Apulia Felix: l’importanza del Tacco. Un tour tra archeologia ed enogastronomia

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Tutti noi abbiamo imparato a conoscere l’Italia fin dalle prime fasi della nostra istruzione come uno stivale adagiato sul Mediterraneo, che sembra fare il giocoliere con le due grandi e splendide isole che gli stanno di fronte.

1865 Spruner Map Of Italy Before The Gauls And The Marsicus War Geographicus ItaliaGalliaCisalpina Spruner 1865

Immediatamente individuabili in questa singolare immagine sono la punta (Calabria) e il tacco, che nella mia immaginazione di bambino era completato dallo sperone (il promontorio del Gargano) caratteristico del mondo Western, rappresentato per me a quei tempi dall’indomito personaggio creato dal duo Bonelli-Galleppini: Tex Willer.

Il “Tacco” del nostro Stivale è una delle più belle regioni d’Italia, la Puglia, vero e proprio scrigno di bellezza e cultura, dove è difficile trovare una vera dicotomia tra arte, storia, archeologia, natura, tradizioni ed enogastronomia. Dove tutto vive in simbiosi, integrandosi in un’armonia che si può respirare in un museo archeologico o in una grande cattedrale, ma anche osservando le mani segnate dal lavoro quotidiano di chi racconta con passione come l’uva o le olive, con percorsi che talvolta paiono alchemici, si trasformano in prodotti unici, inconfondibili.

Concattedrale Della Beaa Vergine Maria Assunta In Cielo A Troia, In Provincia Di Foggia

L’occasione per vivere alcuni giorni in questa splendida regione mi è stata offerta da “Edumotional”, il progetto ideato dall’associazione Inchiostro da Bere, approvato dal Comune di Ascoli Satriano e finanziato dalla Regione Puglia con fondi europei. “Edumotional”, educare all’emozione, è un modo intelligente e coinvolgente di promuovere il proprio territorio, che va oltre l’accompagnare persone nei luoghi, in un’immersione totale tra i suoni, i colori, i sapori e la storia di una terra felix.

Un press tour per un gruppo di giornalisti italiani ed esteri nella Puglia dei dauni, alla scoperta di luoghi meno noti perché distanti dal mare e perché raggiungerli significa mettersi in viaggio per davvero, con quel sapore del nuovo e del non consueto che crea l’ingrediente indispensabile per ogni emozione: l’attesa!

Il nostro punto di riferimento è un resort immerso nella ondulante e rigogliosa natura del tavoliere foggiano, nei pressi di Ascoli Satriano, città che si è lasciata attraversare dalla storia fin dai tempi più remoti, nei pressi della quale avvenne la proverbiale “vittoria di Pirro” e dove pare soggiornò Orazio, il poeta del Carpe diem.

Saranno meta delle nostre visite altri centri della Daunia di cui vi parlerò in articoli successivi, per dedicare a ciascuno di essi il giusto spazio e raccontare non solo l’archeologia che li riguarda, ma anche le tradizioni che ancora oggi scandiscono la vita delle persone, animano i paesi. Storie antiche ereditate – e talvolta riadattate – da periodi lontani, ma anche storie legate alle complesse fasi Risorgimento e a miracoli di vari santi che hanno arricchito questa terra con la loro presenza. E naturalmente il cibo, in ogni sua declinazione, testimone concreto e gustoso di un’instancabile passione tra l’uomo a la sua terra, denominatore comune di ogni attività e sfondo su cui poggiano tradizioni e cultura.

Ma cominciamo con un po’ di storia, partendo dall’inizio, dalla notte dei tempi, per fermarci a quando Roma entra in gioco nella Daunia, chiamata dalla città di Arpi in aiuto contro i Sanniti, per riprendere il resto del racconto in un successivo articolo.

Perché MediterraneoAntico.it parla soprattutto di storia (e preistoria) e archeologia!

Prendiamoci dunque il tempo che serve per scoprire come si è arrivati alla Puglia di oggi, a quel Tacco dello Stivale che tanto ha da raccontarci. Perché sono convinto, da sempre, che è partendo dal passato che possiamo vivere più serenamente il presente e vedere con più lucidità il nostro futuro.

Ed ecco il primo tuffo nel passato, nel territorio più ad oriente della nostra Penisola, distante poche braccia di mare dall’Epiro.

