Il Ministro delle Antichità Khaled el-Anany ha annunciato che sarà imminente l’inaugurazione di Kebash Road, il famoso Viale delle Sfingi che collegherà di nuovo i complessi templari di Karnak e Luxor. Il ripristino dell’antica via processionale rimasta nascosta per secoli nel sottosuolo restituirà al Viale la gloria di cui godeva già circa 3500 anni fa, dal momento in cui venne ideato dal faraone della XVIII dinastia Amenhotep III (1386-1349 a.C.) fino al tramonto della gloriosa civiltà egizia.
Si tratta del più grande progetto archeologico realizzato nel Medio Oriente e permetterà alla città di Luqsor di divenire il più grande museo all’aperto del mondo.

I lavori di ideazione, scavo, restauro e ricollocamento in situ delle sfingi, nonché la musealizzazione di tutto il percorso, sono iniziati nel 2004. Durante la sua realizzazione il progetto ha dovuto superare molti ostacoli finanziari e amministrativi che hanno anche causato la sospensione dei lavori. La sua attuazione ha modificato la viabilità per poter eliminare i tratti stradali che passavano proprio sopra il tracciato sacro, ha richiesto l’abbattimento di molti edifici anche pubblici (tra cui la sede del Governatore e una moschea), lo fratto e lo spostamento di più di 800 famiglie. Ma il Viale delle Sfingi cambierà la mappa turistica di Luqsor, attirando lungo il suo incamminamento di 2,7 km fiancheggiato da circa 1200 statue leonine tantissimi turisti che dal X pilone del tempio di Amon-Ra a Ipet Sut (l’antico nome del Tempio di Karnak) arriveranno al grande portale alto 24 metri costruito da Ramesse II a Ipet Resyt (l’antico nome del Tempio di Luxor).


Il Viale delle Sfingi (wi.t ntr, “il percorso del dio” in antico egiziano) con asse nord-sud fu realizzato in concomitanza della realizzazione del Tempio di Luxor, edificato su un tempio preesistente e risalente al Medio Regno, sempre per volontà di Amenhotep III. Come per il tempio, Amenhotep III rivisitò anche il Viale, in quanto dalle immagini registrate nella Cappella Rossa nell’open air museum di Karnak sappiamo che fu la regina Hatshepsut (XVIII dinastia, regnò dal 1506 al 1493 a.C. circa) la prima a costruire questa strada processionale con sfingi a sua somiglianza, così come fu la prima a costruire un pilone a Ipet Sut. Lungo il percorso che partiva dall’VIII pilone[1] la regina edificò ben sei cappelle dedicate ad Amon-Ra, ciascuna con una precisa funzione. Resti di queste edicole sono stati trovati durante i lavori di recupero e dissotterramento del Viale.

Dopo la realizzazione del progetto del nono faraone della XVIII dinastia, la sacra via processionale fu oggetto di molti cambiamenti: Amenhotep IV fece modificare le sfingi alternando immagini sue e della regina Nefertiti; dopo di lui, Tutankhamon, restaurando i vecchi culti, fece modificare quelle immagini facendo scolpire teste di ariete proprio in onore al dio Amon; altri faraoni apportarono il loro contributo anche costruendo edicole per la sosta delle imbarcazioni sacre, e ricordiamo anche Ramesse II che aggiunse un’estensione al tempio di Amenhotep III a Luxor cambiando leggermente il suo azimut, distorcendone l’asse ma allineandolo perfettamente con il Viale di Sfingi[2]. L’intervento di restyling del Viale più consistente è da attribuire a Nectanebo I (sovrano dal 380 al 362 a.C. circa e fondatore dell’ultima dinastia faraonica d’Egitto), il quale ci lasciò la versione che tutt’ora vediamo.

Davanti al pilone di Ramesse II del Tempio di Luxor, Nectanebo I costruì una corte (chiamata anche dromos) e lungo il Viale sostituì le sfingi criocefale con altre con la propria immagine. Oggi, infatti, quello che si presenta ai nostri occhi è un viale con sfingi tipiche del Periodo Tardo: scolpite su un unico blocco di arenaria e poste su di un piedistallo dello stesso materiale, le sculture mostrano tratti che ricordano i lineamenti del faraone e il classico sorriso della XXX dinastia, hanno come copricapo il nemes sormontato dal cobra e dal mento scende la barba posticcia. Su tutti i lati delle basi delle statue è incisa una linea di iscrizioni in geroglifico contenente il suo cartiglio e vari testi dedicati al sovrano. Non vi è dubbio alcuno sul fatto che le sculture e le iscrizioni siano contemporanee e originali.


