Nel complesso dei templi di Karnak esiste anche un piccolo tempio nell’angolo di nord-ovest del lago sacro nascosto alla vista dei visitatori da un promontorio da cui parte la scala di accesso al tempio di cui è rimasta solo la parte sotterranea. Questo tempio è conosciuto come “Edificio di Taharqa del lago sacro” 1.
Una codificazione religiosa al processo di morte e rinascita del dio Amon-Ra si trova all’interno di questo piccolo monumento. Questo edificio, unico nel suo genere, era andato distrutto in epoca romana quando si è aperta la via per il trasporto a Roma dell’obelisco unico. Solo negli anni Venti è iniziato un lungo lavoro di recupero del monumento, un impegno terminato negli anni Settanta che ha consentito una parziale ricostruzione e interpretazione.
Questo tempio, estremamente interessante, non è citato nelle guide turistiche e neppure, stranamente, nel volume di R. Wilkinson che dovrebbe elencare e documentare sinteticamente tutti i templi dell’Antico Egitto2.
L’edificio, che si trova nell’angolo di nord-ovest del lago sacro3, aveva certamente una relazione con le cerimonie che avevano luogo sulla superficie del lago. Una scala dava accesso al lago le cui acque si identificavano con il mitico dio Nun, la personificazione delle acque primordiali prima della creazione.
L’edificio era a due livelli: una statua di Ra4 veniva portata in processione lungo un percorso sotterraneo che la conduceva dall’anticamera B e dal vestibolo C fino alla sala F. In questo percorso Ra è rappresentato come sole calante, ma dopo i riti della sala F il sole rigenerato torna a risorgere e la processione compie il percorso in senso inverso fino a tornare nella corte solare.
Il blocco statuario con lo scarabeo, che rappresenta il nuovo sole del mattino, il dio Khepri, collocato in prossimità dell’edificio, si trovava in origine nel tempio dei milioni di anni di Amenofi III, sulla riva occidentale, ed è stato fatto trasferire qui da Taharqa per rendere ancora più esplicito il significato del suo santuario.
Si entra nel tempio mediante una scala in prossimità del nilometro. Alcuni indizi fanno ipotizzare che il tempio fosse più vasto. La processione con la statua di Ra inizia la sua discesa verso la struttura sotterranea. Le rappresentazioni che fiancheggiano la scala in discesa (parete destra) mostrano immagini delle “Litanie solari”, le forme delle diverse trasformazioni di Ra, che puntano verso il basso.
Le sale A e B mostrano un testo geroglifico che è un grande inno alla Litanie del Sole. La sala C è dedicata alle offerte alimentari al sole calante.
La sala D rappresenta la cappella solare nella Duat, con l’adorazione di Ra nella versione solare-osiriana. A nord è rappresentato il sole calante nella sua barca notturna. Sulla parete di sud-est il sole risale per rinascere.
In fondo alla sala D si apre la porta per entrare nella sala E. Le pareti di questa porta mostrano il testo geroglifico dell’inno declamato dai babbuini adoratori del dio sole. Il testo descrive il passaggio di Ra nella Duat e la successiva rinascita al mattino.
La sala E è dedicata ai riti di Kom Djeme (il tumulo di Djeme) rappresentati sull’architrave della porta.
La parete meridionale di questa camera E mostra 4 divinità elevate su supporti sostenuti dalla Divina Sposa di Amon5 e da un personaggio maschile. Le divinità sono forme geografiche di Amon: il dio Dedun rappresenta la Nubia, il dio Sobek la Libia, il dio Soped l’Asia e il dio Horus l’intero Egitto.
Il sito di Kom Djeme era particolarmente sacro perché esso era considerato il cenotafio degli antenati primevi: qui erano virtualmente sepolti il dio Kematef (“colui che ha fatto il suo tempo” = Amon nella forma ctonia di serpente) e l’Ogdoade, le otto divinità primordiali di Hermopoli (4 serpenti e 4 rane) e Osirit’. Questo sito si trovava all’interno della recinzione del tempio di Medinet Habu e, più esattamente, dove è stato edificato il piccolo tempio di Hatshepsut e Thutmosi III6.
A Kom Djeme si svolgevano riti decadari al cenotafio delle divinità primordiali: ogni 10 giorni una maestosa processione attraversava il Nilo per recarsi a Kom Djeme a compiere i prescritti rituali. Taharqa ha reso possibile che i riti di Kom Djeme si svolgessero nel suo Edificio evitando l’attraversamento del Nilo alla processione.