La Puglia sorprende già a partire da periodi decisamente remoti.

Risale infatti a circa 150 mila anni fa uno scheletro umano ricoperto di depositi di calcare, ritrovato in una grotta di contrada Lamalunga nei pressi di Altamura. E’ l’unico scheletro integro ritrovato in Europa risalente ad un’epoca così remota.

Facendo un grande balzo in avanti, va ricordata la sepoltura di un ragazzino che non doveva avere più di 12-15 anni, ritrovata nei pressi di Rignano Garganico in provincia di Foggia. Nel suo corredo vi erano strumenti di selce, una conchiglia e una trentina di denti di cervo con un foro, probabilmente utilizzati per formare un copricapo. La tomba è datata a circa 24 mila anni fa.

Commovente la scoperta effettuata dal paleoetnologo Donato Coppola nel 1991.

Ricostruzione della Donna di Ostuni. Foto tratta da: http://www.brindisireport.it/cronaca/dal-12-maggio-2015-visitabili-i-resti-della-donna-paleolitica-di-Ostuni.html

Nei pressi di Ostuni, nella grotta di S. Maria di Agnano, il Coppola ritrovò lo scheletro di una giovane donna adagiata su un fianco con una mano appoggiata sul grembo. La ragazza, che non doveva avere più di vent’anni era deceduta poco prima del parto e aveva ancora il feto di un maschietto all’interno del proprio scheletro. La pietas con cui fu sepolta, considerando che la tomba è datata a circa 28 mila anni fa, non trova riscontri altrove.

Delia, come la ribattezzò il Coppola dandole il nome della futura moglie, conosciuta anche come la Donna di Ostuni, viene considerata la più antica madre d’Europa.

Sono presenti un Puglia anche espressioni artistiche afferenti a questi remoti periodi della storia dell’uomo.

Vanno ricordati senz’altro almeno un paio di ritrovamenti di eccezionale importanza, uno sul Gargano e l’altro nel Salento.

Graffito Di Cavalli Nella Grotta Paglicci In Provincia Di Foggia.

Nel primo caso si tratta della grotta Paglicci in provincia di Foggia, ricca di graffiti, pitture parietali e impronte di mani, che ha restituito più di 45.000 reperti databili tra il mezzo milione e gli 11 mila anni fa.

In questa grotta sono rappresentati anche due splendidi cavalli in ocra rossa ed è stato ritrovato un frammento di tibia animale con una figura di stambecco, incisa con una semplice e sottile linea che dà all’opera uno stile naturalistico molto moderno.

Veneri Provenienti Dalle Grotte Di Parabita, In Provincia Di Lecce

Nel Salento invece, presso la grotta di Parabita in provincia di Lecce, furono ritrovate due statuette in osso conosciute come le “Veneri”, ritrovate anche in altre località europee.

Corriamo ancora velocemente in avanti passando per la grotta dei Cervi di Porto Badisco, un poco più a sud di Otranto, dove in alcune delle gallerie principali sono stati dipinti schematicamente uomini e animali in scene di caccia e alcuni disegni di incerta interpretazione, afferenti probabilmente alla sfera magico-religiosa. Lo stile colloca queste pitture intorno alla seconda metà IV millennio a.C., ma le indagini archeologiche portate avanti all’interno della grotta mostrano una frequentazione ininterrotta che va dal VI al III millennio a.C., con abbondanti ritrovamenti di strumenti in osso e pietra, vasi in frammenti e ossa di animali.

I grandi villaggi che si sono formati a partire dal III millennio a.C. e di cui vi sono tracce anche nel Tavoliere foggiano, protetti da fossati e trincee, vengono distrutti nel corso della seconda metà dello stesso millennio. Le cause non sono chiare, forse un repentino cambiamento climatico, sta di fatto che ne vengono costruiti di nuovi in luoghi più facilmente difendibili, soprattutto sulle colline, e viene a modificarsi anche l’economia dell’intera area.

Le genti che abitavano i villaggi della pianura vivevano prevalentemente della coltivazione di cereali, mentre adesso si afferma sempre di più la pastorizia transumante, che assieme ad altri fattori ha contribuito alla successiva formazione di quella che il paletnologo U. Rellini definì “Civiltà Appenninica”, definizione che pur con tutte le modificazioni e gli aggiustamenti successivi resta sostanzialmente valida.

