Premessa.
L’immagine di copertina mostra non a caso una celebre scena tratta dal capitolo 125 del Libro dei Morti: il cuore del defunto viene pesato e se non sarà “leggero come una piuma” ed quindi conforme agli ideale di giustizia e ordine cosmico propri della dea Maat, verrà divorato da Ammit.
La notizia.
Il Museo Egizio vince la causa civile contro Andrea Grippa, eurodeputato e vicesegretario della Lega, che dovrà versare quindici mila euro nelle casse del museo e far sparire dal web il video falso e diffamante che aveva prodotto e diffuso.
Leggo con piacere la notizia che oggi è stata riportata da diversi quotidiani, perché sancisce una vittoria che va oltre il semplice “avevo ragione io” e definisce definitivamente la differenza tra due modi di essere: uno piuttosto sciatto, ignorante e disonesto; l’altro corretto, colto e comunque – a prescindere – in buona fede.
Si tratta della sentenza della sezione civile del Tribunale di Torino che ha visto contrapposti Andrea Grippa, deputato e vicesegretario della Lega che all’epoca dei fatti (2018) ricopriva il ruolo di leader dei Giovani Padani e di assistente di Matteo Salvini a Bruxelles, e il Museo Egizio, che era la grande istituzione museale che ancora oggi dimostra di essere.
Ma dopo aver dato la notizia è bene raccontare i fatti, perché la memoria ci può aiutare a capire e soprattutto a scegliere da che parte stare.
Al centro della querelle una promozione del Museo Egizio volta a raggiungere un variegato pubblico residente in Torino, accomunato dalla lingua araba. All’incirca cinquantamila persone.

Il museo al suo interno custodisce una collezione che deriva interamente da un paese arabo e lungo il percorso espositivo sono presenti ampie schede informative tradotte in quella lingua. Inoltre, lo staff del Museo Egizio si era attivato per formare un gruppo di donne di lingua araba in modo da fornire, a chi avesse accettato la promozione, un servizio di guida museale da ascoltare nella propria lingua.
In un solo colpo il museo aveva toccato due aspetti che fanno parte di una normale attività di programmazione: promuovere la propria collezione presso tutti i cittadini e partecipare al progetto di inclusione sociale non più differibile.
La promozione che il Museo Egizio aveva proposto era il celebre 2×1, offrendo l’ingresso gratuito a chiunque avesse accompagnato un arabofono nel palazzo del Collegio dei Nobili, in via Accademia delle Scienze.
Non c’è altro. Non c’è davvero altro.
Si è trattato di un’iniziativa come tante altre messe in campo dallo staff comunicazione del Museo Egizio, come ad esempio l’ingresso gratuito per le donne in occasione dell’8 marzo, dei papà e delle mamme nei giorni a loro dedicati, per tutti gli innamorati il giorno di San Valentino e tanto altro ancora. L’unica discriminante che vi si coglie è quella insita in qualsiasi forma di promozione: non far parte della categoria a cui la promozione è rivolta.
Ma ad un tratto lo sconcerto, accompagnato da due signore di malaffare: ignoranza e disonestà!
Cominciamo con l’ignoranza.
Secondo Matteo Salvini e Giorgia Meloni, leader della Lega e di Fratelli d’Italia, il Museo Egizio ha attuato una pesante discriminazione verso gli italiani, agevolando gli stranieri. Probabilmente vista l’inconsistenza di questa posizione provata dalle numerose altre promozioni a disposizione dei cittadini tutti, la critica si sposta sul piano religioso e il museo viene accusato di favorire l’Islam a scapito dei Cristiani.
L’imbarazzante performance dell’on. Meloni di fronte all’ingresso del Museo Egizio, soverchiata dalla grandezza del direttore Christian Greco, per altro oggetto di attacchi personali del tutto ingiustificati, è ben nota a tutti.
Che un leader politico non conosca la differenza tra una persona che parla l’arabo e la religione islamica è qualcosa di preoccupante. Con quale criterio (e coscienza) può un parlamentare offrire il proprio contributo in ambito nazionale e internazionale se non ha ben chiare queste elementari nozioni?
Ma tutto questo non è perseguibile a termini di legge e possiamo solo citare Socrate: “Esiste un solo bene, la conoscenza, ed un solo male, l’ignoranza”.
Ed ecco la disonestà.
C’è tuttavia un brutto episodio (disonesto e per questo perseguito!), portato a termine da Andrea Grippa, eurodeputato e vicesegretario della Lega. All’epoca dei fatti il Grippa, come già detto, era il leader dei Giovani Padani e assistente di Matteo Salvini a Bruxelles e pensò bene di fare quanto segue: “…ha finto di fare una telefonata a vivavoce al Museo Egizio per ottenere informazioni su eventuali agevolazioni in corso […] e, alla risposta del finto centralinista, ha criticato in maniera polemica la promozione a favore degli arabi che avrebbe realizzato una discriminazione ‘a rovescio'”.
Si avete letto bene: “ha finto”.
Si è preso la briga di inventarsi del tutto una conversazione con un immaginario centralinista del Museo Egizio al solo scopo di gettare discredito sull’istituzione museale, per dare corpo e sostanza alle affermazioni del suo leader.
Il video raggiunse circa otto milioni di visualizzazioni, con un grosso danno di immagine che solo il prestigio di chi è sceso in campo per difenderlo, a partire dal suo direttore, e la reputazione del museo stesso, hanno colmato.
Un uomo politico che getta discredito su una prestigiosa istituzione culturale italiana producendo prove false, al solo scopo di amplificare il messaggio “ignorante” del suo capo, ci dà la misura dell’enorme lavoro che ancora deve essere fatto, soprattutto sui giovani. Ci dimostra ancora una volta come e quanto sia centrale la figura del museo nella società civile, dove il sindaco di una grande città si rammarica di aver trovato tracce della civiltà romana durante gli scavi di un’opera pubblica.
E lasciamo la chiosa ad Aristotele: “L’eccellenza morale è il risultato dell’abitudine. Noi diventiamo giusti col compiere azioni giuste, temperati col compiere azioni temperate, coraggiosi col compiere azioni coraggiose”.
Abituiamoci alla bellezza.