Sull’architrave della porta della sala E una curiosa rappresentazione è indicata dai testi come la “Caverna del Nun”, vale a dire la sorgente della creazione e della vita. Le immagini principali sono due braccia distese che sollevano dall’acqua del Nun il tumulo primordiale su cui troneggia un falco. Dal cielo scendono sul falco 7 chiavi della vita ankh. Di lato compare anche il feticcio di Anubi. Si tratta di fatto di un rito osiriano per il dio Amon-Ra di Tebe. Questa scena compare anche in un altro tempietto nell’area di Karnak dedicato a Osiri heka djet (Osiri sovrano dell’eternità).
La camera successiva (F) è la cripta, la Duat, l’aldilà. L’architrave della porta ha al centro la rappresentazione di un tumulo con un albero di acacia, simbolo della tomba virtuale di Osiri. Alla sinistra del tumulo la Divina Sposa del dio Amon lancia quattro frecce ai quattro punti cardinali per proteggere i quattro lati del santuario da possibili infiltrazioni del caos, così da consentire che la rinascita del dio possa avere luogo. Alla destra del tumulo Taharqa lancia quattro palle verso i punti cardinali per affermare la sua protezione su Karnak e su tutti i templi dei 4 punti cardinali7.
Nella Duat (sala F) avviene la rigenerazione di Amon.
Il testo di un inno rivolto ad Amon lo indica come il creatore solare. Il testo dichiara che Amon è nato per coadiuvare il re, sua immagine sulla terra, a governare. Quindi Taharqa ha costruito questo monumento per riaffermare la sua regalità grazie alla rinascita di Amon e al suo ciclo di sole calante e di sole nascente.
Sulla parete ovest c’è il testo del “canto del mattino”, un inno per il risveglio del dio dopo la morte virtuale della notte. I partecipanti alla processione recitano il “Canto del Mattino”. Risvegliati, sii in pace. Amon risvegliati in vita e in pace. Ora il ciclo è completo, ora il dio è rinato come creatore attivo e sole del mattino.
Al centro della parete est, la parete di fondo della cripta, il re Taharqa incontra Amon (la scena ora è scomparsa). Le pareti nord e sud riportano le immagini dei dieci ba di Amon: il ba che è nel suo occhio destro (il sole), il ba che è nel suo occhio sinistro (la luna), il soffio e lo spazio, l’acqua, il fuoco, l’umanità (il ka regale), il bestiame grosso e minuto, gli esseri alati, gli esseri che nuotano, le forze della crescita dei vegetali. Ogni ba di Amon anima un settore dell’universo. Nel testo di Taharqa, le figure dei ba sono a piedi scalzi e sono rivolte verso est.
Ora la processione inizia il percorso di ritorno di Amon-Ra per uscire dal sacrario e ritornare alla luce solare della corte.
Sulle pareti opposte alle precedenti sono rappresentati riti di fondazione, Ra sulla barca solare, Taharqa e babbuini in adorazione del sole nascente.
La parete della scala che conduce all’esterno del santuario mostra in uscita le “litanie del sole”, le forme delle trasformazioni di Ra. La corte a cielo aperto consentiva poi di realizzare “l’unione al disco”, cioè di ricevere l’energia solare, fonte di vita.
L’edificio di Taharqa del lago aveva lo scopo di ricevere i riti sostitutivi delle feste decadali relative a Kom Djeme: ogni 10 giorni si svolgevano riti particolari alle divinità del cenotafio di Kom Djeme. L’Edificio di Taharqa del Lago consentiva di svolgere qui quei riti senza dovere attraversare il Nilo per raggiungere Kom Djeme. I riti risvegliavano gli dei primordiali del cenotafio che, ritornati attivi, andavano a ricoprire i loro ruoli nel tempio.
Nell’edificio di Taharqa il rituale mostra la fusione tra Amon-Ra e Osiri, i concetti di morte e resurrezione strettamente associati e dipendenti l’uno dall’altro. In precedenza, il dio Ra e il dio Osiri erano l’uno opposto dell’altro come la vita è opposta alla morte. Con la XXV dinastia i processi di trasformazione che vanno da Osiri a Atum e a Ra-Harakhte sono così disinvolti che l’analisi e l’interpretazione dei riti si rende difficile tanto da sembrare arbitraria. Basti pensare che nell’Edificio di Taharqa sostanzialmente non compare Osiri, salvo il suo tumulo con l’albero di acacia. Ma l’interpretazione dei riti fa scrivere a J. Leclant che di fatto questo tempio è un Osireion8.
L’interpretazione si basa sui riti della sala E, che sono di carattere osiriano e su una strana figura non finita di una mummia su un muro esterno al tempio.
