Sembra puntare sempre più in alto il Museo Archeologico di Reggio Calabria che ieri nella sala conferenze ha presentato ad un pubblico di studiosi e curiosi una nuova collaborazione con l’Università Mediterranea di Reggio Calabria dal titolo: “La prototipazione di reperti antichi”.
Ospiti del Direttore Carmelo Malacrino, il Rettore della Mediterranea Pasquale Catanoso, il Direttore del D’ARTE Gianfranco Neri, il Responsabile scientifico del BFL, Corrado Trombetta e il gruppo di lavoro Di.Mo.Ra coordinato da Francesca Fatta, e costituito da Domenico Mediati, Andrea Manti, Manuela Bassetta e Andrea Marraffa che hanno realizzato per il museo una serie di copie di reperti per attutire il vuoto che questi lasciano qualvolta debbano varcare i confini per mostre o prestiti. La richiesta di creare delle copie è nata a Marzo e a rispondere alla richiesta del Direttore del MArRC e della Dott.ssa Bonomi è stata la Sezione Di.Mo.Ra. del Buildin Future Lab attrezzata per il rilevamento, la fotomodellazione e la prototipazione di manufatti architettonici e beni culturali, con strumentazioni tecnologiche all’avanguardia che costituiscono uno dei centri d’eccellenza a livello europeo.
Tra le prime copie realizzate l’acrolito di Cirò, che è formato da un insieme di più reperti: testa, mani e piedi in marmo che venivano montati su un manichino in legno che era coperto da vestiti; l’Apollo Aleo, rinvenuto sepolto nella parte del tempio dell’area archeologica di Punta Alice e l’unico del sud Italia così completo, ed infine un altro reperto, l’alter, utilizzato per il salto in lungo e spedito (l’originale) a Rio a rappresentare il museo in una mostra organizzata per le prossime Olimpiadi.
Come sottolinea Malacrino, il museo manda in giro dei propri pezzi che comunque lasciano un vuoto in vetrina. Per colmare questo vuoto fisico si è pensato di creare delle copie, segnalando al visitatore che non si tratta dell’originale, ma permettendo allo stesso comunque di potersi fare un’idea del reperto e delle sue caratteristiche. Le copie, repliche, non potranno mai sostituire il pezzo originale, che resta unico e inimitabile per la storia che racconta, ma questa iniziativa permette anche di allestire mostre tattili per ipovedenti e non vedenti permettendo la visita al museo ad una fetta di pubblico sempre più ampia. (N.B. da poco il MArRC ha lanciato delle piattaforme LIS per ipoudenti). La parte più tecnica del lavoro, oltre che all’abilità della sezione Di.Mo.Ra, è affidata a scanner tridimensionali a raggio laser che permettono una prima acquisizione dell’oggetto al pc e poi una concretizzazione materiale di questo con una stampa su resina o alto materiale. La Prof. Fatta, responsabile del progetto tecnico, rivela che il team si è sentito come un artigiano che dall’archetipo crea infinite copie, non fini a se stesse, ma funzionali e calate in uno specifico ambito, in questo caso quello dei beni culturali, essendo questa tecnica utilizzata anche in altri campi, non da ultimo quello Biomedico per la creazione di protesi ecc.
Comunicazione e tecnologie all’avanguardia quindi; così ancora una volta il MArRC attira pubblico e consensi.
Immagini: Maria Mento ph