Restaurata l’armatura romana “lorica squamata” scoperta nel 2020 in Turchia, nell’antica città di Satala, nella regione del Mar Nero. A darne notizia è lo stesso Ministero della Cultura e del Turismo turco.
L’armatura, risalente al periodo tardo romano (circa 1500 anni fa), rappresenta l’unico esemplare ad oggi conosciuto.
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Il rarissimo reperto era tornato alla luce durante lo scavo archeologico effettuato nell’unica fortezza sopravvissuta al confine orientale dell’Impero Romano, un “castello” della Legione Romana in Anatolia. Qui era stanziata la XV Legione dell’Impero, conosciuta come Legio Apollinaris, che esercitò il suo potere per quasi 600 anni (dal 41 a.C. circa al V secolo). In questo periodo il castello fu visitato da ben cinque imperatori romani. L’armatura apparteneva ad un soldato che aveva prestato servizio nella legione nei decenni immediatamente precedenti la caduta di Roma nel 476 d.C.
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Nel 2021 la protezione militare era stata estratta dal fango con l’assistenza del laboratorio regionale di restauro di Ankara. Dopo una straordinaria impresa di conservazione che ha visto impegnata l’equipe di Türkiye e per tre anni la Direzione regionale di restauro e il laboratorio di conservazione di Erzurum, l’unico esempio conosciuto di corazza legionaria romana modello “Lorica Squamata” è stato riportato alla sua forma originale.
Le analisi ai raggi X effettuate prima della sua ripulitura hanno evidenziato che l’armatura era quasi intatta, mentre le successive scansioni tramite imaging microTC su un blocco di tre piastre prelevato dai bordi hanno contribuito a determinare con precisione le misure dell’armatura e le sue proprietà metallurgiche.
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Sono stati necessari tre anni per ripulire, riparare e catalogare attentamente ogni singola piastra; successivamente è stato ricucito il corpetto in pelle, è stata rafforzata la presa di ogni lamella sul pellame e sono state riappuntate le lamine staccate o trovate sfuse. L’armatura è stata rimontata su un manichino così da restituire più facilmente il suo aspetto originale e, come ha sottolineato il ministro turco della cultura e del turismo Mehmet Nuri Ersoy, mostrare tutta la sua gloria.
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I ricercatori hanno capito sin dal primo istante che si trattava di un manufatto storico di immenso valore, in quanto è estremamente raro trovare esemplari di armature sopravvissuti fino ai nostri giorni. Il motivo di questa rarità va attribuito al fatto che una volta danneggiate in modo irreparabile le armature venivano fuse per nuovi utilizzi. Inoltre, considerato che finora erano state trovate soltanto diverse decine di lamelle appartenenti a questa variante di corazza utilizzata dai romani, trovare per la prima volta l’armatura intera ha incrementato notevolmente l’importanza della sua scoperta.
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Questo modello veniva chiamato “armatura a scaglie” per via del suo aspetto che ricorda le squame di un pesce. Le lamelle erano realizzate in bronzo o in ferro e venivano cucite su pelle o stoffa; il suo design garantiva sia facilità di movimento che la possibilità di sostituire facilmente le piastre danneggiate. Generalmente non venivano realizzate su misura, venivano adattate per essere riutilizzate da altri soldati e riparate secondo le necessità. Il prezioso manufatto in questione era già stato riparato nell’antichità.
La lorica squamata era un modello comune nell’esercito romano. Anche se occasionalmente presenti nelle panoplie greche ed etrusche, le corazze a scaglie sembrano avere origine orientale. Erano sconosciute al mondo celtico e probabilmente furono introdotte nelle legioni romane dagli ausiliari delle provincie del Levante. Il loro utilizzo si diffuse attorno al I secolo. Durante il periodo di massimo splendore dell’Impero (I e II secolo d.C.) venivano indossate da soldati di alto rango, inclusi ufficiali e portabandiera, ma anche da specialisti come musicisti o alfieri, mentre in alcune province erano utilizzate anche da fanti, arcieri e cavalieri Auxilia (truppe d’appoggio). Il loro utilizzo si diffuse velocemente nelle legio di tutto l’Impero proprio per la loro peculiarità protettiva. L’armatura a scaglie era molto difficile da tagliare e le tessere sovrapposte, oltre ad essere “impenetrabili”, assorbivano la forza degli impatti. Lo spessore delle scaglie variava tra i 0,5 e i 0,8 mm, così da garantire nell’insieme una discreta leggerezza.
Source: Ministero della Cultura e del Turismo turco