La divinità di elezione dei re kushiti era Amon di Gebel Barkal. Conquistato l’Egitto il loro fervore religioso si trasfuse in Amon di Tebe gratificandolo con grandi colonnati e nuovi edifici e abbellendo quelli esistenti. Alla loro morte i re kushiti venivano sepolti nella loro terra nativa e così si è trovato l’espediente di creare un edificio di carattere funerario nella nuova capitale. Con la morte e la successiva rivitalizzazione di Amom-Ra la regalità, associata a questo processo, si originava e si rinnovava in tutta la sua forza.
In questo edificio Taharqa si qualifica come responsabile nell’assicurare la Maat e il ciclo della rinascita. I testi documentano che, grazie al suo ruolo regale, Taharqa si riteneva orgoglioso dell’ottimo livello delle esondazioni del Nilo. I testi focalizzano anche il ruolo del re nel rinnovare “la prima volta”, il sacro atto della creazione, rinnovando nel contempo la sua regalità divina9. Per questi riti era indispensabile riferirsi al Nun e il lago sacro di Karnak lo rappresentava. Fare in modo che i riti di Kom Djeme si svolgessero nell’Edificio di Taharqa faceva sì che il re si potesse intestare il merito del risveglio degli dei primordiali: Amon Kematef, le quattro divinità dell’Ogdoade e Osiri. Quindi un nuovo inizio.
Non si sa quali e come si praticassero i riti sul lago sacro di Karnak. È presumibile che qui avessero una parte attiva anche le divinità dell’Ogdoade risvegliate dal loro letargo a Kom Djeme. Le quattro coppie divine dell’Ogdoade, formate da serpenti (i maschi) e da rane (le femmine), erano divinità acquatiche; quindi, erano nel loro elemento nelle acque del lago sacro10. Trattandosi di forze primordiali antecedenti la creazione, si può presumere che i riti praticati da queste divinità sul lago si integrassero con quelle svolte all’interno dell’Edificio per rinnovare la “prima volta”, la creazione con il suo ciclo continuo di morte che anticipa la vita, una speculazione religiosa che rivela l’aspirazione di Taharqa di essere associato alle divinità artefici della creazione11.
Gilberto Modonesi
1) Una presentazione di sintesi si trova in Leclant, Reeherches sur les monumenis thebaines de la XXV dynastie dite éthiopienne, IFAO, Le Caire 1965, pagg. 62-72 e pianta dell’edificio tra le pagine 76-77. Un’analisi minuziosa del monumento è pubblicata da Cooney, The édifìce of Taharqa by the Sacred Lake: Ritual Function and the Role of the king, in Joumal of ARCE, vol. XXXVII, 2000, pagg. 15-48. Taharqa è il quarto re della XXV dinastia; il suo periodo di regno va dal 690 al 664 a.C. La divina adoratrice che lo affianca a Tebe è Amenirdis I.
2) R. Wilkinson, I templi dell’antico Egitto, 2007, edizione italiana pubblicata dall’Istituto Poligrafico dello Stato.
3) Quello che un tempo era la corte solare ora è un terrapieno su cui bisogna salire per vedere la scala che scende alla cripta. Per i visitatori questo monumento è di fatto inesistente perché nascosto dal terrapieno.
4) Nell’articolo di Cooney, 2000, (vedi nota 9) è la statua di Ra che viene portata in processione, mentre nel suo articolo Einaudi, 2017, scrive che la statua è di Amon.
5) La divina sposa di Amon è la “divina Adoratrice” in carica in quel momento.
6) Corteggiani, L’Egypte ancienne et ses dieux, Fayard, Paris 2007, pagg. 254-255.5 Traunecker, Gli dei dell’Egitto, Xenia, Milano 1994, pag. 98. Le immagini e i testi dei 10.
7) J. Leclant, 1965, nel suo commento scrive che Taharqa compie un rito per la dominazione del mondo, pag. 76
8) Leclant, 1965, pag. 76.
9) Leclant, 1965, scrive che in questo edificio Taharqa ha creato “i riti per la dominazione del mondo”, pag. 76.
10) L’Ogdoade pure costituendo un’unica entità divina era composta di 4 coppie: Nun e Naunet (l’acqua delle origini), Hehu e Hehet (l’infinito spaziale), Keku e Keket (le tenebre), Amon e Amonet (ciò che è nascosto). Corteggiani, L’Egypte ancienne et ses dieux, 2007, pagg. 388-390.
11) Le varie attività di restauro compiute da Taharqa durante il suo regno confermano questa sua ideologia.