendersi cura degli altri (in Schweizer, A.: The Sungod’s Journey through the Netherworld: Reading the Ancient Egyptian Amduat, Cornell University Press, New York 2010, p. 107).

Nephthys è allora colei sulla quale fare sempre affidamento, una sorella alla quale appoggiarsi. Nessun’altra dea, del mondo egizio, ha questa attitudine (fig. 7).

7. Nephthys, Qebehsenuef e Hapi
Tomba di Nefertari (QV 66), camera funeraria
Ph. kairoinfo4u, da Flickr

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Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

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