Sempre di fronte al Tempio di Luxor, per circa 200 m, il Viale è delimitato nei lati est e ovest da un muro di mattoni di fango distanti tra loro 30 m. Le due linee di sfingi distano circa 4,35 m dalla pavimentazione in arenaria larga 5,7 m. Ogni sfinge dista 4 m l’una dall’altra.


Diversamente da come si pensava inizialmente, oggi sappiamo con certezza che, osservando il percorso da sud (dal Tempio di Luxor), il Viale non si connetteva direttamente con le sfingi criocefale presenti nel dromos del Tempio di Khonsu[3] all’interno del recinto di Karnak, anche se queste si trovano quasi in linea con il selciato sacro. A seguito degli scavi effettuati del dromos di Khonsu e all’esterno del recinto di Mut, sappiamo che dopo aver fiancheggiato il tempio della sposa di Amon, la lunga via sacra si univa tramite una piattaforma a un viale secondario di criosfingi (sempre voluto da Amenhotep III) che univa il Tempio di Mut sia a quello di Khonsu che al X pilone di Karnak (il tratto Mut – X pilone fu probabilmente risistemato da Tutankhamon e Ay, mentre il X pilone venne costruito da Horemheb). Ora è chiaro che quelle sfingi con la testa di ariete che escono dal portale di Tolomeo III Evergete portavano ad una banchina collegata al Nilo tramite un canale e che nulla hanno a che fare con il Viale di cui stiamo parlando.

Sono diversi, infatti, i tratti processionali fiancheggiati da questi animali fantastici nell’area di nostro interesse. Un altro viale di sfingi, questa volta risalente al regno di Ramesse II, collegava il secondo pilone del tempio di Amon con una banchina che dava accesso al Nilo.

Diverse sono le rappresentazioni del Viale individuate in varie tombe e templi; questo ha facilitato la comprensione delle varie modifiche a cui la Via Sacra è stata sottoposta nel tempo, prima di raggiungere la versione attuale, e ci ha aiutato anche a comprendere come doveva svolgersi quella che era considerata una tra le più importanti cerimonie del calendario religioso egizio: la Festa Opet.

Il Viale fu realizzato per unire i due templi e celebrare proprio questa festa nel periodo in cui il rituale veniva officiato via terra e non via fiume. La festa aveva luogo nel secondo mese dell’inondazione (Akhet). Ogni anno le statue della triade tebana formata da Amon, la sua sposa Mut e il figlio Khonsu venivano portati in processione al Tempio di Luxor per visitare Amon in Opet, Amonemopet (altro nome con cui gli Egizi chiamavano il tempio), con lo scopo di riaffermare l’autorità del sovrano, di rigenerarlo e al contempo, nell’adempiere ai suoi doveri verso gli dei, il re riaffermava il loro potere sulla terra d’Egitto. Durante la gioiosa processione venivano trasportate in spalla dai sacerdoti le barche di legno all’interno delle quali erano posti dei sacrari che nascondevano alla vista le statue della triade tebana. Il faraone stesso, seguito dai funzionari di alto rango, dagli uomini di Stato, ufficiali e da religiosi, guidava la processione mentre il popolo assisteva dai lati applaudendo e ballando per rallegrare gli dei. Lungo il percorso erano disseminate delle stazioni dove far sostare la barca sacra. Ogni stazione aveva una specifica funzione: ad esempio la quarta era quella che raffreddava il remo di Amon, la quinta quella che riceveva la bellezza di Amon e la sesta stazione era un santuario per Amon, Santo dei Passi.
La processione tra i due templi e i riti officiati sono raffigurati sulle pareti esterne del piccolo tempio di Ramesse III nella grande corte di Karnak e sui muri del colonnato di Amenhotep III al Tempio di Luxor.

La festa Opet era una festività così radicata che la tradizione della processione è sopravvissuta ai giorni d’oggi e la si può ancora intravedere nella moderna festa di el-Haggag che ha conservato, seppur in forma diversa, molti aspetti dell’antica celebrazione.


