In un tratto disabitato lungo la riva est del Nilo Akhenaton, faraone della XVIII dinastia, fondò la sua città: Akhetaton, l’orizzonte di Aton, l’odierna Amarna, la nuova capitale del regno delle Due Terre costruita ed abbandonata in meno di quindici anni. Infatti, dopo la sua morte avvenuta probabilmente intorno al 1334 a.C., Tutankhamon ripristinò l’antico ordine religioso, riportò il centro del comando a Tebe e la città fu dimenticata. Il team del famoso egittologo Barry John Kemp è attivo nell’area in cui sorgeva l’antica città del faraone eretico da 40 anni (proprio quest’anno cade questo importante anniversario che l’Amarna Project sta celebrando con una serie di iniziative). In questi ultimi anni parte del team sta focalizzando le proprie ricerche sui cimiteri di Amarna, ma l’interesse non è rivolto alle tombe connesse della famiglia reale e alla sua corte, bensì alle semplici sepolture presenti nel deserto destinate agli uomini che vissero e lavorarono nella città di Akhenaton.
Dopo una prima straordinaria stagione di scavo nella zona cimiteriale sita a nord dell’antica Akhetaton avvenuta nel 2015, il team di Barry Kemp è tornato a scavare all’inizio dell’aprile scorso incentrando le sue indagini su una grande sepoltura non elitaria che si trova in un pittoresco wadi accanto alle Tombe del Nord (una serie di tombe appartenute ai nobili sita all’estremità settentrionale della città).
Anche se il lavoro sul campo è per il momento terminato, la casa che ospita i membri dell’Amarna Project è tutt’ora attiva: esperti sono all’opera nel registrare e analizzare ulteriormente i resti degli scheletri trovati nel cimitero delle Tombe del Nord e nel preparare la prossima pubblicazione dei risultati ottenuti con lo studio del cimitero delle Tombe del Sud scavato dal 2006 al 2013. L’insieme dei resti umani scoperti in questa zona cimiteriale a meridione (si parla di circa 400 corpi provenienti dalla grande necropoli scoperta dietro le scogliere delle Tombe del Sud che si stima dovesse contenere circa seimila sepolture) è una fonte preziosa per la ricerca in corso e ha aperto una finestra sulla vita e sulla morte degli abitanti di Akhetaton. Gli scheletri vengono esaminati con scansione in 3D per studiarne la struttura cranio-facciale, la quale potrebbe aiutare a comprendere se il cimitero sud fosse stato organizzato per gruppi familiari; vengono analizzate specifiche aree dei corpi per esaminarne il dimorfismo sessuale; e si raccolgono dati su come potrebbe essere stata la dieta di questi individui (dalla condizione dei denti si è potuta constatare la presenza di granelli di sabbia o di pietra nel pane); non mancano gli studi ai tessuti emersi nel cimitero delle Tombe del Sud, come i progetti per lo studio delle ceramiche provenienti da Stone Village e dei frammenti di rilievi di Kom el-Nana. Quello che sta emergendo da questi studi è una realtà di miseria, dieta povera, duro lavoro, cattiva salute, lesioni frequenti, modeste variazioni nella ricchezza e nello stile di sepoltura, individui maschili e femminili presenti in egual numero e di età non diversa dalla media delle popolazioni antiche in quel tempo, un’elevata mortalità infantile e una mortalità in età adulta dovuta a malattie, parto, ferite ed età. Tutto molto importante e molto interessante, ma condizioni non particolarmente insolite.
Con lo scavo del 2015, invece, le cose hanno iniziato a prendere una piega del tutto nuova, facendo emergere dati importantissimi riguardanti le sepolture all’epoca del faraone ribattezzato eretico. Già dai primi ritrovamenti era ben chiaro che le sepolture erano ancora più semplici rispetto a quelle rinvenute nel cimitero delle Tombe del Sud, quasi nessun corredo funerario era presente ed i corpi non erano conservati in bare di legno ma erano semplicemente avvolti in una stuoia grezza, inoltre quasi la metà delle tombe emerse (il 43%) contenevano più di un corpo. Man mano che gli scheletri rivedevano la luce era sempre più palese che erano corpi di bambini, adolescenti e giovani adulti; non era presente nessun neonato o adulto maturo. Nonostante che le indagini erano state suddivise in tre aree distanti tra loro, il confronto portava sempre allo stesso risultato, un risultato insolito e allo stesso tempo sconcertante. Su 105 persone riesumate nel 2015 nel cimitero delle Tombe del Nord più del 90% aveva un’età stimata tra i sette e i venticinque anni, la maggior parte di queste era addirittura di età inferiore ai quindici anni e solo tre casi attestavano un’età inferiore ai sette anni al momento del decesso. A tutti gli effetti questo era un luogo di sepoltura per gli adolescenti, cosa molto strana visto che, rispetto alle aspettative di vita di un uomo, i ragazzi dovrebbero godere di maggior salute rispetto al resto della popolazione. Praticamente qui si era riscontrato l’esatto contrario di quello che viene considerato un comune modello demografico di un cimitero. Inoltre, le patologie scheletriche riscontrate in questi individui dicono che le lesioni traumatiche, le fratture spinali e le condizioni degenerative come l’osteoartrosi erano molto comuni: i ragazzi sepolti presentavano quindi tutte le anomalie comunemente associate a carichi di lavoro pesante. Questo quadro aveva fatto ipotizzare al team di essere di fronte ad un’area destinata alle sepolture di un gruppo di lavoratori molto giovani che erano stati impiegati, con condizioni lavorative davvero difficili, come manovali non qualificati probabilmente nelle vicine cave di pietra calcarea situate a nord della città durante la sua frenetica costruzione.