Alla carenza delle fonti che riguardano il primo quarto del II millennio a.C. si sostituisce a partire dal XVII sec. a.C. un’abbondanza di documentazioni. L’intera costa pugliese è ora costellata di insediamenti protetti da fortificazioni imponenti e l’economia si poggia sull’allevamento stanziale, sull’agricoltura e sugli scambi dei prodotti artigianali.

Da li a poco cominceranno i viaggi dei mercanti di cultura micenea (XVI sec. a.C.) che investiranno l’intero meridione alla ricerca, probabilmente, di metalli e ambra, portando con loro non soltanto beni materiali, ma anche e soprattutto beni immateriali. Sono circa una ventina i centri pugliesi in cui è attestata la presenza micenea, riconoscibili soprattutto grazie al “fossile guida”, la ceramica, con vasi dipinti lavorati al tornio e realizzati con argilla chiara, in netto contrasto con quelli locali, non lavorati al tornio e realizzati con un’argilla scura decorata con incisioni e in genere di fattura più rozza.

Le due civiltà si compenetrano e convivono per lungo tempo, finché nel XII sec. a.C., per ragioni ancora oggetto di studio, in larga parte del Vicino Oriente e anche nel meridione d’Italia una profonda crisi spazzerà via per sempre intere civiltà, modificando l’assetto e l’equilibrio politico di ampie aree geografiche.

La situazione resterà incerta fino al X sec. a.C., dopodiché il quadro etnico-culturale dell’Italia meridionale si presenta ormai articolato in aree ben distinte, che possiamo a buon diritto chiamare regioni.

Ed è proprio a partire da questo periodo storico che possiamo individuare quella che poi diventerà, più o meno, l’attuale Puglia, che le fonti greche ci riportano come Iapigia.
Strabone dice che…“Poscia i cretesi, avanzandosi sempre più, occuparono quella parte della Puglia piana, che si estende sino al Monte Gargano, e l’appellarono la Daunia, in onore del loro Re Dauno I. Quindi la Messapia, la Peucezia e la Daunia, presero il nome comune di Iapigia” [Strabone lib. IV].

Anche secondo Erodoto gli Iapigi erano cretesi, mentre lo storico romano Varrone sostiene che si trattava di genti provenienti dall’Illiria.

Lo studio delle fonti e il lavoro sul campo hanno consentito di formulare un’ipotesi più realistica. Pare infatti che la civiltà Iapigia abbia cominciato a prendere forma già a partire dall’XI sec. a.C., con la civiltà Appenninica e quella micenea in contatto da tempo, su cui si è andato ad innestare l’apporto culturale illirico.

Sta di fatto che tra il IX e il VII sec. a.C. la Iapigia rappresenta un unicum culturale molto forte, che si estende dal Gargano al Capo di Leuca, suddivisa in tre gruppi etnici: i Dauni al nord, i Peucezi al centro e i Messapi a sud.

Riprende il movimento di genti dalla Grecia e dalle isole dell’Egeo e come avvenne al tempo della civiltà Minoica, furono i mercanti i primi ad intraprendere questi viaggi avventurosi e pieni di mistero, di cui vi è eco anche nell’Odissea e nelle vicende di Ulisse. Ma a partire dalla metà del VIII sec. a.C. circa vi sarà un’ondata incontrollabile e continua di genti di varia provenienza che fonderanno città nuove nell’Italia del sud.

Ed eccole queste genti, che arrivano prima ad Ischia dall’Eubea e fondano un fiorente emporio commerciale. E poi i Calcidesi che fondano Zancle, Reggio, Catania, Cuma, Nasso, Leontini. Gli Achei Caulonia, Crotone, Sibari, Metaponto e poi Corinto che fonda Siracusa.

Taranto. Foto tratta da: http://www.salento.info/389-cosa-visitare-taranto/

Questo flusso di persone ha certamente interessato le coste della Puglia, in quanto la navigazione all’epoca era esclusivamente diurna e sotto costa, obbligando i marinai a costeggiare quella parte del meridione d’Italia per raggiungere le loro mete. Ma nonostante il passaggio obbligato, in Puglia non fu fondata nessuna colonia fino al 706 a.C., quando un gruppo di spartani fondò Taranto, che resta l’unica colonia pugliese, parte di quel fenomeno che tutti conosciamo come “Magna Grecia”. Probabilmente la compattezza della civiltà Iapigia e la sua capacità di difesa hanno reso difficoltoso l’insediamento dei coloni greci, che hanno scelto luoghi più sicuri.

