Ci sono voluti quasi dieci anni per riportare la tomba di Tutankhamon, e in particolare la sua camera funeraria, allo stesso splendore in cui apparve per la prima volta agli occhi increduli di Howard Carter il 28 novembre del 1922, appena 24 giorni dopo la scoperta del primo gradino della KV62. Dopo un lungo lavoro di restauro e conservazione, interrotto per un periodo di tempo a seguito dei moti della primavera araba del 2011, dallo scorso autunno la tomba del faraone bambino brilla di una nuova luce e respira finalmente aria buona.

Una delle fasi del restauro della tomba di Tutankhamon (ph. courtesy of J. Paul Getty Trust)

Il restauro si era reso necessario proprio per la sua sopravvivenza: le pareti versavano in una situazione davvero preoccupante a causa del continuo e importante afflusso di turisti che giornalmente accedevano – ed accedono tutt’ora – nella camera dorata del sovrano della XVIII dinastia (1341-1323 a.C. circa). Così, il Ministero delle Antichità, considerando l’ottimo lavoro svolto precedentemente nella tomba di Nefertari, ha affidato il lavoro agli esperti del Getty Conservation Institute di Los Angeles. Dal 2009 il team non si è limitato a consolidare e restaurare le pareti della KV62, ma ha portato avanti anche un progetto di studio i cui risultati sono stati presentati in questi giorni a Luqsor in un convegno tenuto dal direttore del progetto Neville Agnew e dai suoi colleghi. In questa sede si è parlato anche dei complicati interventi risolutivi effettuati in questi anni di lavoro e si è inoltre discusso del preoccupante futuro di questo ipogeo sollevando nuove questioni.

Uno dei restauratori rimuove la polvere dalle pareti della tomba di Tutankhamon (ph. courtesy of J. Paul Getty Trust)

Il continuo afflusso turistico immette nelle camere polvere del deserto, la quale, veicolando con gli abiti e le scarpe, si attacca irrimediabilmente alle pareti “grazie” all’umidità prodotta dal respiro dei visitatori. Per ovviare a questo serio problema è stato istallato un nuovo sistema di ventilazione che dovrebbe filtrare l’aria, mantenere costante la temperatura e controllare il tasso di umidità. Ciò dovrebbe limitare la necessità di interventi futuri in questo senso, anche se non risolve definitivamente il problema e lascia comunque una grande incognita per l’avvenire. Proprio per ovviare ai problemi derivati dall’afflusso turistico, anni fa è stata inaugurata una fedele riproduzione della tomba di Tutankhamon, così da dirottare lì i visitatori. La struttura, opera della Factum Arte, è stata collocata proprio nei pressi della gola di accesso alla Valle dei Re, adiacente alla casa di Carter, ma anche il turista più distratto e disinteressato sembra essere maggiormente attratto dalle sale originali nonostante debba acquistare un biglietto ben più costoso per il suo ingresso. Il maggior introito non incoraggia certo il Ministero delle Antichità a chiudere la tomba, anzi lo ha spinto ad aprire a prezzi davvero esorbitanti anche la tomba di Nefertari, il cui ambiente ha un equilibrio molto delicato, e quella di Seti I, rispettivamente Grande Sposa Reale e padre di Ramesse II.

Il sarcofago all’interno della tomba di Tutankhamon (ph.AFP)

Altra incognita sul futuro della tomba di Tutankhamon è rappresentata dal cambiamento climatico, infatti le frequenti alluvioni che interessano la zona sono una grande minaccia per l’incolumità delle delicate pitture. Il problema non risiede nel diretto allagamento degli ambienti, in quanto la tomba è stata costruita in un punto in cui risulta davvero difficile una possibile inondazione, ma se si dovessero riempire d’acqua le tombe adiacenti le infiltrazioni potrebbero insinuarsi nelle pareti della KV62 e staccarne le decorazioni pittoriche; effetto collaterale che, come potrete ben immaginare, sarebbe davvero preoccupante.

