Sarà inaugurata il 10 marzo 2022 alle ore 17:00 presso il Museo del Vicino Oriente, Egitto e Mediterraneo dell’Università La Sapienza di Roma la mostra “Astarte. La dea dai mille volti”. La mostra sarà visitabile fino al 4 giugno 2022 e propone un viaggio attraverso l’origine e l’iconografia della dea Astarte: partendo dalla più antica Inanna dei Sumeri, la semitica Ishtar, la fenicia Astarte, le egiziane Hathor, Iside e Sekhmet, l’ittita-khurrita Khepat, l’ellenistica Atargatis, per arrivare ad Afrodite e Venere.
Il viaggio passerà attraverso le collezioni del Museo del Vicino Oriente, Egitto e Mediterraneo della Sapienza, proponendo reperti provenienti da Cipro, Malta, dalla Sicilia e dalla Sardegna per indagare e approfondire le diverse ipostasi della dea e il suo culto.
La dea dai mille volti era legata agli ambiti della fertilità, della fecondità, dell’amore, della vendetta e della guerra come è testimoniato nell’arte e nelle descrizioni provenienti dal Vicino Oriente e dal Mediterraneo. Ad esempio, il carattere più spiccato dell’Astarte fenicia era quello della dea madre, legato ad una concezione naturistica: essa è la terra madre, progenitrice comune di tutti gli esseri viventi, piante, animali e uomini, che è fecondata dal suo sposo celeste, il Baal – il signore. Successivamente, una volta che i Fenici divennero sedentari, la dea divenne protettrice delle città.
Inoltre, la dea veniva spesso associata ad una divinità maschile che, a seconda delle località, porta nomi diversi e, in alcune forme del culto, lo sposo divino appare come un giovinetto. Un mito di origine non semitica racconta che lo sposo veniva ucciso e, pianto lungamente dalla sposa, risorgeva poi a nuova vita, simboleggiando il morire e il rinascere annuo della vegetazione, suggellando ulteriormente il legame con l’aspetto della fertilità.
Nelle raffigurazioni la dea compare spesso nuda, nello specifico, nelle raffigurazioni egiziane appare con ampie corna ricurve, simile ad Hathor. I suoi simboli erano il cavallo, il leone, la sfinge e la colomba.