L’obiettivo della campagna appena conclusa era quello di ampliare il campione delle sepolture e vedere se il quadro poco felice che si era presentato nella stagione precedente continuava a riproporsi nelle nuove sepolture trovate. Dopo sette settimane di lavoro sono emerse oltre 50 nuove tombe e recuperatati più di 80 scheletri. Il ritrovamento di un’area sfuggita alla razzia dei predatori di tombe è stato davvero importante in quanto ha permesso al team di scavare una serie di sepolture ancora intatte; situazione davvero preziosa in quanto lo scavo ha restituito dettagli illuminanti in merito alle pratiche di sepoltura: ad esempio, nei casi di inumazione multipla, si è potuto accertare che gli individui, avvolti in sole stuoie, furono seppelliti contemporaneamente. Un’altra area del sito ha prodotto due tombe molto grandi con frammenti di mattoni di fango che potrebbero appartenere a sovrastrutture, forse potrebbe trattarsi di sepolture leggermente più elaborate, ma per la maggior parte delle fosse la tendenza era quella di essere praticamente spoglie di tutto ed essere riservate ad una popolazione giovane, avvallando e sostenendo, così, l’ipotesi iniziale non certo piacevole. Si è di fronte ad un’area cimiteriale contenente parecchie migliaia di persone, riservata ad una forza lavoro alquanto giovane, composta da bambini (dai sette anni i bambini riescono a trasportare pesi e seguire diligentemente delle istruzioni) e giovani adulti; una forza lavoro minorile sfruttata dal faraone nel tentativo di realizzare la sua città. L’assenza di adulti più maturi suggerisce due possibilità: o i lavoratori venivano liberati o assegnati ad altri lavori una volta compiuti i venticinque anni, oppure nessuno dei lavoratori raggiungeva quella soglia (da sottolineare, purtroppo, che il limite veniva raggiunto soltanto da pochi fortunati). Le sepolture hanno restituito anche 5/6 scheletri per fossa appartenuti ad individui più o meno della stessa età, mentre in alcuni casi è emerso un solo corpo inumato; questa varietà nel numero dei corpi, unitamente al fatto che ci sono tracce evidenti che l’inumazione fosse unica, fa presumere che questa raccolta di vittime fosse un evento giornaliero, settimanale o mensile.
Il fatto che questi corpi furono sepolti senza praticamente niente, in fosse della stessa dimensione di una sepoltura destinata ad un singolo individuo e con i corpi accatastati l’uno sull’altro, porta a formulare diverse domande considerando l’importanza che veniva data alla morte e alla preparazione della vita ultraterrena, ed anche in considerazione del valore che la famiglia aveva nella società del tempo. E’ impensabile che i parenti dei deceduti non si fossero curati della sepoltura dei loro ragazzi. Questa situazione ha fatto maturare l’ipotesi che i corpi non venissero restituiti ai familiari. Impossibile per il momento dire chi fossero queste persone. Figli di egiziani? Figli di schiavi, deportati o prigionieri? Identificare la loro origine sarà possibile solo tramite future analisi del DNA visto che le loro sepolture sono prive di ceramiche, tessuti e quant’altro che possa suggerirne la provenienza. Quel che è certo è che erano bambini allontanati dalle loro famiglie e che non avrebbero fatto ritorno.
In ogni caso, la presenza di questi corpi costringe ad ipotizzare che Akhenaton costruisse la sua città, almeno in parte, sfruttando il lavoro minorile. Ipotesi che di riflesso si proietta su tutta la millenaria civiltà egizia: era pratica comune o è uno spaccato di vita strettamente connesso alla realtà amarniana? La breve esistenza di Akhetaton fa sì che tutto quello che ci arriva dalle sue sabbie sia un quadro esclusivamente riferito a quei pochi anni, senza alcuna contaminazione proveniente da periodi storici precedenti o successivi, in questo sta l’eccezionalità di Amarna. Per ora non è possibile rispondere nemmeno a questo dilemma in quanto è assai difficile equiparare i dati emersi qui con quelli provenienti dalle altre aree cimiteriali dove mai fino ad ora è affiorata una realtà così cruenta.
Vorrei ricordare che tutto il lavoro svolto ad Amarna è stato possibile grazie al gentile permesso e supporto del Ministero delle Antichità egiziano, al sostegno del Pasold Research Fund e dell’Egypt Exploration Society, al supporto finanziario del National Endowment of the Humanities e di tante società e tanti privati che con le loro donazioni permettono il proseguimento costante delle ricerche (qui il link per poter contribuire alla causa: http://www.amarnatrust.com/supporting_amarna.shtml). L’Amarna Project è un progetto del McDonald Institute for Archaeological Research dell’Università di Cambridge.
Fonte: gentile concessione dell’Amarna Project
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