Si è inaugurata oggi, presso la Palestra Grande di Pompei, la mostra “Pompei e i Greci”, organizzata da Electa e curata dal Soprintendente Massimo Osanna, dal Prof. C. Rescigno dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e dall’architetto responsabile del progetto espositivo, Bernard Tschumi.
Nel DNA, Pompei ha una forte identità greca, frutto dell’incontro tra una città di origine italica e di intensi scambi commerciali col Mediterraneo greco. Questo incontro-scontro ha portato, sin dalle origini, artigiani, architetti a produrre una commistione di stili che Pompei ha rielaborato in forme nuove ed eterne. La posizione geografica particolarmente felice ne fece ben presto una fiorente cittadina, avvantaggiata da uno sbocco marittimo e da una ricca area agricola nell’entroterra campano. Nei primi secoli di vita, Pompei, subì l’influsso delle due grandi potenze che dominavano la Campania, Etruschi e Greci, scatenando, negli studi recenti, un forte dibattito fra i sostenitori di una “Pompei etrusca” e i sostenitori di una Pompei fortemente ellenizzata sin dalle origini della città. C’è da dire che, nel 474 a.C., gli Etruschi- fortemente presenti nelle zone di Capua, Fratte e Pontecagnano – subirono una pesantissima sconfitta da una coalizione cumano – siracusana, e così a Pompei la cultura greca ebbe il sopravvento. Preziosi oggetti importati, iscrizioni in greco graffite sui muri della città, mettono a fuoco le diverse anime di una città viva ma pronta di lì a poco a rimescolarsi nuovamente, assoggettata da altri popoli. Verso la fine del V secolo una nuova popolazione, i Sanniti, avrebbe invaso le fertili pianure della Campania, stanziandosi a Pompei e dettando nuove regole sociali e urbanistiche.
Sono oltre 600 i reperti esposti tra ceramiche, ornamenti, armi, elementi architettonici, sculture provenienti da Pompei, Stabiae, Ercolano, Sorrento, Cuma, Capua, Poseidonia, Metaponto, Torre di Satriano e ancora iscrizioni nelle diverse lingue parlate (greco, etrusco, paleo-italico), argenti e sculture greche riprodotte in età romana. Gli oggetti, provenienti dai principali musei nazionali ed europei, divisi in 13 sezioni tematiche, rileggono con le loro ‘biografie’ luoghi e monumenti della città vesuviana da sempre sotto gli occhi di tutti, ma esposti alla luce di un nuovo progetto scientifico e di ricerche in corso che, per la prima volta, restituiscono aspetti inediti della città vesuviana. In occasione della mostra, tornano in Italia documenti ed opere finiti all’estero seguendo le vie del commercio antiquario e dando così la possibilità, ai fruitori della mostra, di ammirare gli elmi donati ad Olimpia dal tiranno di Siracusa Ierone per celebrare la vittoria dei cumani sugli etruschi (474 a.C.), o leggere tra i frammenti di un monumentale cratere proveniente da Altamura, Puglia, il racconto della battaglia di Isso del 333 a.C. che vide sfidarsi Alessandro Magno e Dario re di Persia, episodio, tra l’altro, magnificamente rappresentato nel celebre mosaico della Casa del Fauno di Pompei. Ulteriori riscontri nei modi di vivere simili della Pompei greca e della Grecia, saranno rintracciabili negli oggetti rinvenuti in due scarichi, uno nell’Agorà di Atene, l’altro presso i portici del Foro di Pompei, che, nonostante le distanze fisiche, sono permeati di similitudini che ancora si intersecano nei manufatti delle due città nell’avanzato II secolo a.C.
