La Ville Lumiere si illuminerà degli ori di Tutankhamon, il faraone bambino[1] celebre in tutto il mondo per lo strepitoso ed inestimabile tesoro scoperto nel 1922 dall’egittologo britannico Howard Carter. La Grande Halle de la Villette di Parigi ospiterà infatti una mostra in cui verranno esposti 150 reperti provenienti dal corredo funerario del faraone della XVIII dinastia d’Egitto. A volare nella capitale francese non saranno gli oggetti più emblematici trovati nella KV62, ma, proprio perché pieni di fascino e di pregiatissima fattura, più di un terzo di essi non ha mai lasciato la terra d’Egitto. Toutânkhamon, le Trésor du Pharaon verrà inaugurata il prossimo 23 marzo e resterà fruibile al grande pubblico fino al 15 settembre 2019.

Toutânkhamon, le Trésor du Pharaon

Parigi rappresenta la seconda tappa del tour “King Tut: Treasures of the Golden Pharaoh”, una mostra itinerante organizzata dal Consiglio Supremo delle Antichità egiziano in collaborazione con diverse istituzioni museali che ha visto come prima meta Los Angeles e che dopo Parigi viaggerà in altre nove città i cui nomi non sono stati ancora rivelati. Considerando i lavori in corso d’opera al Cairo per il trasferimento di una cospicua parte della collezione del museo di piazza Tahrir al GEM (il Grand Egyptian Museum in costruzione sulla Piana di Giza, dove alla sua inaugurazione verrà esposto per la prima volta in assoluto l’intero corredo funerario di Tutankhamon), il Ministero delle Antichità egiziano ha pensato bene di organizzare un tour mondiale per mettere in mostra i preziosi manufatti appartenuti al faraone la cui fama è capace di attirare milioni di persone. I profitti di questo tour saranno investiti nella costruzione del GEM ed in parte destinati agli scavi di diversi siti archeologici in terra d’Egitto. Al termine della mostra i manufatti torneranno nell’antica Kemet per non uscirne mai più; a dichiararlo è lo stesso Mustafa Waziry, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, il quale afferma che dopo questa lunga trasferta i reperti resteranno in Egitto “nei secoli dei secoli”.

Naos in legno dorato dove Tutankhamon e Ankhesenamon sono rappresentati in scene d’intimità. Legno, gesso e foglia in oro (ph. © Laboratoriorosso)

L’esposizione parigina, una collaborazione del Grand Egyptian Museum e del Louvre, nel celebrare il centenario della scoperta della KV62 metterà in mostra gioielli, sculture e oggetti rituali appartenuti a Tutankhamon, un sovrano non certo famoso per la gloria del suo breve regno ma per lo splendido tesoro che la sua tomba mai violata ci ha donato. Per l’occasione, la statua del dio Amon che protegge Tutankhamon dalla collezione del Louvre si inserirà nel percorso espositivo, mentre tra i pezzi provenienti dall’Egitto sarà possibile ammirare uno degli oggetti più affascinanti rinvenuti nella tomba di Tut: il piccolo naos in legno dorato con raffigurate scene di intimità coniugale tra Tutankhamon e la sua sposa e sorellastra Ankhesenamon.

Uno dei sarcofagi con l’effige di Tutankhamon. (ph. © Laboratoriorosso)

Ad accompagnare questo reperto di pregiatissima fattura altri oggetti davvero significativi. Uno dei quattro piccoli sarcofagi in oro trovati all’interno dei vasi canopi, nonché fedele riproduzione del secondo sarcofago antropomorfo. Quello in mostra è quello destinato a contenere il fegato mummificato del sovrano, ovvero l’organo protetto dalla dea Iside e Imset, uno dei quattro figli di Horus preposti alla conservazione degli organi estratti durante il processo di mummificazione e divinità antropomorfica che indica il punto cardinale Sud.

Una delle due statue del Ka di Tutankhamon a guardia della sua camera funeraria (ph. © Laboratoriorosso)

Una delle due statue del Ka di Tutankhamon a grandezza naturale che furono messe a guardia della camera funeraria del re e dove è emblematico il concetto di rinascita che racchiude: la pelle nera simboleggia la fertilità del Nilo e la resurrezione, l’oro è il sole, ovvero la carne degli dei e per questo rappresenta Tutankhamon divinizzato, mentre il copricapo reale rappresenta Khepri, il dio del sole nascente.

Uno dei letti cerimoniali del corredo funerario di Tutankhamon (ph. © Laboratoriorosso)

Il letto funerario in ebano ricoperto in foglia d’oro sul cui poggiapiedi sono rappresentate due divinità: Tauret, la dea ippopotamo, e Bes, il nano deforme, entrambi preposti alla protezione delle donne incinta e dei bambini. Secondo gli antichi Egizi svegliarsi ogni giorno era una forma di rinascita e il letto cerimoniale ne rappresenta quindi il mezzo.

Per gli avventori, questa sarà di certo una mostra temporanea che completerà il percorso espositivo della celebre galleria del Louvre dedicata alla Civiltà Egizia, ma sarà sicuramente un invito a visitare, solcare le Due Terre e scoprire le meraviglie dell’antico Egitto. L’argomento evoca una terra non troppo lontana che è dono del Nilo, una terra dai colori vividi e brillanti, dove l’oro della sabbia del deserto si staglia contro il verde lussureggiante della vegetazione che costeggia il blu intenso delle acque sacre; evoca mondi affascinanti le cui antiche vestigia hanno impressionato e continuano ad impressionare chiunque le osservi, dove i templi trasudano storia; tombe, sarcofagi e mummie alimentano fantasie; e le sabbie nascondono tesori…

52 anni dopo quella che era stata denominata “la mostra del secolo” per gli oltre 1,2 milioni di visitatori registrati al Petit Palais, Parigi accoglie di nuovo questo celebre personaggio, la sua storia e i suoi inestimabili tesori. Nel 1967 “Tutankhamon e il suo tempo” fu un vero evento: 45 manufatti avevano fatto sì che si formassero lunghe code davanti al museo e la mostra fu prolungata per diversi mesi. Vedremo come in questo nuovo millennio Parigi e l’Europa accoglieranno il faraone bambino con i suoi 150 reperti del suo meraviglioso corredo funerario.

Naos in legno dorato dove Tutankhamon e Ankhesenamon sono rappresentati in scene d’intimità. Altezza 50,5 cm, larghezza 30,7 cm e profondità 48 cm. (ph. © Laboratoriorosso)

[1] 1341-1323 a.C. circa e salito sul trono d’Egitto nel 1333 a.C.

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