Era il 22 gennaio del 1989 quando, durante i lavori di manutenzione ordinaria effettuati sul lato occidentale della corte colonnata di Amenhotep III nel Tempio di Luxor, gli archeologi e gli operai del Ministero delle Antichità egiziano scoprirono un incredibile tesoro.
Nel sistemare la pavimentazione della corte iniziarono infatti a riaffiorare dal terreno diverse statue. E’ così che fu scoperta la famosa cachette del Tempio di Luxor: una fossa profonda scavata nel IV secolo d.C. per nascondere le meravigliose statue che oggi possiamo ammirare nello statuario del Museo di Luxor.
La scoperta avvenne sotto l’autorità del Dr. Mohammed Al-Saghir, l’allora direttore generale delle Antichità dell’Alto Egitto.
E’ probabile che il deposito fu scavato per proteggere le statue che sarebbero andate distrutte con l’introduzione del culto dell’imperatore romano nel tempio e con la conseguente sostituzione delle statue con le effigi dell’imperatore deificato, oppure, come suggerisce un’altra ipotesi, per la costituzione di una favissa all’interno di questo grande luogo di culto.
Una volta liberato dalle sabbie e dai piccoli detriti in pietra, il pozzo ha rilasciato 26 pregiate statue (molte delle quali in ottimo stato di conservazione) risalenti ad un arco di tempo compreso tra la metà della XVIII dinastia e il Periodo Tolemaico, oggi annoverate tra i più bei reperti ritrovati in Egitto. I soggetti rappresentati – sovrani, regine e divinità – sono stati scolpiti singolarmente o in diadi e triadi, ovvero gruppi scultorei di due o tre unità rappresentative. Una volta ripuliti e restaurati, i reperti sono stati esposti in un ambiente a loro dedicato presso il Museo di Luxor, nella sala della cachette.
Nascondere le statue ha fatto sì che queste giungessero ai nostri giorni perfettamente conservate, senza mostrare i segni del tempo. Difficile affermare con sicurezza quale scultura sia più bella delle altre, ognuna ha il suo fascino e la sua particolarità, ma sicuramente quella di maggior pregio è la statua in quarzite di dimensioni superiori alla grandezza naturale, e quasi perfettamente conservata[1], di Amenhotep III, faraone della XVIII dinastia (1388/6-1350 a.C. circa), rappresentato sulla slitta processionale. Per la precisione non siamo di fronte alla raffigurazione del sovrano, ma alla statua del sovrano che viene portata in processione su di una slitta, rappresentazione, questa, che si distingue quale unicum nell’arte scultorea Egizia. Con la doppia corona, la barba posticcia, un gonnellino particolarmente sofisticato, il viso fanciullesco e un corpo atletico, il faraone fa bella mostra di sé al centro della parete posta di fronte all’ingresso della sala.
Ma all’interno di questo ambiente è impossibile non rimanere affascinati dall’incantevole dea Hathor seduta in trono, dal dolcissimo viso della dea Iwnet, dalla devozione di Horemheb inginocchiato che porge un’offerta ad Atum, dalla fierezza delle sfingi che rappresentano sia Thutmose III che Tutankhamon e dalle tante altre statue che hanno conservato immutato il loro particolare splendore.
Per la celebrazione del trentennale della scoperta del nascondiglio il Ministero delle Antichità ha organizzato una serie di eventi che avranno luogo sia al Tempio che al Museo di Luxor. Nella giornata di oggi e in quella di domani sono previste conferenze e l’inaugurazione di una mostra fotografica all’interno del Museo ideata per la documentazione delle varie fasi che hanno caratterizzato questo ritrovamento: dalla scoperta al disseppellimento dei reperti, dai lavori di restauro all’esposizione al museo. Sarà possibile vedere immagini simili anche alla mostra a cielo aperto allestita presso il Tempio di Luxor.
[1] Sembra che il pettorale e i bracciali fossero ricoperti in oro