LE SEZIONI DELLA MOSTRA
- Una grammatica greca di oggetti
Odisseo percorre il Mediterraneo, da Oriente giunge in Occidente. Del suo mitico viaggio e dell’incontro del mondo greco con le culture mediterranee abbiamo muti, solidi testimoni: sono gli oggetti, passati di mano in mano, trasportati ammassati nella chiglia di una nave, ricreati dalla sapienza manuale di un artigiano. Sopravvissuti al naufragio dell’antico, sono per noi parole di un racconto, testimoni del culto di un eroe, di una cerimonia votiva, parte di una rassegna di immagini intorno al tempio di una dea, incunaboli di vita privata.
- Pompei prima di Pompei
Alla foce del fiume Sarno e lungo la sua vallata il contatto con il mondo greco inizia ben prima della fondazione della città, con i villaggi che precedono Pompei. Nelle necropoli di Striano,nell’insediamento perifluviale di Longola ai materiali indigeni si sommano reperti greci, provenienti da scambi commerciali innescati con le rotte mediterranee di passaggio per la foce del fiume, o giunti per il tramite delle città greche o etrusche presenti in Campania.
3. Gli spazi della città
Pompei viene fondata alla fine del VII secolo a.C. Lo spazio cittadino è suddiviso da strade regolari in cui si distribuiscono case e luoghi pubblici. Una geometria di santuari, con templi dalla ricca decorazione policroma, scandisce il tempo del politico e del sociale. La nuova città, italica, con forti presenze stanziali etrusche, viene costruita anche ricorrendo a maestranze greche, ad artigiani che potremmo trovare attivi a Cuma, Poseidonia, Capua e Metaponto.
4. La non città: un palazzo italico
Altrove il sapere greco diversamente incontra il mondo indigeno. La reggia del re di un insediamento lucano, a Torre di Satriano, viene decorata come un tempio da artigiani tarantini. Il palazzo diventa il microcosmo delle relazioni sociali, del controllo del territorio e delle sue risorse. Linguaggi,stili, mode greche si adattano a una realtà non urbana, con esiti di eccezionale importanza, straordinariamente conservati, come il magnifico tetto decorato da una primitiva, minacciosa Sfinge e da lastre con scene di combattimento. La riscoperta del palazzo di Torre Satriano ha permesso di conoscere uno spaccato significativo della cultura indigena: lo spazio del potere, dove le formule di derivazione ellenica sono reinterpretate nella rappresentazione dell’autorità del signore del luogo.
5. Il sacro e il politico
In Campania, di questo adattarsi delle forme culturali, abbiamo numerose testimonianze. Da Cuma si diffonde il culto di Apollo e della divina Sibilla, si affermano pratiche politiche e sociali. La cavalleria campana era il corpo dei giovani aristocratici, basata su di un fermo apprendistato, su riti di iniziazione, strutture e cerimonie che ritroviamo a Cuma, greca, come a Capua, etrusca e poi italica. I contatti tra i centri erano assicurati da trattati e alleanze, sanciti all’ombra dei templi, ricordati da cerimonie e iscrizioni. In Campania, con la fondazione di Poseidonia, si affaccia la potente Sibari,la città achea, nell’attuale costa ionica di Calabria, che intorno a sé aveva costruito un impero: una laminetta, esposta nel santuario di Olimpia, ricorda l’alleanza costruita tra la città e il popolo tirrenico dei Serdaioi, testimone la città di Poseidonia.
6. Un mondo multietnico
Sotto i nostri occhi si compone un mondo variegato di genti, che parlano lingue diverse, manipolano gli stessi oggetti, ma ne personalizzano l’uso adattandoli alle proprie esigenze, praticano un commercio per piccoli scali, dove il sapere si mescola con le partite di merci. Nei porti di Pompei e Sorrento, a Partenope o presso il Rione Terra di Pozzuoli, allora sede di un piccolo scalo cumano, avremmo potuto udire parlar greco, etrusco, italico.
