Da un recente studio pubblicato in formato open access sulla rivista Communications Earth & Enviroment e condotto dalla University of North Carolina Wilmington assieme ad altre università americane, canadesi ed egiziane, è emersa l’esistenza di un ramo perduto del Nilo, chiamato Ahramat – ovvero “ramo delle piramidi” – che ha avuto un importantissimo ruolo nella costruzione delle piramidi, in quanto contemporaneamente attivo e utilizzato come via d’acqua per il trasporto di operai e materiali da costruzione. Una nuova conferma alle ricerche effettuate da diversi studiosi nel secolo scorso.
Alcune precedenti scoperte, come quella dei Papiri di Wadi el-Jarf oppure del cosiddetto Ramo di Khufu (un rimando agli articoli pubblicati da MediterraneoAntico su tali temi), come anche altri studi effettuati nel secolo scorso, avevano già gettato luce sulle metodologie costruttive delle piramidi e, in modo particolare, su come venisse sfruttato il Nilo con le sue diverse ramificazioni per lo spostamento dei pesanti blocchi di pietra. Quindi, la ricerca pubblicata dal team della Prof.ssa Eman Ghoneim deve essere interpretata più come un approfondimento che una nuova scoperta vera e propria. Vediamo nel dettaglio di cosa tratta lo studio proposto.
La ricerca condotta attraverso l’analisi di immagini radar satellitari, dati geofisici e a carotaggi profondi del suolo, ha potuto indagare la struttura del sottosuolo e la sedimentologia nella Valle del Nilo. Da ciò è emerso che l’antico ramo Ahramat, ormai insabbiato, scorreva lungo l’area compresa tra la parte meridionale di El-Lisht e l’area dell’altopiano di Giza e confinava con 31 piramidi risalenti al periodo compreso tra l’Antico Regno e il Secondo Periodo Intermedio (2686-1649 a.C.), tra la III e la XIII dinastia. Questo canale si trova tra 2,5 e 10,25 km a ovest del moderno fiume Nilo e sembra avere una profondità superficiale compresa tra 2 e 8 m, una lunghezza di circa 64 km e una larghezza di 200-700 m, simile alla larghezza del corso contemporaneo del Nilo.
Dallo studio è emerso, inoltre, che molte delle strade che portavano dal Tempio mortuario (accanto alla piramide) al Tempio a valle correvano in modo perpendicolare al corso del ramo Ahramat, terminando direttamente sulla riva. I Templi a valle erano dei veri e propri porti fluviali e servivano come punto d’ingresso per i visitatori e per le strade cerimoniali verso la piramide. Innumerevoli templi a valle non sono ancora stati trovati e potrebbero essere ancora sepolti sotto i campi agricoli e le sabbie del deserto lungo la riva del fiume Ahramat. Cinque di questi templi a valle, tuttavia, sono parzialmente sopravvissuti: i Templi a valle della Piramide Romboidale, della Piramide di Khafra e della Piramide di Menkaura della IV dinastia, il Tempio a valle della Piramide di Sahura della V dinastia e il Tempio a valle della Piramide di Pepi II della VI dinastia.
La grandezza di questo ramo e la sua vicinanza ai complessi piramidali, oltre al fatto che le strade processionali delle piramidi terminano sulle sue sponde, implicano che questo ramo era attivo e operativo durante la fase di costruzione delle piramidi. A causa, però, del graduale spostamento del fiume verso la piana alluvionale adiacente a nord-est, dovuto all’attività tettonica e all’incursione di sabbia trasportata dal vento dal deserto occidentale, il ramo è stato abbandonato. Inoltre, lo spostamento del ramo verso est e la sua diminuzione potrebbero essere spiegati dalla riduzione della portata del fiume e della capacità dei canali causata dalla diminuzione delle precipitazioni e dall’aumento dell’aridità nella regione, in particolare durante la fine dell’Antico Regno.
In ogni caso, la mappatura del corso nascosto del ramo di Ahramat ha permesso di ricostruire un quadro più completo del paesaggio dell’antico Egitto e di una possibile via di trasporto sull’acqua localizzata nell’area tra El-Lisht e l’altopiano di Giza.