Sono passate diverse ore da quando ho appreso che Barry Kemp ha lasciato questa terra… una notizia che mi ha scosso e che ha fatto largo ad un’enorme tristezza. Ancora non riesco a rassegnarmi all’idea che il professore possa aver iniziato il suo viaggio tra le stelle imperiture. Ho sperato tanto che quel messaggio ricevuto su whatsapp fosse frutto di una fake news e nel convincermi di questo continuavo ad immaginare Barry fare gli scongiuri al diffondersi di questa notizia… ma più passavano le ore e più la notizia circolava… è tutto vero.
Sì, se ne è andato un grande, uno di quelli che come lui non ci saranno più. L’egittologo gentiluomo, così amavo definirlo. Al di là della sua carriera, che non sto qui a ricordare, era davvero un grande uomo. Una persona d’intelletto, carismatica e al tempo stesso dal temperamento mite, umile nonostante i titoli altisonanti e i riconoscimenti di prestigio ricevuti, gentile, sempre disponibile e pronto ad approfondire con me tutte le mie curiosità e perplessità, doti che prima ho apprezzato come professore e poi come amico. Sì, amico. Perché la passione per l’antico Egitto, che ci ha fatti incontrare e poi instaurare una collaborazione professionale, non ci ha messo molto a far trasformare quella relazione in un legame di amicizia.
Ci siamo conosciuti ad una sua conferenza a Bagno di Romagna nel 2015, anche se avevo già assistito a sue conferenze ed avevo avuto modo di scambiare con lui dei saluti fugaci. A Bagno di Romagna invece avevo avuto il piacere di parlare con lui per una mezz’oretta, minuti volati come il vento per la deliziosa chiacchierata che ne era uscita fuori. Ero arrivata alla conferenza con molto anticipo e lui era già lì, stava aspettando che gli organizzatori finalizzassero gli ultimi preparativi. Nell’attesa abbiamo iniziato a parlare del più e del meno e poi di Amarna e dell’antico Egitto. Strano a credersi, ma era lui a fare le domande a me, curioso del mio grande amore per questa civiltà, un interesse così profondo che ogni volta che ne parlo mi trasforma il viso e mi fa diventare gli occhi così luminosi da sembrare due stelle… e se ne era accorto anche lui, tanto da farmelo notare. Non sapeva che scrivevo per un magazine di archeologia, io non glielo avevo detto: nonostante sia sempre stata molto orgogliosa del mio impegno con MediterraneoAntico non mi approccio mai alle persone per il mio “ruolo” ma per la mia passione. La conferenza doveva iniziare, quindi ci siamo momentaneamente congedati per ascoltare con rinnovato interesse il suo intervento sull’anatomia dell’insediamento di Akhetaton e la sua gente, come sempre illuminante e appassionante. Al termine ci siamo salutati, ma prima di andarmene gli dissi che scrivevo di antico Egitto per MediterraneoAntico e che sarei stata felicissima nel caso in cui mi avesse concesso un’intervista. Accettò. Da lì iniziò uno scambio di corrispondenza che spaziava da Amarna ai racconti confidenziali, di vita di tutti i giorni, come l’aggiornarmi sui suoi spostamenti con Miriam Bertram (sua moglie), o come avremmo trascorso le festività… parole che aprirono la strada alla stima e all’amicizia reciproca. Da allora ci siamo incontrati diverse volte, anche nel suo ufficio al Cairo, e mi ha invitata più volte al suo scavo, dove sarei dovuta andare nel marzo del 2020: era tutto organizzato, ma la pandemia mi bloccò in Italia. Sbloccata la situazione Covid, le violente vicissitudini che coinvolsero la mia famiglia mi impedirono nuovamente di raggiungere lui e la missione, ma la sua presenza e la sua vicinanza al mio dolore (espressa anche da parte di Miriam) mi furono molto di aiuto. Ricordo ancora le loro parole di sconforto, incredulità e angoscia per l’accaduto. Fu una presenza davvero molto cara in quella circostanza.
Grazie al rapporto di stima instaurato mi raccontava degli scavi, a volte anche svelandomi in anteprima cose che avrei dovuto aspettare di divulgare, e mi ha sempre inviato tanto materiale (comprese sue pubblicazioni che mi spediva con la posta tradizionale) per scrivere su Akhetaton e sullo stato di avanzamento dei lavori dell’Amarna Project, mettendomi anche in contatto con i suoi collaboratori più stretti come Anna Hodgkinson e Anna Stevens.
Poi avevamo anche una cara amica in comune, Nicoletta Pirazzoli, che ci ha lasciato troppo presto anche lei, e che era spesso da tramite per i nostri saluti e nostri racconti.
Mi rendo conto che sto scrivendo queste righe con la gioia nel cuore per aver avuto il privilegio di conoscerlo e allo stesso tempo con quello stesso cuore colmo di tristezza, una tristezza accompagnata anche da un grande rammarico/rimorso.
A novembre sono stata in Medio Egitto, avevo pianificato il mio passaggio ad Amarna, ma lui in quei giorni era al Cairo. Mentre ero giù ci siamo sentiti per cercare di trovare il modo di vederci, mi aveva invitato nuovamente nel suo ufficio dell’Amarna Project in piazza Tahrir, ma non siamo riusciti a far combaciare i nostri impegni. Ci siamo salutati auspicando entrambi che durante la prossima stagione di scavo sarei riuscita a raggiungerlo, ma evidentemente ciò non sarà possibile. Ora sono qui a rimproverarmi per non essere riuscita ad incontrarlo, immaginando che mi avrebbe accolta come le altre volte con il suo timido sorriso e con tanto affetto.
Al di là del comune amore per l’antico Egitto, si era instaurato davvero un bel rapporto di amicizia.
Mi mancherà tanto, ma il suo ricordo e il suo gentile sorriso resteranno con me.
Ti saluto caro Barry, e voglio farlo dedicandoti dei versi tratti dall’Inno all’Aton – visto che con lo splendente disco solare munito di manine “armate” di ankh hai avuto a che fare per più di quarant’anni – sperando che nell’altra vita tu possa trovare il Nilo che Aton ha posto nella Duat e navigare felice su di esso.
Inizia il tuo viaggio verso il Bell’Occidente e che l’Aton risplenda sempre su di te.
“Quando tu vai in pace all’orizzonte occidentale,
La terra è nell’oscurità come morta.
[…] Giace la terra in silenzio.”
“Hai fatto un Nilo nella Duat
[…] Hai posto un Nilo nel cielo che scende per tutti i paesi stranieri e lontani
[…] Ma il Nilo vero viene dalla Duat per l’Egitto.”
(Dall’ “Inno all’Aton”. Traduzione di Sergio Donadoni da “La Letteratura Egizia”, Sansoni, Firenze)
Ripropongo qui l’intervista che diede inizio a tutto questo, sia in lingua originale, inglese, che tradotta in italiano.
IT https://mediterraneoantico.it/articoli/egitto-vicino-oriente/intervista-a-barry-john-kemp/
GB https://mediterraneoantico.it/articoli/egitto-vicino-oriente/interview-with-barry-john-kemp/