7. La battaglia di Cuma
La fondazione di Neapolis, la nuova città al centro del golfo voluta da Cuma, che si affianca a Partenope ereditandone il culto della Sirena, crea una brusca frattura, interrompe il flusso composito di idee e merci, crea nuove forme di identità. Gli Etruschi vengono affrontati in una battaglia navale e sconfitti dai Cumani con l’aiuto dei Siracusani. Pompei si contrae, un vecchio mondo tramonta. Ancora una volta il lontano santuario di Olimpia registra gli eventi storici campani: nella dedica di una decima del bottino da parte del vincitore Ierone, tiranno di Siracusa, che graffia sulla superficie del lucido bronzo il ricordo della vittoria, trasformando l’evento in ricordo perenne grazie ai versi di un’ode di Pindaro.
8. Neapolis, materiali dai fondali del porto
Della nuova città, Neapolis, possediamo il racconto narrato dalle merci che si depositarono nel tempo sui fondali del porto: ritroviamo le voci di una città greca che vive e respira nel Mediterraneo.Tramite il suo porto imponente, Neapolis raggiunge luoghi lontani e ne condivide usanze, costumi, mode, specchio dinamico per nuove, infinite identità greche.
9. Un nuovo mondo
Un nuovo mondo si apre, Oriente e Occidente si toccano. Pompei rinasce al seguito dei grandi eventi innescati nel Mediterraneo dall’epopea di Alessandro Magno e della famiglia macedone, dell’espansione progressiva di Roma. I racconti della conquista d’Oriente arrivano per immagini e scopriamo in un vaso apulo l’immagine della battaglia di Alessandro contro Dario che ritroveremo,secoli dopo, a Pompei, nel Gran Mosaico della casa del Fauno. La città, nel corso del II secolo a.C., è parte dell’universo ellenistico, ricercata per architetture pubbliche e private, colorata da affreschi,impreziosita da fregi in terracotta. Due scarichi, uno da Atene, il secondo da Pompei, testimoniano,con le dovute differenze, la comunanza di pratiche sociali, le similitudini nella ricerca di agi e modi di concepire la vita e i suoi piaceri.
10. Vivere alla greca
Il mondo greco entra a far parte del lessico quotidiano, utilizzato, esibito, consumato. Dalla casa di Giulio Polibio e da quella del Menandro provengono ricchi corredi di suppellettili che raccontano di culture composite in cui il mondo greco trova il suo ampio spazio tramite originali o oggetti imitati e ricreati. Le argenterie di Moregine trasportano in Campania un po’ del lusso delle vecchie regge ellenistiche.
11. Conservare oggetti greci
La passione per il mondo greco diventa, infine, collezionismo. Oggetti antichi sono richiesti,acquistati ed esposti nelle case. Di questa passione e delle sue distorsioni, abbiamo uno specchio significativo nelle storie di Verre, il potente romano accusato da Cicerone per le sue ruberie di opere d’arte in Sicilia.
12. La lingua greca a Pompei
Accanto al latino si usa il greco: ovviamente per transazioni commerciali ma anche come lingua dell’emozione, del sentimento, della cultura. Le stanze delle case acquistano nomi greci, la cura del corpo e il mondo dell’amore si rivestono di parole greche, i bambini imparano a utilizzare l’alfabeto greco, ritroviamo il nome di Eschilo iscritto su di un gettone teatrale.
13. Atene a Pompei
Nelle statue diffuse in spazi pubblici e privati, in giardini, peristili e cortili, in sale di rappresentanza ritroviamo le opere mirabili dell’arte greca imitate e riprodotte. Un pezzo di Atene migra a Pompei, trasmettendo il ricordo di Afrodite e di Kore così come apparivano presso l’acropoli ateniese.
Pompei e i Greci racconta al pubblico una realtà multietnica frutto di incontri e scontri millenari, una realtà non distante dalla nostra che ancora una volta si sviluppa attorno a quella culla secolare di etnie che è il bacino del Mediterraneo.
Fino al 27 novembre 2017 in mostra presso la Palestra Grande di Pompei
Info: http://www.mostrapompeigreci.it/
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