Ad ogni modo Taranto entrò ben presto in contatto con i Messapi, l’etnia più meridionale della Iapigia, e in seguito, in modo più marginale, anche con i Peucezi. L’apporto culturale è evidente anche nella nuova organizzazione delle città e nella costruzione delle case che adesso mostrano uno zoccolo di pietra, le mura in mattoni crudi e le tegole di terracotta.

Dopo un periodo di convivenza e compenetrazione, cominciarono i primi episodi che portarono poi a scontri militari veri e propri, dovuti probabilmente ai tentativi dei Tarantini di sottomettere ad un controllo più serrato le aree in cui esercitavano un’influenza culturale. Le vittorie si alternarono fin quando nel 473 a.C. gli Iapigi inflissero una durissima sconfitta ai Tarantini e ai loro alleati, al punto che Erodoto scrisse di non ricordare a sua memoria un’eguale strage di greci.

I rapporti si interruppero per circa mezzo secolo, fin quando iniziò la seconda ondata ellenizzante che stavolta interessò l’intera Puglia, raggiungendo anche la Daunia, che fino a quel momento era rimasta per via della distanza non aveva subito nessuna influenza da questi movimenti di genti.

Gli artigiani di Taranto producono vasi a figure rosse che nel corso del IV sec. a.C. si diffonderanno in tutta la Puglia, veicoli di una straordinaria arte giunta al suo culmine e portatrice – grazie alle immagini dipinte su di essi – di nuove credenze religiose di cui vi è ampio riscontro nelle sepolture dei defunti. Adesso anche le città più lontane, come quelle della Daunia, sono costruite sul modello greco e diventano centri fortificati che fungono da polo di attrazione per la popolazione che prima abitava nei villaggi sparsi nel territorio ed è proprio in Daunia che si affaccia per la prima volta in queste terre una temibile potenza militare, Roma, chiamata in aiuto da uno dei maggiori centri dauni, Arpi, per arginare i Sanniti.

Siamo nel 326 a.C., all’inizio della seconda guerra sannitica.

Continua…

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Paolo Bondielli

Storico, studioso della Civiltà Egizia e del Vicino Oriente Antico da molti anni. Durante le sue ricerche ha realizzato una notevole biblioteca personale, che ha messo a disposizione di appassionati, studiosi e studenti. E’ autore e coautore di saggi storici e per Ananke ha pubblicato “Tutankhamon. Immagini e Testi dall’Ultima Dimora”; “La Stele di Rosetta e il Decreto di Menfi”; “Ramesse II e gli Hittiti. La Battaglia di Qadesh, il Trattato di pace e i matrimoni interdinastici”.

E’ socio fondatore e membro del Consiglio di Amministrazione dell’Associazione Egittologia.net. Ha ideato e dirige in qualità di Direttore Editoriale, il magazine online “MA – MediterraneoAntico”, che raccoglie articoli sull’antico Egitto e sull’archeologia del Mediterraneo. Ha ideato e dirige un progetto che prevede la pubblicazione integrale di alcuni templi dell’antico Egitto. Attualmente, dopo aver effettuato rilevazioni in loco, sta lavorando a una pubblicazione relativa Tempio di Dendera.

E’ membro effettivo del “Min Project”, lo scavo della Missione Archeologica Canario-Toscana presso la Valle dei Nobili a Sheik abd el-Gurna, West Bank, Luxor. Compie regolarmente viaggi in Egitto, sia per svolgere ricerche personali, sia per accompagnare gruppi di persone interessate a tour archeologici, che prevedono la visita di siti di grande interesse storico, ma generalmente trascurati dai grandi tour operator. Svolge regolarmente attività di divulgazione presso circoli culturali e scuole di ogni ordine e grado, proponendo conferenze arricchite da un corposo materiale fotografico, frutto di un’intensa attività di fotografo che si è svolta in Egitto e presso i maggiori musei d’Europa.

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