Grotte di Pradis, Prealpi Friulane: un dente da latte di ca. 13.000 anni fa

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Il dente da latte rinvenuto in uno dei ripari delle Grotte di Pradis, Foto BONES Lab – Università di Bologna, crediti Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia-Giulia

Una collaborazione tra il Dipartimento dei Beni Culturali e il Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician” dell’Università di Bologna coordinato da BONES Lab ha permesso di analizzare un dente da latte rinvenuto in uno dei ripari delle Grotte di Pradis.

Le analisi biomolecolari e chimiche, grazie anche al livello isotopico dello stronzio, hanno permesso di stabilire a 11/12 anni l’età del bambino a cui è caduto il dente da latte nonché gli spostamenti territoriali, evidenziando che egli non era autoctono ma si trovava lì a causa dei movimenti stagionali dei cacciatori-raccoglitori per procacciarsi risorse alimentari. Ancora, ciò ha permesso di fare luce sull’infanzia del bambino e sulle condizioni della madre durante la gravidanza, offrendo uno spaccato sociale della vita dei cacciatori-raccoglitori. La datazione al radiocarbonio del dente è da ascriversi tra 13.088 e 12.897 anni fa, momento della fase epigravettiana del Tardo Paleolitico Superiore.

La presenza di gruppi di cacciatori-raccoglitori in questa zona e in questo periodo si inserisce nel contesto della caccia alle marmotte alpine, di cui molti resti sono stati rinvenuti all’interno dei ripari delle Grotte di Pradis. 

Il reperto è stato poi restaurato utilizzando un metodo che sfrutta il campionamento analitico utilizzato per le precedenti analisi che, grazie alla tecnologia, ne permette una stampa 3D con ricostruzione fedele. Il dente verrà poi esposto al Museo della Grotta di Pradis, nel Comune di Clauzetto (Pordenone).

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Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

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