La Via Sacra fu scoperta per la prima volta nel 1949 da Zakaria Ghonaim durante gli scavi in atto di fronte al Tempio di Luxor. Gli interventi di recupero successivi, tra il 1958 e il 1964, ad opera di M. Abdelqadr e M. Abdelraziq prolungarono sostanzialmente il tratto iniziale, riportando alla luce un totale di sessantadue sfingi. Tra il 1984 e il 1991 M. Al-Saghir ne scavò altre tre porzioni; mentre durante gli scavi iniziati nel 2005 ha preso materialmente il via l’idea dell’ambizioso progetto di musealizzazione della città di Luqsor che vedeva con lo scavo dell’intera estensione del Viale la possibilità di creare il più grande sito archeologico nonché il più grande museo all’aperto del mondo. Gli scavi si sono comunque rivelati interessantissimi anche per aver restituito preziose informazioni che arricchiscono la nostra conoscenza sull’antica storia tebana.



Come per tutti i templi egizi anche per questo viale sono stati proposti alcuni orientamenti astronomici. Schwaller de Lubicz nel 1937 suggerì che l’allineamento del tempio voluto da Amenhotep III fosse in relazione alla levata eliaca della stella Vega, mentre altri studiosi ritengono questo allineamento improbabile puntando piuttosto verso la Croce del Sud ma osservando il Viale con alle spalle il Tempio di Karnak. Secondo David Furlong, seppur concorde con De Lubicz sul sorgere di Vega, ci sono buone possibilità che in questo caso sia stato il Nilo, che scorre vicino e parallelo all’asse del Tempio di Luxor, a costringerne l’orientamento. Ma si deve anche considerare la possibilità di un orientamento secondo una pianificazione geometrica del sito, dove il Viale rappresenta la diagonale di un quadrato, una sorta di linea retta più adatta in un paesaggio vincolato dalla presenza di templi, recinti e altri viali processionali; e che la direzione del sorgere di Vega fu probabilmente usata come direzione di riferimento per il rilievo. Non dimentichiamoci che gli uomini che progettarono il Viale erano ottimi conoscitori della geometria ed erano ben consapevoli delle caratteristiche della figura geometrica coinvolta, quindi è possibile che abbiano optato per questa soluzione dopo una ricognizione dell’ambiente e dei relativi vincoli; erano gli architetti di Amenhotep III e la sua corte era lussuosa oltre ogni immaginazione, frequentata dalle menti più brillanti della sua epoca.[4]


Nel percorrere questo antico tracciato da un tempio all’altro, il passante di oggi potrà ben contemplare la maestosità del Viale fiancheggiato da circa 1200 sfingi con il corpo di leone e testa umana per la parte rettilinea e criocefala nel tratto vicino Karnak. Conoscendo lo svolgimento della Festa Opet potrà immaginare le fastose cerimonie che animarono il Viale per più di mille anni, e magari riuscirà pure ad immedesimarcisi. Danze acrobatiche, canti gioiosi, una chiassosa folla che salutava la processione reale, costumi, candidi abiti leggeri e plissettati, piume di struzzo, barche sacre e tanto altro ancora per tutta la lunghezza del Viale che ospitava non meno di 1350 sfingi tutte circondate da aiuole fiorite munite di serbatoi d’acqua per l’irrigazione.


Dopo la faraonica e hollywoodiana inaugurazione, chissà come si presenterà e che effetto farà calpestare di nuovo la sacra via processionale!?


Una cronaca dettagliata della cerimonia inaugurale è fruibile in questo articolo di Paolo Belloni.
[1] In realtà la numerazione dei piloni non segue l’ordine cronologico in cui furono eretti, ma è una numerazione recente effettuata in base al loro ordine lungo i due assi principali del Recinto di Amon. Quello di Hatshepstu, l’VIII, fu il primo pilone ad essere costruito a Karnak.
[2] Secondo David Furlong, gli azimut di questi templi potevano essere allineati solo alle stelle. Più avanti approfondirò il discorso dell’orientamento astronomico.
[3] Costruito da Herihor utilizzando il materiale del tempio funerario di Amenhotep III. Herihor (…-1081 circa) fu Primo Profeta di Amon durante la XX dinastia, adottò una titolatura reale senza però dichiarare mai decaduto il sovrano ufficiale.
[4] Per la parte astronomica: Amelia Carolina Sparavigna (Department of Applied Science and Technology, Politecnico di Torino). On the orientation of the Avenue of Sphinxes in Luxor. Philica, 2018. hal-01700520
Descrizione del percorso molto chiara ed efficace, sono stato a Luxor tre volte e vorrei tornarci ora con queste ultime novità