La camera funeraria di Tutankhamon (ph. AFP)

Oggetto di studio sono state anche le macchioline marroni che da sempre hanno caratterizzato le pareti della camera funeraria di Tutankhamon. Queste macchie hanno sempre destato curiosità e allo stesso tempo preoccupazione, sin dal momento della scoperta della tomba. Si è giunti ora alla conclusione che la loro origine è microbica, presentano un’alta concentrazione di acido malico, ma non destano preoccupazione alcuna in quanto si sono formate probabilmente al tempo della sepoltura del faraone: nel concludere velocemente i lavori per l’improvvisa e prematura morte di Tutankhamon, le pareti sono state dipinte quando l’intonaco non era ancora perfettamente asciutto; sigillando la tomba l’ambiente caldo umido ha facilitato la proliferazione dei microbi e l’estensione dei funghi. Questi funghi, morti secoli fa in quanto intrappolati nello strato pittorico, non rappresentano ora un pericolo per la conservazione dei dipinti, infatti, paragonando le foto scattate da Harry Burton, fotografo ufficiale del team di Carter, con le immagini scattate ai nostri giorni, non emergono differenze in merito alla loro diffusione, sia per quantità che per dimensioni. Non rappresentando più un rischio si è deciso di non trattare le macchie con biocidi, come si è soliti trattare i funghi; ma non solo, si è anche stabilito di non rimuoverle, né di coprirle con del colore, perché ormai divenute caratteristica peculiare della tomba.

Visitatori nella tomba di Tutankhamon. Qui si vedono benissimo le macchie scure che hanno intaccato le pittore secoli fa (ph. Reuters)

Tra i lavori di riqualificazione: una nuova barriera per limitare l’avvicinamento dei turisti alle fragili pitture, una nuova pavimentazione per gli ambienti e per la rampa d’accesso, e un nuovo sistema di illuminazione per valorizzare ancora di più la camera dorata del faraone.

L’intento è stato quello di progettare un sistema sostenibile che potesse reggere il confronto con i circa mille visitatori che ogni giorno calpestano i 110 mq dell’ultima dimora di Tutankhamon limitandone l’impatto in modo da non provocare alcun danneggiamento.

Non ci resta che sperare che le tante persone che quotidianamente vogliono visitare tomba di Neb-Kheperu-Ra soddisfino la loro curiosità accedendo alla copia della sua ultima dimora e che quelle persone che proprio non possono fare a meno di ammirare l’antico ipogeo lo facciano decorosamente, consapevoli di non entrare in un parco divertimenti, non incuranti del suo valore e della sua fragilità, e senza dimenticare che comunque si tratta di una sepoltura con tanto di un corpo ivi deposto che riposa in una teca di cristallo microclimatizzata.

Il corpo mummificato di Tutankhamon riposa in una teca di cristallo microclimatizzata nell’anticamera (ph. Reuters)

E la maledizione? Come si fa a parlare della tomba di Tutankhamon senza tirare in ballo la sua maledizione!? Fatto davvero curioso è stato il ritrovamento di tanti bigliettini scritti da turisti e poi nascosti nelle intercapedini della pavimentazione in legno. La scoperta è stata effettuata durante la sostituzione della pedana calpestabile. Nei bigliettini c’erano invocazioni dirette al faraone bambino con richieste di protezioni o maledizioni contro determinate persone…

Il sarcofago di Tutankhamon ancora conservato all’interno della sua tomba (ph. Reuters)

Immagine di copertina: La camera funeraria di Tutankhamon (ph. AFP)

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Tiziana Giuliani

Egittofila, sin dall’infanzia appassionata di Antico Egitto, collabora con l’associazione Egittologia.net dal 2010. Ha contribuito alla realizzazione di EM-Egittologia.net Magazine (rinominato poi MediterraneoAntico) seguendone la pubblicazione già dai primi numeri e ricoprendo in seguito anche il ruolo di coordinatrice editoriale. Dal 2018 è capo redattrice di MediterraneoAntico.

Organizza conferenze ed eventi legati al mondo degli Egizi, nonché approfondimenti didattici nelle scuole di primo grado. Ha visitato decine di volte la terra dei faraoni dove svolge ricerche personali; ha scritto centinaia di articoli per la ns. redazione, alcuni dei quali pubblicati anche da altre riviste (cartacee e digitali) di archeologia e cultura generale. Dall’estate del 2017 collabora con lo scrittore Alberto Siliotti nella realizzazione dei suoi libri sull’antico Egitto.

Appassionata di fotografia, insegna ginnastica artistica ed ha una spiccata predisposizione per le arti in genere.

3 Commenti

  1. Ho visitato la tomba nell’anno 2004 e, tra i visitatori c’erano dei giapponesi con le mascherine. Ora capisco che erano più sensibili e rispettosi degli altri nei confronti di quell’ambiente. Ho trovato l’articolo estremamente interessante, grazie all’autrice.

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