a cura di Mario Cardone

Il proprietario della domus, Lucio Cecilio Giocondo

E’ partita quest’anno l’iniziativa di raccolta di fondi a livello internazionale che punta a ridare un tetto alla domus di Cecilio Giocondo al fine di reinserirla, a giusto titolo, sul circuito turistico dell’archeologia vesuviana, anche a causa della notorietà che merita il profilo del personaggio di Cecilio Giocondo (il proprietario della domus) che si può a buon titolo definire il primo “commercialista” della storia.

L’iniziativa rappresenta l’anima cuore del progetto della canadese Margaret Anne Gillis, un’insegnante di latino con la sfrenata passione per le antichità di Pompei. E’ la fondatrice dellassociazione Familia Caecilii, che ha “adottato” l’edificio pompeiano al fine valorizzarlo grazie alla divulgazione del profilo eccezionale di un personaggio esemplare della mobilità sociale nell’antica Pompei dimostrando che all’epoca in quella città era possibile pervenire a prestigiosi traguardi partendo dalle più umili origini.

Nato nel corso dell’impero di Claudio, Lucio Cecilio Giocondo fu probabilmente figlio di un ex schiavo che si trasformò in commerciante, mediatore e finanziatore di molteplici iniziative economiche. Nel corso del rinvenimento della sua domus (1875) fu trovato un archivio professionale formato da 154 tavolette cerate su cui erano trascritte le sue transazioni tra il 52 e 62 d.C. Vi erano registrate le somme, i nomi dei clienti, e le causali della transazioni oltre alla sua provvigione nell’affare (tra l’1% e il 4%) anticipando nella forma e nella sostanza titoli di credito (fedi di deposito) di una decina di secoli dopo.

La cifre degli affari conclusi erano nella maggior parte modeste, ma risulta anche una transazione da 38.000 sesterzi a conferma che i clienti di Cecilio Giocondo erano di medio calibro. Questo è il motivo che nelle università a matrice anglosassone come Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda, si studia la biografia di Cecilio Giocondo e la natura del suo business. E’ in quell’ambiente che è partita a pieno regime una raccolta fondi molto ambiziosa nella cifra che si intende raccogliere (intorno ai 2 milioni di euro) e le opere che si vogliono realizzare. L’edificio è datato tra il terzo e il secondo secolo a.C. e fu scavato nel 1875. Risulta interamente realizzato in opera a telaio di calcare di Sarno, con l’utilizzo del tufo nelle parti decorative. La ricchezza e il prestigio di Lucio Cecilio Giocondo è dimostrato dallo sfarzo della sua casa. L’ingresso si affaccia direttamente su via del Vesuvio ed è formato da due grossi pilastri con iscrizioni elettorali.

Superato il vestibolo con  mosaico pavimentale raffigurante un cane (diventato il logo dell’associazione) si accede all’atrio, con impluvium centrale contornato da un mosaico a figure geometriche mentre nel resto dell’ambiente la pavimentazione è in cocciopesto con inserti di marmi colorati. Nell’angolo nord-ovest si trova un larario decorato in marmo. La parte superiore della base era caratterizzata da due bassorilievi che rappresentavo i danni provocati dal terremoto del 62 d.C., ossia il crollo di Porta Vesuvio, andato rubato, e i danneggiamenti al Tempio di Giove, conservato al museo archeologico nazionale di Napoli. Opere eseguite in segno di espiazione verso gli dei irati oppure in segno di ringraziamento verso gli dei, considerato che la ricostruzione post terremoto, aveva probabilmente fatto incrementare gli affari Cecilio Iocondo.

Intorno all’atrio si aprono diversi cubicoli, in alcuni dei quali si è conservata sia la pavimentazione con disegni a mosaico, sia decorazioni parietali. Sull’atrio si apre il tablino, di notevoli dimensioni probabilmente utilizzato dal proprietario per la sua professione. A sinistra del tablino è stato ritrovato il calco del ritratto attribuito a Lucius Caecilius Iucundus.

Realizzare il tetto della Casa di Cecilio Giocondo restaurando tutto l’edificio è l’ambizioso obiettivo dell’associazione culturale canadese Familia Caecilii. «Vogliamo proteggere la casa e i mosaici, in modo che essa possa essere studiata e apprezzata anche dalle generazioni future» è la mission della non-profit, che da qualche mese ha lanciato una campagna internazionale di raccolta fondi sul proprio sito web (https://houseofcaecilius.com/fundraise) e sui principali social network (Facebook e Instagram) per mettere insieme i soldi che servono per costruire il tetto e rivedere finalmente aperta la Casa di Cecilio Giocondo. Tutti sono chiamati a dare il loro contributo (persone fisiche, semplici appassionati, aziende, enti pubblici o privati) ed entrare così a far parte della grande “Familia Caecilii”. E’ stata così sperimentata una forma innovativa di “mecenatismo popolare”, che intende coinvolgere quante più persone è possibile, anche con piccoli contributi. In questa straordinaria avventura l’associazione canadese si avvale della supervisione scientifica del Parco Archeologico di Pompei (rappresentato dall’archeologa Alberta Martellone e dall’architetto Gianluca Vitagliano) e sulla partnership con l’Istituto Svedese per gli Studi Classici di Roma, diretto da Kristian Göransson, che qualche anno fa aveva studiato la Casa di Cecilio Giocondo realizzandone nel 2014 un modello digitale in 3D a scopo divulgativo. La Familia Caecilii è un’associazione culturale che intende salvare dal degrado la Casa di Cecilio Giocondo. Chi entra in questa associazione sarà coinvolto nel progetto di restauro e valorizzazione partecipando ad un’impresa culturale d’alto profilo.

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