Vita di Aaron. Un viaggio nell’estremo sud dell’Egitto
Questo testo – noto anche, impropriamente, come Storia dei monaci presso Siene o con titoli simili - è il resoconto di un viaggio compiuto da un certo Papnute (o Paphnutius, papnoute) fra i monaci dell’estremo sud dell’Egitto per darne notizia ai fratelli del nord. Da un punto di vista letterario, il testo è basato sul sistema dei racconti ad incastro, nel quale cioè si riportano parole di una persona, la quale racconta a sua volta di un’altra persona, la quale riferisce di una terza e così via. Capita spesso che un discorso, iniziato alla terza persona, come racconto indiretto, passi alla prima persona, diventando diretto, magari solo per poche frasi, e poi torni alla terza persona, senza alcuna segnalazione per il lettore (tranne rari casi).
La letteratura ieratica
Questa piccola ricerca è rivolta a coloro che desiderano accostarsi alle scritture ieratiche.
Condicio sine qua non è naturalmente il possedere già una sufficiente conoscenza dei geroglifici e
dei relativi sistemi di scrittura. Chi volesse addentrarsi allo studio dello ieratico si troverà
inizialmente di fronte ad una estrema difficoltà nella lettura, dovuta come si vedrà nel prosieguo, al
fatto che i segni ieratici – peraltro numerosissimi - non rispettano i rigidi canoni di stesura dei segni
geroglifici.
Gli Annali di Sennacherib dal Prisma di Chicago
Sennacherib(705-681) salì sul trono d’Assiria, succedendo al padre Sargon II (721-705), il dodicesimo
giorno del mese di Ab (luglio-agosto) del 705 a.C.
Fu un re guerriero e due prismi d’argilla contengono la descrizione delle otto spedizioni condotte dal sovrano
assiro durante il suo regno: il Prisma Taylor, datato al 691 a.C. (eponimato di Bēl-Emuranni), e il Prisma di
Chicago, del 689 (eponimato di Gakhilu).
Il testo qui considerato è quello del Prisma di Chicago, conservato presso l’Oriental Institute di Chicago,
Illinois (il Prisma Taylor è conservato al British Museum).
I DUE RACCONTI DEMOTICI DI SETNE-KHAMUAS
Khamuas “Colui che sorge in Tebe” era il quarto figlio di Ramesse II, il secondo avuto dalla regina Isinofre. Il
più noto dei figli del grande Faraone, non riuscì a succedere sul trono al longevo padre, ma seppe comunque
guadagnarsi gloria futura per la sua opera nel restauro degli antichi monumenti (si veda, per esempio,
l’iscrizione da lui lasciata sul rivestimento esterno della piramide di Unis).
Molti secoli dopo la sua morte, sotto il nome di Setne (derivato da corruzione del suo titolo sm, poi stm, portato
quale sommo sacerdote di Ptah a Menfi), Khamuas divenne il protagonista di due racconti demotici, noti come
Setne I (o Il libro magico di Naneferkaptah) e Setne II (o I prodigi di magia del piccolo Siosiri), conservatici
rispettivamente su un papiro del III secolo a.C., quindi di epoca tolemaica, proveniente da Tebe e ora conservato
al Museo del Cairo (n° 30646), e su un papiro del British Museum, del II secolo d.C., in epoca romana (D.C.
IV).
Al termine del lavoro filologico un'appendice di Andrea Rubiola arricchisce questo Speciale di MediterraneoAntico.
La stele di Metternich
Il Metropolitan Museum of Art di New York custodisce un oggetto che appartiene ad una serie di reperti tra i più singolari ed affascinanti che ci siano pervenuti dall’Antico Egitto, per altro in ottimo stato di conservazione.
Wadi el-Jarf: il porto, i papiri e la costruzione della Grande...
Wadi el-Jarf. Il più antico porto marittimo e i suoi papiri.
Grande Piramide di Cheope. Mar Rosso, Alieni.
Come collegare assieme le immagini che evocano queste tre parole?
La prima e la seconda le troviamo in un contesto serio, fatto di studi e ricerche sul campo effettuate da un team internazionale e multidisciplinare, che ci racconta di operai, imbarcazioni e metodi di lavoro. La terza parola invece brilla proprio per la sua assenza da questo contesto, nonostante - con insistenza - siano in molti a volercela inserire.
Lo studio delle fonti originali, confrontate e messe in relazione con la ricerca sul campo, hanno dato dei risultati sorprendenti consentendo di collegare team di operai specializzati alla costruzione del monumento funerario voluto da re Khufu (Cheope). Uomini versatili e in grado di spostarsi velocemente da una parte all'altra dell'Egitto faraonico per realizzare le opere che venivano loro commissionate, certi di poter contare sempre su approvvigionamenti e supporti tecnici.
Possiamo solo immaginare lo stupore provato dagli archeologi quando in un antichissimo porto sul Mar Rosso hanno trovato un papiro vecchio di 4500 anni, dove un solerte funzionario ha annotato con precisione, tra le altre cose, il numero dei viaggi effettuati per trasportare le pietre dalle cave di Tura alla Piana di Giza, per la costruzione dell'unica tra le Sette Meraviglie del Mondo ancora in piedi: la piramide di Khufu.