Un’interessante e sensazionale scoperta è stata recentemente annunciata dai National Museums of Scotland: la curatrice Margaret Maitland e il team del progetto Attic Inscriptions in UK Collections guidato da Peter Liddel hanno trovato una tavoletta in marmo con un’iscrizione in greco antico riportante una lista efebica del I sec d.C. – da sempre conservata nella collezione dei musei, ma mai osservata e studiata fino ad ora!

Tale iscrizione offre nuove informazioni sulla società ateniese della metà del I sec d.C., un periodo davvero delicato per Atene, dal momento che si dovette adattare a Roma dopo la conquista definitiva della penisola greca nel 146 a.C. Inoltre, le iscrizioni di questo periodo sono abbastanza rare, si sono infatti conservate circa una ventina di liste efebiche in totale.

Ma cosa sono le liste efebiche? Si tratta di iscrizioni riportanti i nomi dei giovani efebi, ovvero quei giovani che facevano parte dell’efebato, una sorta di istituto educativo che aveva la durata di un anno, con lo scopo di preparare i giovani cittadini alla vita politica della propria città, così da diventare membri attivi nella comunità. È una pratica molto antica, risalente al IV sec a.C..

Comunque, il ritrovamento dell’iscrizione ha dell’incredibile: Peter Liddel, studioso dell’Attic Inscriptions in UK Collections, ha chiesto di poter visionare un manufatto della collezione dei National Museums of Scotland convinto che fosse un calco di un reperto conservato all’Ashmolean Museum di Oxford, ma quando si trovò davanti la lista capì che si trattava di un originale. Entrambe le iscrizioni appartengono al periodo dell’imperatore Claudio (41-54 d.C.), e fanno ipotizzare che l’elenco sia solo un piccolo sottogruppo della coorte efebica, che invece contava circa 100/200 membri.

L’iscrizione in questione riporta i nomi degli efebi e l’augurio che il loro rapporto di amicizia duri per l’eternità. Un certo Attikos figlio di Philippos si presenta come la figura centrale della sua cerchia sociale privilegiata, determinando chi sarebbe diventato uno dei suoi “compagni efebi e amici”. Attikos, infatti, ha fatto incidere il suo nome nel prologo dell’iscrizione, accanto a quello dell’arconte di Atene e al sovrintendente (kosmetes) dell’efebato.

Si può certamente affermare che i giovani efebi appartenessero a classi sociali aristocratiche di alto rango, come suggeriscono anche i nomi dei familiari spesso accompagnati a quelli dei ragazzi. Ma va fatta una precisazione: il manufatto offre la prima testimonianza di inclusione di non cittadini e di giovani non aristocratici all’interno dell’efebato. Nella parte inferiore dell’iscrizione, con un distacco rispetto alla parte in cui sono elencati tutti i giovani aristocratici, compaiono i nomi di residenti stranieri ed ex schiavi liberati. Non è una novità, in quanto si possiedono altre iscrizioni – di anni precedenti e successivi a quelli della lista in questione – dell’accesso all’efebato di non cittadini, ma per la prima volta non vengono etichettati come “stranieri” o “arruolati secondari”. La differenza di status sociale è visibile solo nel distanziamento dei loro nomi da quelli degli aristocratici, suggerendo una certa inclusività e uguaglianza all’interno dell’organizzazione.

L’iscrizione offre quindi un importante spaccato della società: nonostante la dominazione romana e la obbligata venerazione dell’imperatore romano – come testimonia l’incisione “Cesare” alla fine del testo, scritta con un carattere di dimensione maggiore – alcuni tratti della grecità vengono mantenuti, come appunto l’efebato.

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