Il balsamario. Crediti: Università degli Studi di Padova (via ArchaeoReporter)
Le indagini archeologiche sul sito dell’antica Nora contribuiscono fortemente alla storia non solo del sito ma anche a quella del Mediterraneo in antichità. Iniziate nel 2013, esse sono condotte dalle Università di Cagliari, Padova, Genova e Statale di Milano e coadiuvate dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna. Nora era un importantissimo emporio fenicio, punico e romano collegando Europa, Africa settentrionale ed Oriente.
Dagli scavi condotti dall’Università degli Studi di Padova nella Necropoli Occidentale fenicia e punica sono emersi diversi resti che coprono un arco cronologico dal VII sec. a.C. all’arrivo dei romani nel 238 a.C.
Tra i diversi reperti rinvenuti sono presenti oggetti in ceramica, monili e resti umani. Questi ultimi sono fondamentali per ricostruire le storie degli individui, sesso, età, malattie, dieta alimentare, provenienza geografica. La tomba 62 ad incinerazione ha restituito un raffinatissimo balsamario in faïence, realizzato forse in Egitto e arrivato a Nora tramite Rodi. Databile alla fine del VII sec. a.C., il balsamario raffigura un babbuino che regge un canopo il cui coperchio è costituito da una rana. All’interno della sepoltura sono stati rinvenuti anche due buccheri etruschi, monili e uno scarabeo egittizzante.
La tomba 32, una deposizione secondaria, ha restituito una piccola lekythos con decorazione retinata. Altre importanti evidenze provengono dal tempio alle pendici del colle Tanit. L’edificio ha una pianta a terrazze alle quali si accede tramite scalinata sul lato orientale. L’ingresso al tempio presentava un colonnato e due enormi cisterne.
L’Università degli Studi di Cagliari ha invece lavorato sulla ex piazza militare portando alla luce uno spazio di 400m2.
Sono emerse due strutture per impastare probabilmente il grano. Tra gli altri artefatti, sono stati rinvenuti bracciali, orecchini ed anelli, oltre ad un recipiente creato con l’utilizzo di malta e pietre sminuzzate, forse un imbuto.